martedì 25 settembre 2007

L’importante è partecipare..............

....................................se poi si vince è ancora meglio. L’iter immaginato per la costituzione del Partito Democratico, per quelli che ci credono, non da oggi, che hanno lavorato dietro le quinte nelle varie Associazioni o dentro i partiti non era certo quello al quale stiamo assistendo.In tutte le regioni, dove più dove meno, abbiamo assistito all’arrembaggio delle candidature per i segretari regionali, della presentazione delle liste e dei candidati per l’assemblea costituente regionale o nazionale. Peggio di cosi non si poteva fare. Gli addetti ai lavori, sia pure a denti stretti, hanno accettato con qualche conato di vomito, le regole e i tempi, ma ripeto non e cosi che doveva andare, purtroppo le prospettive politiche a breve e medio termine non lasciavano spazi e tempi per un processo più partecipato, con primarie degne di questo di nome, dove anche il singolo candidato avrebbe avuto tempi e modi per esporre la propria idea del nascente Partito Democratico. In Calabria è successo quello che tutti sapevamo ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di dire. La candidatura unica alla segreteria regionale nella persona di Minniti, a cui va la massima stima da parte di tutti, non poteva e non può rappresentare l’unitarietà delle correnti e correntine di DS e DL, a dimostrazione di quanto qui vado scrivendo, basta contare il numero delle liste presentate in appoggio di un’unica candidatura. Ma lo scempio più immane è l’assenza di qualsivoglia presenza di giovani e di volti nuovi, in posti eleggibili, i cosi detti big ma giusto sarebbe chiamarli “la casta” hanno occupato tutti i primi posti moltiplicando le liste in un numero spropositato. Questa la situazione generale. Vi state chiedendo se questo processo passaggio quasi storico interessa Sartano? SI. Interessa Sartano, nella misura in cui qualcuno ha deciso di interessarsene, di esserci, di aver lavorato, creato occasioni per esserci. Mi sarei aspettato molto di piu se………………………………….Se le segreterie di DS e DL in questi mesi si fossero incontrati, parlati, organizzati su che fare e come fare perché qualcuno venisse inserito in posizioni eleggibili. Ognuno per la sua strada. Spero che il 14 ottobre i responsabili delle rispettive segreterie volenti o nolenti si ritrovino per prendere atto che qualcosa è successo, che di questo bisognerà tener conto e col quale bisognerà fare i conti, non può esserci più spazio per personalismi o prime donne. Diversamente consegnino le chiavi delle segreterie al nuovo, e continuino a comportarsi pure come se non fosse successo nulla andando per la propria strada, tanto non si incroceranno mai. Per la cronaca, ad oggi 3 Sartanesi partecipano alla fase elettorale per il PD. In Calabria, per il nazionale, nel Collegio 2 Castrovillari- Lista: Democratici per Enrico Letta: al 3° posto Rosetta Argento, al 4° Lucio Franco Raimondo. In Lombardia, per il nazionale, nel Collegio Como 8-Lista : Con Rosy Bindi Democratici, Davvero: al 2° posto Tonino Chiodo

venerdì 21 settembre 2007

“strasci & paddhri”

Dal “Corriere Canadese” Il puntista Franco Cervo campione dell’individuale Il giocatore del Rainbow Creek vince Pallino d’Oro Di Nicola Sparano TORONTO - Le sorprese nello sport sono all’ordine del giorno. Spesso, infatti, vince “l’underdog”, il meno favorito di tutti. È accaduto a Montréal dove il Pallino d’Oro, titolo nazionale dell’individuale, è andato a Franco Cervo, un “giocatore non completo” come lui stesso si definisce. Franco Cervo, 63 anni, nato in provincia di Cosenza «Sartano, un paese che sulla cartina non c’è», ex banchiere, è infatti un “puntista”. La sua specialiatà è quella di piazzare la boccia a contatto strettissimo con il pallino e al resto ci pensino gli altri «Bocciare di raffa me la cavo - dice Cervo, ma al volo sono proprio negato, ecco perché non mi considero un giocatore completo. Chi non boccia solo molto molto raramente vince tornei di individuale. Ma quando le cose vanno bene ci scappa anche il mezzo miracolo come ho fatto nella finalissima “inchiodando” una boccia che avevo dovuto tirare a volo». «Non voleva venire a Montréal - spiega il suo compagno di club (il Rainboiw Bocciofila), Joe Sicoli, ma l’ho convinto ed ora mi deve ringraziare». «Non soltanto a lui - dice modestamente Cervo - ma anche agli altri amici del nostro club che mi hanno spianato la strada, eliminando alcuni dei concorrenti più temibili». Nella sua imprevista corsa verso la conquista del pallino d’Oro, Cervo ha avuto una sola battuta di arresto, perdendo (12-7) nella fase iniziale contro uno dei favoriti, Americo Morrone, poi a sua volta eliminato da Adriano Stillo nella fase ad eliminazione diretta, quando le parti andavano a 15 e chi perdeva era fuori gioco.«Questo è grasso che cola, mi sono detto, quando sono cominciate le parti alla dentro o fuori. Ho giocato con calma e con giudizio, tutto mi riusciva facile, anche le rare bocciate. Così mi è capitato di battere i di due compagni di club, Mike Ianero (15-8) e Adriano stillo (15-9), poi mi sono trovato di fronte uno dei “big” di casa, Vittorio Guerrieri. Ma anche lui si è dovuto arrendere, l’ho battuto 15-13». «Frank è stato formidabile - afferma Joe Sicoli -, la sua vittoria è la ciliegina sulla torta della nostra pattuglia del Rainbow Creek. Eravamo in cinque - io, lui, Rocco Zappone, Stilli e Ianiero - e ci siamo tutti piazzati entro i primi dieci». http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=66482
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Bisogna quantomeno aver superato la cinquantina per capire a prima lettura di che si tratta, parlando del gioco delle “strasci” . Il gioco,antenato del gioco delle bocce, veniva giocato dai ragazzini, ma anche dalle ragazzine, il campo di gioco era la strada, allora senza selciato o asfalto, terra rossa battuta dal calpestio degli asini, dei buoi, a dai piedi scalzi degli umani, chiaramente il gioco era prettamente estivo, d’inverno difficilmente le strascie avrebbero potuto scivolare sulla terra a causa del fango. Sassi di fiume scheggiati, ciottoli di coppi rotti o pezzi di mattone consumati dall’aria e dal tempo, questi erano gli attrezzi del gioco le regole uguali al gioco delle bocce.Molto tempo dopo, come tutto del resto, arrivarono anche le bocce fatte di legno, il gioco non si svolgeva più per strada ma negli orti di ulivi posti alle periferie del paese. C’èra l’orto di San Domenico. San Francesco di Paola, San Nicola; erano cosi denominati perché possedimenti ecclesiastici,col passare degli anni venduti ai privati. Il gioco delle bocce era ad appannaggio, quasi totalmente, dei cacciatori, la vista allenata a mirare col fucile li facilitava nei tiri da lontano. Non c’èra regola di distanza nel tirare il boccino, chi aveva in squadra i migliori bocciatori cercava di tirare il boccino piu lungo possibile. Il terreno del campo da gioco era al naturale, quindi avvallamenti, buche, sassi, sterpi, piante, costituivano gli ostacoli naturali con i quali i giocatori puntisti dovevano fare i conti. Molto tempo dopo, all’inizio di qualche barlume di modernità l’amministrazione comunale, fece costruire un campo bocce cosi come internazionalmente conosciuto, durò qualche anno, è ancora li abbandonato, pieno di sterpi, irriconoscibile. Ne è passata di acqua sotto i ponti, chissà se al nostro campione Sartanese, nell’andare a punto, in una bocciata magistrale, nel ricevere il meritato trofeo non gli sia tornato alla mente una vecchia boccia di legno, ‘na strascia, o………………………,un ricordo di Sartano.

