domenica 11 novembre 2007

Apelle figlio di Apollo

«Struttura abbandonata da anni. Basta un soffio di vento a portare le polveri» Pericolo amianto a Torano La denuncia di Corbelli su alcuni capannoni TORANO CASTELLO L'amianto continua a far paura. Cresce ormai a dismisura la preoccupazione dei cittadini che temono per la loro salute minacciata seriamente dalle migliaia di metri quadri di lastre in eternit che costituiscono i tetti di grossi capannoni industriali ormai fatiscenti ed abbandonati della Valle del Crati. Se nella vicina Luzzi la bonifica ed il risanamento ambientale dell'area dell'ex fornace “Dima” sono stati avviati grazie all'attenzione dell'esecutivo municipale dell'ex sindaco D'Angelo, la situazione è ormai allarmante anche a Torano Castello. A denunciare ciò che definisce “un'emergenza ambientale e sanitaria, una vera e propria minaccia alla salute dei toranesi e dei molti cittadini dei paesi della Media Valle del Crati”, è il coordinatore del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. Si tratta di un'ex azienda agricola per l'allevamento di polli realizzata più di 35 anni fa ed ormai chiusa ed abbandonata da oltre 14 anni. Tredici grandi capannoni, un'abitazione e un ex macello per un totale di oltre dodici mila metri quadri tutti ricoperti del pericoloso eternit le cui fibre che si disperdono nell'aria - è risaputo – sono ritenute altamente cancerogene. A tal proposito il leader di Diritti Civili chiede l'intervento urgente del Ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraio Scanio, affinché si provveda all'immediata bonifica della vasta zona “minacciata dai veleni dell'amianto killer”. Corbelli invita, inoltre, l'assessore regionale all'Ambiente, Diego Tommasi, ad effettuare un sopralluogo sul posto per rendersi conto di persona dell'estrema gravità della situazione.“E' un'autentica bomba ecologica. Una situazione esplosiva e drammatica che – pone l'accento - deve essere immediatamente. Affrontata e risolta”. La vecchia azienda agricola interamente ricoperta di eternit è ubicata in gran parte in località Serramezzano. Quattro capannoni, infatti, si trovano in località Cozzo La Torre (la nota area di notevole interesse archeologico soprastante lo Scalo), a poche centinaia di metri dal fiume Crati. A Serramezzano la dimessa attività imprenditoriale sorge su una collina di fronte la popolosa frazione di Sartano che si affaccia sulla Media Valle del Crati. A poche centinaia di metri in linea d'area dal centro abitato. “L'ex azienda e Sartano - spiega Corbelli - sono sulla stessa linea orizzontale, divisi solo da un burrone. Basta un soffio di vento e i veleni di dodici mq d'eternit e amianto si riversano nel centro abitato di Sartano, di Torano e nella Media Valle del Crati, con tutto quel che di gravissimo e drammatico questo comporta. Sono circa 14 anni che quest'azienda ha chiuso e quei capannoni sono rimasti lì, abbandonati e oggetto di un provvedimento di pignoramento. Quei tetti in eternit - prosegue il leader di Diritti Civili - sono una minaccia mortale. L'amianto killer allarma e fa giustamente paura alle popolazioni locali”. Corbelli sottolinea un dato che inizia a preoccupare le gente. “E' quello, purtroppo, del numero di decessi per cancro che si sta registrando nella popolosa frazione sartanese. Non ci sono ancora studi precisi al riguardo – aggiunge ancora - che possono dimostrare il collegamento diretto di questi decessi per malattie tumorali con l'amianto killer dell'azienda agricola di Serramezzano. Ma è pressoché certo che i veleni che sprigionano quei capannoni sono una minaccia alla salute delle persone. Non si può più aspettare – sostiene con fermezza il consigliere provinciale - che altra gente continui ad ammalarsi e a morire in silenzio. Vista l'acclarata pericolosità per la salute dell'amianto è assolutamente urgente intervenire e bonificare i capannoni e mettere in sicurezza l'intera area. La salute dei cittadini di Sartano, di Torano e degli altri centri interessati della Media Valle del Crati – conclude Franco Corbelli - deve essere salvaguardata. Per questo chiedo l'intervento del Ministro dell'Ambiente ed all'assessore regionale, Tommasi, di fare un immediato sopralluogo sul posto”. Roberto Galasso Articolo pubblicato su: Il Quotidiano della Calabria di martedì 07-10-07

L’articolo sopra riportato ha qualcosa di strano, a dire ne ha piu di una, comincio con elencarne alcune. -Lo stesso articolo, uguale non simile, è stato pubblicato sul quotidiano CalabriaOra a firma Gildo Antonny Urlandini -Non viene mai menzionata l’azienda, tanto meno i proprietari di nome e di fatto. -Più che una intervista al politico locale sembra un ordine del giorno, i giornalisti si limitano a riportare e basta. Allora vediamo di guardarci dentro con la sola intenzione di fare un di chiarezza, sul perché e per come certe notizie vengono riportate e quale scopo si prefiggono. L’’azienda in questione è stata costituita dalla famiglia Mayerà, con finanziamenti pubblici a fondo perduto; come tutte le aziende costituite con soldi pubblici e non propri è andata in dissesto, fino ad arrivare al pignoramento da parte dei creditori,non solo delle aziende in questione ma anche dei terreni edificabili siti in Sartano, terreni che hanno fatto la fortuna della famiglia e fagocitato le rimesse di molti emigranti per realizzare il sogno di una casa. I suddetti terreni pur gravati da ipoteche sono stati comunque venduti, e Dio non voglia che la/le aziende di famiglia non arrivino al fallimento perché sarebbero cavoli amari per tutti coloro che hanno comprato in buona fede. Veniamo allo stato delle cose e cioè i capannoni situati a Torano Scalo e a Sartano in località Serramezzana; non so dirvi se negli anni in cui sono stati costruiti l’’uso dell’eternit era ancora consentito o meno, sta di fatto che le coperture di questi capannoni sono state eseguite con questo materiale, contenente fibra d’amianto, da anni ormai fuori legge. Attualmente detti capannoni pare certo, dico pare perché non ho certezza materiale, siano pignorati o ipotecati da una banca, a fronte dei debiti da parte della/e aziende della famiglia Mayerà. Allo stato attuale non so dirvi chi e con quali soldi dovrebbe intervenire per bonificare i siti. Certo è che senza un accertamento della pericolosità da parte degli enti predisposti non si può intervenire. La domanda delle domande è però un’altra, quei capannoni e quei terreni hanno un valore commerciale, allo stato attuale sicuramente deprezzato, perché nessun acquirente attento li comprerebbe dovendosi sobbarcare i gravosi costi della bonifica dell’eternit; allora allo stato attuale o i proprietari o la banca dovrebbero sostenere i costi della bonifica, ma bonificare perché e per che cosa? Per il grido nella foresta lanciato dall’anima candida del politico locale? Per l’alto senso della salute pubblica insita nelle banche e nei proprietari terrieri. Francamente nessuna di queste ipotesi sta in piedi. Penso che il grido sia lanciato più in alto possibile per fare in modo che diventi un caso, una emergenza di salute pubblica e che in assenza di una proprietà certa ed in grado di intervenire sia ancora il “pubblico” a dover sanare la situazione. E no mio caro candido, ingenuo bel paladino: di denaro pubblico in quell’eternit, nei terreni, nel palazzo ne è stato buttato a valanga. Veda di fare in modo che non sia ancora il denaro pubblico, e cioè Noi a dover pagare i debiti e le malefatte di Lor Signori: abbiamo gia dato.