mercoledì 19 settembre 2007

Pane al pane

Con vero piacere segnalo questo articolo tratto dal sito www.oresteparise.it ; una lucida e puntuale analisi della situazione gattopardesca creatasi in Calabria in vista delle primarie del 14 ottobre. Grazie. Sui quotidiani Calabresi troverete molto fumo, sequele di articoli che dicono tutto e l'esatto contrario, attenti come sono a non pestare i piedi a nessuno.
Ripartiamo da Marco di Oreste Parise (Mezzoeuro Anno VI num. 36 del 8/9/2007) clicca qui per leggere l'articolo:

domenica 16 settembre 2007

Il Re è nudo,,,,,,,,,,, la corte è in mutande

Tratto da CalabriaOra del 16-09-07 A giudizio il sindaco di Torano Indagato insieme con un funzionario comunale. Udienza il 12 novembre Rifiuti, disagi e guai giudiziari. Per l’amministrazione comunale di Torano Castello la questione della gestione della raccolta dei rifiuti è diventata una vicenda giudiziaria. Nel mirino della procura della Repubblica sono finiti il primo cittadino, Antonio Iannace e Cinzia Carmela Garofalo, responsabile dell’Ufficio tecnico. I due, difesi dagli avvocati Nicola Carratelli e Ada Lisa Florio, sono stati rinviati a giudizio. L’udienza preliminare contro di loro è stata fissata per il 12 novembre prossimo davanti al Gup. La vicenda giudiziaria nella quale sono rimasti coinvolti il sindaco Iannace e la responsabile dell’ufficio tecnico, Garofalo, inizia nel 2006. Tutto nasce in seguito al mancato rinnovo del contratto di gestione per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani alla società “Servizi Ambiente srl”. Per il mancato rinnovo contrattuale la società decide di usare le maniere forti e passare al contrattacco. La prima mossa, messa in atto da Mario Orlando Perrotta, legale rappresentante della società, è quella di chiedere il pagamento delle somme vantate per l’espletamento del servizio svolto. A questa prima mossa tattica dei rappresentanti legali della Servizi Ambiente srl l’amministrazione comunale non batte ciglio. Lo stato di presunta indifferenza del primo cittadino è solo tattico. Il sindaco, infatti, con l’ausilio della responsabile dell’ufficio tecnico mettono in atto la loro contromossa. L’amministrazione comunale, infatti, stipula per l’espletamento della gestione e della raccolta dei rifiuti solidi urbani un contratto con la Vallecrati. Ascatenare il putiferio sono, però, i costi. Facendo un rapido calcolo qualcuno riesce a scoprire che il servizio costa 25mila euro in più rispetto alla gestione precedente. Spese aggiuntive che fanno traballare non solo le casse comunali ma rischiano di “alleggerire” anche quelle di tutta la cittadinanza. Impossibile accettare tutto questo. Le forze d’opposizione prendono la palla al balzo e chiedono risposte al sindaco, la cittadinanza vuole sapere la verità, i rappresentanti della società Servizi Ambiente srl bussano, con insistenza, a soldi. L’amministrazione comunale, però, sceglie la strada del silenzio e dell’indifferenza. La studiata strategia del duo Iannace-Garofalo si rivela più dannosa di un colpo di boomerang. Partono le denunce, scattano le querele e fioccano le richieste di risarcimento danni. A Torano regna il caos più totale. Le accuse al sindaco si moltiplicano. Il caso, inevitabilmente, finisce sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. Come in ogni giallo che si rispetti non manca il colpo di scena. Oltre alla richiesta di risarcimento danni presentata dalla “Servizi Ambiente srl”, c’è anche la decisione del comune di Torano di costituirsi parte civile. Un colpo di scena che mette, ulteriormente, suspence sulla vicenda. Una dettagliata informativa su tutto il materiale raccolto e sulle denunce viene trasmessa al sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Cestone, titolare dell’inchiesta. Il pm decide di indagare il sindaco e la responsabile dell’Ufficio Tecnico. Cosa succederà? Lo sapremo il 12 novembre. Gli avvocati promettono battaglia e affilano le armi per la prima udienza davanti al Gup..

sabato 15 settembre 2007

Adesso BASTA

articolo tratto da:CalabriaOra
torano castello Comizio senza “piazza”per Forza Nuova E i militanti si ribellano. Il sindaco:«Non ho dato l’autorizzazione per motivi di ordine pubblico» Il sindaco di Torano Castello, Antonio Iannace, nega la piazza al segretario del circolo locale di Forza Nuova, motivando il diniego «per motivi di ordine pubblico». Al diniego della piazza formulato dal sindaco di Torano Castello, è seguita una nota della segreteria nazionale di Forza Nuova nella quale si legge: «Con il suo infelice rifiuto di concedere la piazza al nostro segretario locale, lei ha calpestato i diritti di ogni cittadino. Il motivo di ordine pubblico, come si legge nella vostra missiva, spetta al Prefetto deciderlo e non a lei, ne tantomeno alla sua «miope amministrazione», sono bastati due compagni di Rifondazione Comunista, probabilmente suoi amici, un gruppo di «così detti no-global» per zittirla e metterla a tacere. La segreteria nazionale e provinciale di Forza Nuova, e i rispettivi segretari Roberto Fiore e Giovanni Martino, la diffidiamo a trovare una soluzione, altrimenti la denunceremo per abuso d’ufficio e faremo il comizio ugualmente, con tanti militanti di Forza Nuova ». «I fatti successi il 24-25-26 agosto , continua la nota, non ci toccano, sono testimoni tutti i cittadini di Sartano,e soprattutto le forze dell’ordine. Un sindaco deve essere di tutti non solo di una parte politica e guarda caso della sola sinistra, Forza Nuova è stanca di questi soprusi sia essa un’amministrazione comunista che di destra sbiadita. Per quando ci riguarda non fanno differenze».
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Egregio Sig. Sindaco,
credo che i cittadini democratici tutti, compresi quelli che hanno permesso la sua elezione, ne abbiano piene le tasche di questa storia, cominciata male per sua gravissima colpa in primis, e del suo vice, artefice del tutto, e della sua marionetta di segretario politico. L'aver negato la possibilità di tenere un comizio pubblico, per di più a seguito di quanto successo, credo sia stato il minimo che potesse fare, se poi legalmente ineccepibile giudicherà chi ha i poteri per farlo. Detto questo, deve sciogliere le contraddizioni col suo vice, lo sa lei come lo sanno tutti ormai che a tirare le fila non è certo il segretario politico, il tutto per fini meramente localistici e personalistici. Allora tiri fuori gli attributi, gli ritiri la delega o si dimetta; da cittadino democratico sono stufo, nauseato di essere rappresentato da chi la parola Democrazia non sa dove sta di casa. Faccia chiarezza per il rispetto che deve alla carica che ricopre e degli elettori. Ma si sbrighi, prima che da una pustola ne derivi una cancrena.

La versione dei fatti.

Dal Giornale: CalabriaOra
Reggio Calabria «Quel detenuto è stato curato a dovere» La replica dell’amministrazione penitenziaria alla denuncia di Franco Corbelli Le affermazioni del leader dei Diritti Civili Franco Corbelli sul caso del giovane detenuto Andrea B., 25 anni, disabile e in attesa da sette mesi di essere sottoposto a un esame di risonanza magnetica nel carcere di Reggio Calabria, sono «del tutto prive di fondamento». Lo precisa in una nota, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) che dopo aver compiuto accertamenti sulla vicenda spiega come «in considerazione del quadro clinico esistente, peraltro ritenuto compatibile con la carcerazione», lo scorso 29 luglio il detenuto è stato assegnato alla casa circondariale di Reggio Calabria perché è un istituto dotato di assistenza medica H 24, di assistenza fisiokinesiterapeutica e con ridotte barriere architettoniche. «Il detenuto Andrea B. è stato immediatamente oggetto di adeguata attenzione sanitaria ed è stato sottoposto a terapia riabilitativa - continua la nota - e nei suoi riguardi, allo stato, risultano già effettuate visite specialistiche e sono stati proposti ulteriori accertamenti diagnostici e strumentali. Poiché il detenuto è costretto su una sedia a rotelle, viene costantemente supportato da un piantone». Inoltre il Dap precisa che «a causa del perdurante fermo delle apparecchiature e per precise e documentate evenienze cliniche la risonanza magnetica è stata ritenuta ineseguibile », ma in alternativa il detenuto Andrea B. è stato sottoposto a una Tac. Rodolfo De Dominicis

venerdì 14 settembre 2007

Il miracolo del silenzio


Detenuto paraplegico in Carcere Reggio Calabria, interviene il Capo dello Stato.
Venerdì 14 Settembre
Tratto da TeleReggio

Parola di Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l’appello recapitatogli nei giorni scorsi dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, è intervenuto per aiutare e far rispettare i diritti del giovane detenuto 25enne della provincia di Foggia, in attesa del processo e del primo grado di giudizio, disabile al 100% e costretto sulla sedia a rotelle, da tempo paralizzato nel lettino di una cella del carcere di Reggio Calabria. Il giovane chiede di “essere curato per eliminare i forti dolori che l’affliggono, considerando che da 7 mesi aspetta di essere sottoposto ad un esame di risonanza magnetica”. Corbelli ha ricevuto una lettera della Presidenza della Repubblica. Nella missiva si informa il coordinatore di Diritti Civili dell’intervento del Quirinale presso il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Corbelli , che ininterrottamente da oltre due settimane combatte da solo per aiutare questo giovane detenuto paraplegico, ringrazia quindi il capo dello Stato e i suoi collaboratori per aver ancora una volta raccolto l’appello umanitario e di giustizia del Movimento Diritti Civili ed essere immediatamente intervenuto. “Siamo grati al presidente Napolitano – fa sapere Corbelli -, adesso ci sentiamo meno soli nelle nostre difficili, importanti e solitarie battaglie civili, libertarie e umanitarie a favore di tanta povera gente. Le condizioni del ragazzo disabile sono infatti assolutamente incompatibili con il regime carcerario, come denunciato dal medico che lo ha visitato in prigione e così come sostiene il legale dello stesso giovane paraplegico. Questa vergogna deve essere subito cancellata. E’ una vicenda indegna di un Paese civile e di uno Stato di diritto”. Dura e secca, invece, la risposta di Corbelli al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria: “La replica del Dap, arrivata solo dopo l’intervento del presidente Giorgio Napolitano, è del tutto priva di fondamento visto che conferma appieno, così come denunciato da Diritti Civili, che quel ragazzo aspetta di essere sottoposto ad una risonanza magnetica. Eppure viene giudicato compatibile con il carcere.

Alberto Cafarelli

Lettera, quasi, aperta.

A Francesco Saverio Corbelli,
Ci sono diversi modi per aiutare il prossimo che ognuno sente a se più prossimo, Lei hai scelto di aiutare il prossimo più lontano, quello a cui, forse, nessuno mai si interesserebbe. Questo è il suo modo di intendere, di agire per dare soluzioni ai problemi dei più bisognosi, e di questo credo nessuno potrà mai non dargliene atto. C’è però un però, altrimenti non sarei qui a scrivere questa “lettera quasi aperta”, dico quasi aperta perché non so se e quando riuscirà a leggerla; questo però, che cercherò di motivare è il metodo che usa per dare soluzione ai problemi di volta in volta segnalati e risolti. Qualcuno potrà obiettare che il fine giustifica i mezzi, ma trattandosi di disgrazie altrui credo che un po di riservatezza non guasterebbe. Ogni qualvolta annuncia un caso o la sua risoluzione rimarca a piene mani il fatto di essere “solo” in queste sue denunce e battaglie per la giustizia. L’essere sbattuto in prima pagina sempre e comunque, anche se questo aiuta, non mi sembra un metodo cristianamente e civilmente caritatevole, non penso proprio che questi poveretti ne siano contenti: accettano, sopportano perché non hanno altro a cui appigliarsi. Una domanda mi viene spontanea, ma perché è o si sente cosi solo, è un suo bisogno gridare agli altri di esserlo? Perchè, non prova ad essere più vicino al prossimo che le stà fisicamente più vicino? Si sente forse straniero nel suo paese, o è un estraneo per il suo paese?
Nemo propheta in patria (sua)? Vero anche questo!
Non credo di aver consigli da darle, ne tanto meno gliene voglio dare, ma la discrezione, l’umiltà, il silenzio, a volte anche l’anonimato fanno tutt’uno con carità cristiana, impegno civile, amor per il prossimo.
Cordialmente

mercoledì 12 settembre 2007

" I mashkari"

Tratto da Calabria Ora, 12 settembre 2007 Festa di fine estate Gualtieri incanta Sartano (clik) Si è svolta sabato e domenica scorsi a Sartano, frazione di Torano Castello, la prima Festa popolare promossa dall’associazione culturale “Il Carro”. Ospite musicale il popolare cantante calabrese Mario Gualtieri, accompagnato dal gruppo di Pino Splendore. In via San Nicola è stato allestito il palco. Erano molti anni che non si svolgeva più una festa in via San Nicola, teatro per decenni invece della festa di San Francesco di Paola. Un pubblico numeroso, proveniente da tutto il comune e da molti paesi limitrofi, ha applaudito il bravo cantante cosentino. Gualtieri che ha riproposto tutte le sue famose canzoni. Sabato prima dell’inizio della festa musicale a nome dell’Associazione “Il Carro” il prof. Mario Serrago è salito sul palco accompagnato dagli altri soci dell’Associazione e ha rivolto un breve messaggio al pubblico presente spiegando le finalità de Il Carro, il suo impegno apartitico, al di fuori dei partiti , il suo obiettivo di rinnovamento della classe dirigente e politica comunale, l’impegno a favore di tutte le categorie, dagli anziani ai giovani, il supporto dato a tanti giovani che sono stato aiutati, consigliati e guidati per la presentazione delle domande nel mondo della scuola. L’Associazione “Il Carro” vuole essere una alternativa politico, culturale e sociale alla partitocrazia, alla degenerazione e all’affarismo dei partiti tradizionali che pensano solo ai loro interessi e ignorano le attese e i problemi della gente. Si può dire che nel piccolo Il Carro a Sartano e Torano ha anticipato la protesta di Beppe Grillo contro i partiti e si propone come la vera novità, l’alternativa e il riferimento dei cittadini per le prossime elezioni comunali del giugno 2009. g. a. u. ********************************************************************************** Lauretta mia, Lauretta cara………………………………etc,etc. Avevo già avuto notizie circa la rimessa in attività del “Carro”. Solitamente il carro veniva aggiogato ai buoi nei periodi di maggior bisogno, in estate per trasportare il raccolto dalla campagna al paese, in autunno per trasportare letame e semi dal paese alla campagna; durante l’inverno e la primavera a causa delle piogge gli stretti viottoli si rendevano impraticabili a causa del fango. Ma non è di carri agricoli che vi voglio parlare, ma del “Carro” senza buoi e senza massaro che cerca di trasportare anime e coscienze verso un destino a noi ignoto ma a loro sicuramente chiaro e definito. Forse un massaro-guida c’è, se è cosi non resta che aspettare che si appalesi, magari diciamo fra 20/21 mesi tanti quanti sono quelli che ci separano dalle prossime elezioni. Abbiamo tempo, ne abbiamo avuto sempre tanto di tempo per far niente, per aspettare, per criticare, che sarà mai aspettare ancora un po’. Intanto mi viene in mente il periodo quando da ragazzi, appena passata l’Epifania, già pensavamo al Carnevale in arrivo; con compagnie che si facevano e disfacevano di anno in anno si cominciava a fantasticare sulla comparsata da rappresentare per quell’anno. Si finiva, a causa di cose da ragazzi, per rappresentare sempre le stesse cose, sostituendo dopo aspre discussioni e qualche scazzottata che dovesse portare “ ‘u spitu”. Cosi Carnevale arrivava, se ne andava in attesa del prossimo e di chi avrebbe portato “’u spitu”. L’ a’’cittati ‘a mashkarata? Cosi ci rivolgeva ai padroni di casa dopo aver bussato. Aspettate, qualcuno busserà alla vostra porta, ma 'un'è "Zu carnalivaru".

Sondaggio per il PartitoDemocratico

I sondaggi infuriano su tutti i blog, generalmente sono posti su tematiche di interesse pubblico di rilievo. Anche in quest'angolo di mondo ho voluto inserire un sondaggio sul tema del momento: le primarie del 14 ottobre per la elezione del segretario nazionale, dei segretari regionali, e dei costituenti all'Assemblea nazionali e per quelle regionali. Le votazioni sono aperte fino al 10 ottobre.

martedì 11 settembre 2007

Se non ci fosse................ma c'è

Detenuto disabile carcere Reggio Calabria, la "provocazione" di Corbelli per smuovere le acque.
Martedì 11 Settembre "Un premio in denaro. Una sorta di 'taglia'. Un assegno di mille euro (due milioni delle vecchie lire) a qualsiasi parlamentare che si recherà a far visita nel carcere di Reggio Calabria al giovane detenuto, Andrea B. , 25 anni, della provincia di Foggia, disabile al cento per cento e costretto su una sedia a rotelle". E' questa la proposta provocatoria che il leader di 'Diritti civili', Franco Corbelli, lancia, in un comunicato, per richiamare l'attenzione sul detenuto "da quattro mesi paralizzato nel lettino di una cella della casa circondariale reggina, che chiede di essere curato per non continuare a soffrire e che da sette mesi aspetta di essere sottoposto ad un esame di risonanza magnetica". "Da due settimane - è scritto nella nota - Corbelli denuncia, nel silenzio e nell'indifferenza delle Istituzioni, dei politici e della società civile, questo caso di ingiustizia e disumanità e si batte per la scarcerazione e il ricovero in una struttura sanitaria adeguata di questo ragazzo disabile". "Il leader di 'Diritti Civili' - prosegue il comunicato - ha recapitato, nei giorni scorsi, un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al papa Benedetto XVI (dopo l'intervento dello stesso Pontefice sui diritti di detenuti); ha manifestato, giovedì 30 agosto, davanti al carcere di Reggio e subito dopo ha incontrato la direttrice(facente funzione) della casa circondariale reggina". "Mentre dalla Puglia - afferma Corbelli - continuano le prese di posizione a sostegno della battaglia di 'Diritti Civili' a favore di questo ragazzo disabile (sono già intervenuti il Comune e la Provincia di Foggia, la segreteria provinciale foggiana dell'Udeur e il deputato pugliese dell'Ulivo Michele Bordo) in Calabria nessuno, sino ad oggi, ha speso una sola parola a favore di questo giovane paraplegico". "Da qui la protesta odierna. - dichiara il leader di 'Diritti Civili' - La 'taglia', il premio in denaro (l'assegno di mille euro) al parlamentare (calabrese e non) che andrà a far visita in carcere a Reggio al disabile Foggiano. La somma vuole essere un rimborso spese per quel deputato o senatore che dovrà raggiungere Reggio, magari da una città lontana". "Corbelli - conclude il comunicato - non risparmia nessuno in Calabria, centrodestra e centrosinistra, assenti e latitanti su questo drammatico caso umano e giudiziario, ipergarantisti con se stessi e con i loro amici e colleghi indagati, silenti sul dramma di questo ragazzo disabile. Se ne infischiano dei diritti (calpestati!) della povera gente, lottano solo per restare aggrappati al potere e alle poltrone, mentre la Calabria affossa, sprofonda letteralmente". (ANSA)

Quella sagra Blindata


Film documento sui fatti avvenuti a Sartano in agosto.

Il filmato e disponibile da una collaborazione con Arcoiris Tv


Fai clik su uno dei link per visualizzare con RP-WMP

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=8262&ext=_big.ram

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=8262&ext=_big.wmv

I "paganieddri"

Banca Rurale “Licurdonehttp://www.bancaditalia.it/servizi_pubbl/arch_sto/strumric/altri/Elenco_banche.pdf Non so come, misteri di Internet, mi sono imbattuto in questo sito,dove risulta in elenco la “Banca Rurale di Sartano”. Premesso che questo elenco si riferisce agli anni che vanno dal 1920 al 1961, che l’unica notizia documentata sull’esistenza di una Banca a Sartano è riportata nella libro “Storia di Sartano” di Biagio De Luca, pag.33, ho cercato di appurare se trattasi della stessa Banca o meno. Da notizie dirette, ho appurato che: la banca che ha operato a Sartano, che De Luca fa risalire la nascita al 1920, che lo stesso denomina Banca Rurale “Licurdone”, il nostro testimone dichiara che trattasi della “Banca Rurale Cattolica di Sartano” aperta a Sartano ad opera di Don Carlo de Cardone di Cosenza, purtroppo non ricorda la data esatta di istituzione, pero riferisce che: il Direttore era Camillo Del Vecchio, il Cassiere Biagio De Rose, il Segretario Rosalbino Cervo. Spero con l’aiuto di qualche amico di poter risalire alla copia dei documenti conservati nell’Archivio della Banca d'Italia per avvalorare e dare certezza storica e documentale a quanto scritto da De Luca e riferito dalla fonte testimoniale vivente. Se qualcuno dovesse avere testimonianze o notizie che possano integrare, affermare, correggere quanto detto sarò ben lieto di pubblicarle. Fin qui la storia passata, che a distanza di anni, per casualità o per fortuna viene in parte conosciuta, svelata; c’è però un’altra Banca, che avrebbe bisogno di qualche approfondimento, dove sono circolate fin’ora voci e nient’altro. Di questa nascente e mai nata Banca di cui non si sa neppure dell’aborto, sappiamo, come tutti sanno, che: fu istituito un comitato, che furono sottoscritte delle quote di adesione, che uno dei promotori era l’allora Sindaco N.M., che il comune su richiesta del Comitato Promotore sottoscrisse una quota, pari a circa un milione di vecchie lire, che vi fu una delibera di giunta nella quale si accettava la richiesta di sottoscrizione. Si lo so, state pensando ad un possibile conflitto d’interessi, lasciamolo da parte tanto sarebbe tempo sprecato, piuttosto la domanda è: questa quota fu mai versata? Se non fu mai versata, riamane, come dire, la leggerezza dell’allegra Compagnia della Casta, se invece la quota sottoscritta fu versata vorremo sapere chi l’ha incassata, visto che la Banca non ha mai visto la luce, che a suo tempo qualche richiesta in merito fu avanzata, che fu oggetto di argomentazioni nella passata campagna elettorale, non è che siamo costretti ad andare a cercare la Banca, il Comitato ed il milione versato dietro la Chiesa di San Nicola di Bari la dove, una volta, venivano seppelliti i “paganieddri”? Ma forse è meglio andare a cercare notizie "a ra banca da chjubbica".

giovedì 6 settembre 2007

L'attimo fuggente

PARTITO DEMOCRATICO/ CALABRIA, NEI DS SI PROFILA SCONTRO INTERNO Pubblicata in data 6/9/2007Vibo Valentia, 6 set. (Apcom) -
Il giorno della presentazione delle candidature per la segreteria regionale del PD (12 settembre) si avvicina ma i DS calabresi sono lontani dal raggiungere un accordo unitario sull'uomo da schierare. Ieri, racconta il Quotidiano della Calabria, a Lamezia Terme, il gruppo che sostiene il segretario regionale Carlo Guccione (tra cui il vice presidente della Regione Adamo), ha deciso di andare avanti nonostante sia imminente, secondo Il Quotidiano, la candidatura contrapposta del vice Ministro dell'Interno Marco Minniti, anch'egli DS. Intanto, però, i parlamentari calabresi della Margherita, eccetto il segretario regionale Franco Bruno, si sono tirati indietro ed hanno chiesto al gruppo Guccione-Adamo un time-out in attesa della parola finale di Minniti. Il Quotidiano afferma: "Oggi, o al massimo domani, Minniti ufficializzerà la sua scesa in campo". La dirigenza nazionale dei Ds, a partire dal segretario Fassino, ha auspicato nei giorni scorsi una candidatura unitaria per la Calabria. Sia Minniti che Guccione, in caso di candidatura, sarebbero collegati a livello nazionale con la lista Veltroni-Franceschini. Da questo punto di vista, quindi, al favorito per la segreteria nazionale del PD la vittoria elettorale in Calabria non dovrebbe sfuggire. Intanto, il docente universitario Fabrizio Criscuolo, candidato a segretario regionale dell'asse Bindi-Loiero, ha dichiarato al quotidiano CalabriaOra:"Se Marco Minniti sarà un candidato di superamento sono disposto a farmi da parte. Se, al contrario, Minniti dovesse scendere in campo in contrapposizione a Guccione, non vedo perché anche io non dovrei essere della partita".
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In questi giorni di fermento, in vista delle candidature a livello nazionale e regionale per segretari e costituenti del futuro PD, mi sono chiesto quali fossero gli orientamenti delle locali segreterie dei rispettivi partiti DL e DS.
Poco o tanto, bene o male in tutt'Italia questi due apparati sono stati chiamati, volenti o nolenti, a confrontarsi sopra tutto a livello locale, proprio per quella idea di partitonuovo-federato-espressione del territorio, sui temi piu disparati che riguardano l'organizzazione dell'evento 14 ottobre.
E a Sartano?
Nulla. Ogn'uno per la sua strada. La storia si è fermata, come se quello che sta succedendo in Italia non riguardasse anche loro, impegnati come sono in tatticismi occulti in vista delle prossime elezioni amministrative, perdono l'occasione per sedersi intorno a un tavolo e chiedersi: che fare?

mercoledì 5 settembre 2007

MANIFESTO PER LA NUOVA CALABRIA

di Vito Teti
Ho vissuto la notizia del terribile eccidio di Duisburg con un senso di dolore e di rabbia, di sofferenza e di impotenza. Come tanti altri calabresi. Mi sono trovato a pensare alle “povere vittime”, ai “poveri calabresi”, ai “poveri emigrati in Germania”, ai “poveri abitanti” di S. Luca. Al povero Corrado Alvaro, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, il cui nome, dimenticato in altre circostanze, viene scoperto, citato a sproposito, in queste dolorose occasioni. Ci siamo sentito più poveri, privati della nostra migliore tradizione, delle nostre speranze. La ricchezza, procurata con la violenza, genera povertà morale e culturale, degrado sociale. Su questo giornale avevo appena pubblicato un articolo in cui, descrivendo la situazione dolorosa e sfarinata che vive la Calabria, segnalavo la tendenza autodistruttiva che si va affermando da noi, una sorta di maledizione a fare male e a farci male, a divorarci, in un’atmosfera cupa con le tenebre che trionfano sulla luce, Persefone su Demetra. Da Duisburg giungeva la conferma dolorosa, assurda, tragica di una deriva morale, politica che colpisce tutti. S. Luca è un paese metafora della regione, dei suoi contrasti, delle sue luci e delle sue ombre. E’ un luogo dell’anima. Ho conosciuto, da giovane, questo paese, l’Aspromonte, Polsi attraverso la lettura di Alvaro. Poi, a partire dal 1977, ho visto e rivisto, visitato questi luoghi centinaia di volte. In occasione della festa della Madonna, di convegni, di iniziative culturali. Ne ho scritto, ho realizzato documentari, li ho percorsi a piedi, camminando religiosamente come insegnava Alvaro. Sarei insincero se non dicessi che questi luoghi splendidi e incantevoli mi hanno a volte provocato apprensione e disagio, non sarei autentico se dimenticassi problemi e immagini negative e anche la difficoltà a comprenderli, ma posso, senza ombra di dubbio affermare, che i costi maggiori di un’oppressione voluta da pochi li pagano quegli abitanti di S. Luca che, pure in un clima di paura, non hanno rinunciato alla loro tradizione di accoglienza, e hanno fatto di tutto per offrire un’altra immagine del loro paese, a partire anche dalla loro più grande risorsa: Corrado Alvaro e l’universo da lui raccontato, a cominciare dalla Montagna e dalle fiumare. Dopo lo sgomento e lo smarrimento iniziale, giunge il tempo della riflessione e della difficile e ineludibile domanda: che fare? Quanto scriverò è frutto di disagio e di voglia di capire insieme agli altri; non ho certezze e non ho ricette, soltanto desiderio di partecipare a un progetto comune di ricostruzione. Se muore S. Luca muore tutta la Calabria. Sono queste le occasioni in cui bisogna essere veri, sinceri, magari scomodi. *** Accanto a qualche articolo attento e rispettoso e a reportages intelligenti e non scontati, a considerazioni condivisibili, ho registrato spesso, sui giornali, la scoperta dell’acqua calda (gli ’ndranghetisti non sono poveri, ma sono ricchissimi), la ripetizione di antichi luoghi comuni e l’invenzione di nuove approssimazioni e generalizzazioni. Il tentativo di spiegare si è tradotto almeno in due (con tante sfumature intermedie) teorie o retoriche o narrazioni mitiche. Una potremmo chiamarla: “l’uso della tradizione ad uso esterno”; l’altra: “l’uso della modernità ad uso interno”. Secondo la prima narrazione, la faida di S. Luca, pure legata ad interessi economici illegali e al controllo del territorio e anche degli investimenti miliardari in Europa e in altre parti del mondo, in definitiva non sarebbe altro che una manifestazione di quell’atavismo, di quell’arcaicità che regnerebbero in Calabria. Questa spiegazione di tipo culturale fa riferimento all’ideologia del sangue, al valore delle vendetta e dell’onore, alla particolare struttura familiare degli ’ndranghetisti, alla loro capacità di mettere in atto comportamenti e di individuare tempi simbolici, come quelli della festa. Questa spiegazione chiama in causa la potenza e la forza di quella che genericamente viene chiamata “tradizione”. Non sarò certo io (non soltanto in quanto antropologo, ma anche in quanto “narratore” e abitante di questi luoghi) a negare l’incidenza della tradizione, la potenza del passato e della memoria, il perpetuarsi di modelli e valori tradizionali anche nel presente. Non siamo lontani dal paradigma lombrosiano del meridionale naturalmente criminale, con una religiosità barbarica, incline a delinquere e compiere atti cruenti. L’individuazione di una sorta di “cultura maledetta”, che rinnova la teoria della “razza maledetta” di Niceforo (alimentata di recente al Nord, come avevo scritto ne La razza maledetta nel 1993), nella sua schematica banalità, ha qualcosa di consolatorio e di rassicurante per gli osservatori esterni. Non richiede molti sforzi interpretativi. La Calabria viene considerata naturalmente e culturalmente irrecuperabile e immodificabile, con il corollario che tanto vale trattarla come problema criminale e tenerla lontana dall’Europa dove non sarebbe degna di entrare. Paradossalmente la tradizione non viene invocata dai locali, ma dai forestieri ed è comoda perché relega la regione fuori dalla storia e dal mondo “civile” e “moderno”. Questa concezione non si accorge che il mondo agropastorale è scomparso (Alvaro, inopportunamente citato anche senza essere stato letto, lo aveva chiarito già alla fine degli anni venti del Novecento), la famiglia tradizionale si è erosa, le comunità si sono dilatate, disgregate, trasferite altrove e il mondo esterno è arrivato anche nelle più piccole e anguste comunità. Il lato perverso di questa teoria è che genera (lo aveva ricordato un secolo fa Napoleone Colajanni) anche nei locali sfiducia, pessimismo, rassegnazione, lamentela; postula l’impossibilità del cambiamento e quindi l’inutilità dell’agire e del fare. L’essere (immutabile e astorico) prevale sul fare e quindi nasconde la via del mutamento. C’è ancora un esito più perverso: quello dei calabresi, che si sentono assediati e incompresi, abbandonati e denigrati, ed elaborano una cultura della lamentela, una difesa di ufficio di tutti i loro comportamenti, in altre parole una sorta di razzismo alla rovescia, una calabresità angusta ed enfatica, per cui tutti i mali vengono attribuiti agli altri, ai forestieri, allo Stato. La responsabilità non è mai “nostra”, ma degli altri, di qualcuno che ci perseguita, che non ci capisce o non ci aiuta a sufficienza. In anni recenti anche ad opera di élite e di studiosi locali la tradizione (assunta in maniera mummificata e granitica) è stata oggetto di mitizzazioni e di letture edulcorate e neoromantiche. Qualcuno è arrivato addirittura ad evidenziare gli aspetti popolari della ’ndrangheta e ad elogiarne gli aspetti positivi o oppositivi. Qualcuno ha scherzato col fuoco, giocando con le parole dalle sue comode stanze e dai suoi salotti. Qualcuno ha confuso ribellismo, opposizione popolare allo straniero, brigantaggio e ’ndrangheta. Non possiamo permetterci questi equivoci. I tedeschi sono oggi spaventati e preoccupati della penetrazione criminale nelle loro città e nelle loro terre, ma la Germania è la nazione dove da anni vengono realizzate e vendute centinaia di migliaia di copie di cassette (curate da qualche incauto e improvvisato o interessato “studioso” calabrese) con musiche “popolari” dove vengono elogiati ed esaltati i sequestratori, i cavalieri spagnoli difensori degli oppressi, l’omertà, il valore dell’onore e della vendetta. Si piegano così (come scrivevo tanti anni fa su “Diario” e come ha scritto Francesca Viscone in un suo libro) i valori di un’imprecisata ed astorica tradizione popolare (che peraltro non è detto che vada assunta sempre positivamente) all’ideologia e agli interessi ’ndranghetisti. Di recente è stato realizzato anche un filmato in cui vengono esaltati presunti valori antagonisti e oppositivi della vecchia ’ndrangheta (quali?). Mi è stato riferito che questo prodotto (dai contenuti deliranti) è stato ufficialmente presentato a Cosenza alla festa provinciale di un partito della sinistra radicale. Spero che si tratti di un equivoco, di un malinteso, di una notizia non veritiera. Altrimenti vuol dire che la ’ndrangheta riesce a confondere le idee anche a quelle forze politiche che sono state storicamente impegnate contro la mafie. *** Siamo giunti alla teoria, complementare e, in parte, di segno opposto a quella appena delineata della narrazione moderna e modernista della “faida”. Certi comportamenti non avrebbero tanto a che fare con i valori e con la tradizione, con i sentimenti (sia pure negativi) ma sarebbero, come sostengono in molti, l’esito di una capacità della ’ndrangheta di modernizzarsi, di inserirsi all’interno delle istituzioni e delle banche, di creare economia anche “legale”. Sulla grande holding criminale il giudice Nicola Gratteri e Antonio Nicaso hanno fornito dati e documenti che confermano questa ipotesi. Il problema, però, non è negare la capacità affaristica e la penetrazione globale delle mafie, ma segnalare, come questa realtà, che non può essere confutata, viene assunta dai locali (soprattutto dai politici) come una sorta di assoluzione e viene esibita con un atteggiamento quasi consolatorio. L’evidenza che la ’ndrangheta non riguarda soltanto la Calabria, è diffusa dappertutto, ha ramificazioni in tutto il mondo, controlla economie legali ed illegali, si afferma con la violenza dovunque ha suoi interessi, si traduce, non tanto in un’assunzione di responsabilità, ma nella conclusione che il problema riguarda tutti (la Calabria, l’Italia, l’Europa). Mal comune mezzo gaudio, la ’ndrangheta è dappertutto, quindi non è un problema nostro. E’ ovvio che la ’ndrangheta può essere contrastata agendo e intervenendo soltanto a S. Luca e nei tanti centri “governati” da potenti famiglie criminali. Bisogna andare nei palazzi, nelle banche, nelle grandi città. Questo dato non dovrebbe portare a negare l’origine e la peculiarità della ’ndrangheta. Piaccia o no, essa, come tanti prodotti alimentari, è un prodotto locale. Se mai, dovremmo chiederci perché mai è l’unico prodotto capace ad espandersi globalmente, mentre le risorse positive della regione vengono sciupate. Probabilmente è proprio l’espansione criminale, unitamente alla mancanza di un élite economica pulita e di una politica con una morale, a fare sì che le vere risorse calabresi rimangano inutilizzate. Anche con disagio di quei luoghi dove si crea l’illusione di un arricchimento facile, che poi porta lutto, dolore, sofferenza. La ’ndrangheta si è estesa in tutto il mondo, ma resta un prodotto storico della nostra terra, è un nostro problema, la nostra palla al piede, la nostra sventura che gli altri non sono disponibile a condividere con noi. Spetta a noi liberarcene, certo non da soli, certo non senza la presenza dello Stato. Discutere su quanti quintali di tradizione e quanti quintali di modernizzazione violenta concorrano a formare il mix criminale è operazione utile per capire, ma sterile se ci si ferma a questo livello di discussione. Inconcludente se ostacola azioni concrete (legali, repressive, culturali, religiose) di contrasto che vanno elaborati e inventati qui ed ora. Senza indugiare. L’identità è quella che si costruisce oggi e i materiali sono quelli che noi sappiamo scegliere e utilizzare. Non tutti quelli che arrivano dal passato sono validi e utili e nemmeno quelli della globalizzazione debbono essere acquisiti acriticamente. *** Se le analisi sono difficili, problematiche, complesse, ancora più ardue sono le proposte, più difficoltose le vie di uscita da questa situazione che rischia di fare restare ai margini per decenni la nostra regione. Si è letto di tutto sui giornali in questi giorni. Si è invocata la presenza dello Stato, la modifica del codice di procedura penale, una legislazione straordinaria, un’azione di intelligence, di prevenzione e di polizia, un rafforzamento, finalmente, della magistratura in prima linea. Ben vengano questi provvedimenti. Non si aspetta altro. E tuttavia penso che un’azione incentrata sull’opera di una legittima (e sempre rinviata) prevenzione e repressione non sia sufficiente, non basti. Personalità e più avvertiti hanno colto che la battaglia si gioca prevalentemente anche livello culturale, sul piano dei comportamenti etici, nella società e nelle comunità calabresi. Monsignor Bregantini, con coraggio e, mi pare (spero di sbagliarmi e di poter essere smentito), anche in profonda solitudine, ha individuato nei “sentimenti”, nelle “emozioni” di cui, nel bene e nel male, sono depositarie le donne, un punto su cui fare leva per interrompere la spirale dell’odio, della vendetta e di una cultura della morte. L’invito all’amore e al perdono è quanto di più bello possa fare un pastore che vive con sofferenza la sua missione; tuttavia non penso che le donne (spesso coinvolte in prima persona nella gestione di affari di famiglia) possono da sole spezzare una cultura e una mentalità, prevalentemente maschili, a cui sono state “educate” fin da bambine. L’utopia e la speranza del vescovo hanno però il merito di segnalare che il problema è di ordine culturale, e che bisogna smuovere le coscienze, mutare le mentalità, abbandonare “tradizioni” inutili e dannose, inventare nuove pratiche di stare assieme. Per queste considerazioni trovo abbastanza estemporanee le proposte di qualche intellettuale, anche con importanti ruoli istituzionali, che invece di puntare in maniera più convinta e magari innovativa sulla cultura chiede un intervento di ministri e di uomini politici a S. Luca e l’invito ad interventi strutturali, urbanistici, di risanamento. Non credo all’utilità delle passarelle fine a se stesse, alle iniziative antimafia di una mezza giornata (caldeggiate, come si ascolta in qualche intercettazione, dagli stessi ’ndranghetisti) e credo che il risanamento urbanistico di S. Luca debba rientrare in un generale progetto di ricostruzione delle zone interne, della montagna e del paesaggio deturpato e incompiuto e non rientrare in una logica di intervento eccezionale, che paradossalmente potrebbe finire col fare gli interessi delle stesse ricchissime famiglie locali. La Fondazione Corrado Alvaro ha compiuto anche tante opere di qualità e portato avanti iniziative meritorie, molti suoi membri anche di S. Luca hanno operato con passione, entusiasmo, abnegazione, anche per costruire un’altra immagine della loro comunità. Bisogna continuare sulla via della cultura, se mai si tratta di aggiustare il tiro, magari percorrendo, con maggiore fantasia, altre strade. Forse è il caso, invece di invocare (in maniera comprensibile) interventi dall’alto, di domandarsi se non sia bene ripartire dal basso; forse invece di assegnare premi a scrittori e studiosi già noti (la Calabria ha anche un’abbondanza di premi inutili e di manifestazioni ripetitive e, spesso, di bassa qualità) sarebbe meglio incoraggiare le nuove intellettualità del luogo. In Calabria non bisogna abbandonare la via della cultura, ma intraprenderla, se mai rinunciando a iniziative effimere, che nulla modificano, e creare strutture culturali stabili di intervento e di mutamento. Le pagine di Alvaro sull’incompiutezza, sulla discesa delle popolazioni lungo le coste, sul complesso rapporto tradizione-modernità, sulla polarità tra mondo dei padri e mondo moderno vadano lette e meditate in tutte le scuole. E così tante pagine di Strati, di Seminara, di Lacava, di Montalto, di Asprea e di altri scrittori. Non basta. Forse è il caso di fare leggere Gomorra di Saviano o, anche, come ricorda lo stesso scrittore, gli studiosi meridionalisti e anche tanti nuovi scrittori calabresi e meridionali e tanta letteratura europea contemporanea. Dovremmo attenuare l’esasperata tendenza all’autosservazione e all’autocompiacimento e aprirci allo sguardo degli altri, agli scrittori, ai musicisti, agli artisti europei e del mondo. Non rinunciare certo alla memoria e alla propria storia, ma non mummificarle, contaminarle, rinnovarle, farle dialogare con culture e produzioni di altri luoghi e di altri contesti. Si premino o si offrano soggiorni a grandi scrittori e saggisti che mostrino desiderio di passare parte del loro tempo nelle nostre comunità per poi raccontarcele, descrivercele, farci capire qualcosa che, forse, noi non possiamo o non vogliamo vedere. Liberiamoci dalla paura dello sguardo di chi viene da fuori, dalla sindrome degli assediati. La Regione dovrebbe fare un’opera capillare, incisiva, continuata nelle scuole. Fulvio Librandi ha più volte suggerito, anche su questo giornale, l’idea di un “Museo della ’ndrangheta”, un centro permanente espositivo e di studi, che racconti la storia devastante e luttuosa di questa organizzazione, e che promuova iniziative ed elabori conoscenza. Chiedo ad Agazio Loiero e all’Assessore Sandro Principe di prendere in seria considerazione questa proposta, di valutarla, di ragionarci. Le stesse Università dovrebbero sentirsi anche università dei paesi e delle comunità calabresi; dovrebbero mirare a una migliore conoscenza del territorio, piantare germi di mutamento. Propongo al Rettore della mia Università, Giovanni Latorre, e al Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Raffaele Perrelli, di farsi promotori con altri presidi e con altre facoltà e università di un “Centro interdipartimentale sulla ndrangheta e sulla legalità”, con borse di studio e fondi per dottorati di ricerca su queste tematiche. Vanno incoraggiate una seria e mirata sociologia e antropologia delle nuove relazioni, dei nuovi modelli (non solo economiche) ’ndranghetisti e dell’affermarsi della criminalità fuori dal contesto di origine. Si pensi anche a una laurea specialistica (ne esistono tante inutili) sulla storia e sull’antropologia della ’ndrangheta; si chiamino ad insegnare esperti, magistrati, sociologi, antropologi, economisti, urbanisti, letterati, psicologi, pedagoghi, storici, studiosi del diritto e si formino giovani docenti da inviare a insegnare nelle scuole elementari e superiori una materia sulla legalità da rendere obbligatoria. Si tagliano nelle scuole le spese inutili per i soliti corsi e corsetti di formazione (sprechi inutili) e si punti a dei corsi di una nuova “educazione civica” che costituiscano materie di esami e anche credito formativo per la maturità e l’università. *** Il problema, però, è culturale, in un senso più radicale e profondo. E’ culturale in accezione antropologica. Il degrado e la violenza non riguardano solo le ndranghete, ma sono inscritte ormai nel tessuto sociale e politico della regione. Carmine Donzelli ha ricordato (in una trasmissione radiofonica) che non dobbiamo immaginare che esista una separazione netta tra chi compie atti criminali e il resto della società. Finché, dice Donzelli, “il nucleo del modello di relazione parentale-clientelare rimane il centro e il cuore della politica calabrese, così come praticata da tutti i grandi partiti, ci sarà una responsabilità enorme”. Condivido pienamente. Da tempo, anche su questo giornale, in maniera ripetitiva e monotona, vado sostenendo che i comportamenti familistici e illegali di tanti strati della società calabrese (non solo della ’ndrangheta) trovano un’indiretta legittimazione, una sponda inattesa, nelle pratiche familistiche, amorali, immorali della politica. La faida di S. Luca ha esiti drammatici e provoca morti e lutti, ma è sotto gli occhi di tutti che le “faide” politiche, di cui abbiamo quotidiana notizia sui giornali, alla lunga provocano danni e guasti ugualmente devastanti. Litigi, vendette, ostracismo da parte dei politici nei confronti di quanti non dicono signorsì o non sono funzionali ai loro progetti, dei non parenti e dei non schierati, non sono un buon modello da additare a quei ragazzi che poi dovremmo educare alla legalità, mostrando loro la via senza uscita della scelta criminale. Anche importanti uomini di governo hanno giustamente invocato un’inversione di tendenza nelle indagini e nella repressione, nella lotta alla criminalità e un salto di qualità, una sorta di scatto di orgoglio. Il problema da affrontare, però, non è solo di ordine pubblico o quello di colpire i ricchi che fingono di essere poveri. Il problema è quello di aiutare l’altra S. Luca, di riscoprire di nuovo un Meridione (da non ridurre a questione criminale e di ordine pubblico). L’intervento va condotto, contemporaneamente, e a più livelli. L’altro problema è che questo scatto di orgoglio e questa inversione di tendenza viene sempre richiesto agli altri e quando ci si vede con l’acqua alla gola. Dall’alto della loro posizione politica e di governo, alcune figure prestigiose, su cui abbiamo riposto anche molte speranze, non possono non vedere e non dire all’area politica di riferimento che le cose debbono cambiare, non possono non pretendere l’abbandono di logiche e di pratiche che mortificano la Calabria e la mettono sempre sotto osservazione, facendola diventare un’ossessione per i politici nazionali, che non si rendono conto del dramma che vive la regione, che magari sanno tutte le nefandezze dei loro referenti locali e non riescono a smuoverli per qualche gioco di potere. C’è da chiedersi se tante mediazioni in basso, tante lotte intestine, tanto tempo sprecato per aggiustare e accontentare, di fatto non finiscono con il favorire la ’ndrangheta, con il renderla soggetto intraprendente, lungimirante, incontrollata o anche protagonista. L’emergenza in Calabria è quotidiana. Si facciano grandi scelte, coraggiose, mirate, di tipo generale. Ognuno deve partire dalle proprie responsabilità, dalla “parrocchia” o dal partito o dalla casta di appartenenza senza pretendere di salvare il “noi”, di chiamarsi fuori. E’ legittimo, certo, attendersi uno scatto di orgoglio, un sussulto di responsabilità, un atto di coraggio dagli intellettuali, dalla Chiesa, dai giovani, dagli imprenditori, dagli operatori culturali. Ma è dovere di chi ha scelto di servire lo Stato e di chi ha deciso di governare e di gestire la cosa pubblica battere un colpo per primo. La politica (se esiste ancora nella sua versione nobile) faccia vedere che è in grado di governare questa regione, che è interessata quotidianamente alla sua immagine e a al suo destino; mostri che non vuole più soffocare come un tappo asfissiante tante energie, che restano deluse e si allontanano, liberi tante potenzialità, offra un’idea generale della regione, si dia davvero un codice etico, allontani indagati e condannati, non presenti furbescamente come nuove facce vecchissimi e anche stimabili protagonisti, cerchi consensi al di fuori dai soliti noti, investi su persone libere, competenti e non accondiscendenti, non abbia paura di perdere posizioni di potere e di rendita, sappia progettare, con il concorso della tante intelligenze, i fondi strutturali, pensando al bene comune e a una regione europea.
Dia speranza. Parli il linguaggio della verità e non della furbizia.
La Calabria non può più aspettare.

Raccontare omettendo……………….

Ci sono tanti modi di riportare la cronaca di un fatto avvenuto, ma certamente quello più subdolo è di omettere parti dell'accaduto per scelta o per servilismo. Certo che i fatti raccontati sono avvenuti, ma ne sono avvenuti anche altri durante quella seduta, forse meno pallosi delle dimissioni dei due incalliti assenteisti o dei cavilli amministrativi, di questi ci saremmo aspettati non un racconto stenografico, ma almeno un accenno. Perchè queste omissioni?
Il Quaotidiano della Calabria, martedi 4-9 pag.29
Torano Castello La maggioranza ha approvato il conto consuntivo TORANO CASTELLO - Con i soli voti della maggioranza consiliare è stato approvato l'altro ieri il conto consuntivo del 2006. L'approvazione del documento finanziario è stata preceduta dagli interventi susseguitisi dai banchi del civico consesso e che hanno riguardato anche le recenti manifestazioni politiche tenutesi sul territorio toranese. La minoranza ha espresso il proprio voto contrario al bilancio consuntivo dopo aver manifestato qualche dubbio per quanto concerne i rapporti tra entrate ed uscite. All'ordine del giorno dell'assise consiliare, presieduta da Luca Pellegrino, la surroga dei consiglieri comunali dell'opposizione Natale Marchese ed Armando De Seta che, secondo quanto previsto dallo statuto comunale, sono stati dichiarati decaduti per la mancata partecipazione ai lavori del civico consesso. Un provvedimento adottato nonostante l'ex sindaco Marchese aveva già inoltrato le proprie dimissioni e De Seta, candidato a sindaco alle amministrative del 2004, in una lettera evidenziava la propria impossibilità a partecipare alle adunanze del civico consesso, convocate sempre di mattina, per impegni professionali e che essendo medico, quindi, non rinviabili. La surroga di De Seta è passata con il voto favorevole della maggioranza del sindaco Antonio Iannace, mentre la minoranza si è divisa con tre astensioni e due voti contrari. Per Marchese, invece, ha votato a favore solo la maggioranza. Per quanto riguarda le comunicazioni da parte della Corte dei Conti circa alcune voci del bilancio 2005 e cioè il riconoscimento di debiti fuori bilancio per la somma di 96 mila euro, già riconosciuti dall'ente, il disavanzo di amministrazione pari a circa 149 mila euro e la mancanza dell'inventario, la maggioranza del sindaco Iannance ha chiarito ogni dubbio evidenziando che erano stati già adottati tutti i provvedimenti necessari ai rilievi sollevati r.gal.

domenica 2 settembre 2007

"Consiglio" Comunale

Venerdì 31 agosto, nell’aula consiliare del Comune si è tenuto un consiglio ordinario che per ragioni comprensibili non doveva e non poteva avere all’OdG i fatti e gli avvenimenti che ha hanno visto Sartano protagonista, suo malgrado, di molti articoli sulle testate della nostra provincia ed oltre. Come ci si aspettava, e non poteva essere diversamente, i fatti sono stati comunque oggetto di discussione. Il Sindaco ha in parte ammesso la scarsa attenzione nel valutare la portata degli eventi per il rilascio dei permessi, adducendo il tutto ad una consuetudine acquisita nel corso degli anni, ovvero: non leggere il programma della manifestazione per il quale si rilascia il permesso dell’occupazione di suolo pubblico e relativi servizi di ordine pubblico, vedi chiusura strade, vigilanza, permessi sanitari, Assicuarazione di RC verso terzi del legale rappresentante richiedente il permesso, SIAE meglio non nominarla etc,etc,etc. Ridotto ai minimi termini equivale a dire: tantu simu fra di nua, s’è sempri fatt'accussì, mò cummannamu nua e facimu chiru ca vulimu. Quindi in assenza di regole, vedi albo delle associazioni, calendario delle manifestazioni, regolamento per il rilascio dei permessi, assenza di una commissione culturale, i nostri “bravi” si sentono autorizzati non solo ad addobbare la stanza comunale con i simboli che più gli aggradano, ma possono spostare le date dei permessi di altri richiedenti a loro gusto e piacimento. Chissà come mai l’inizio della festa di AN capita puntualmente la sera del giorno della festa del Santo Protettore San Domenico, misteri gaudiosi della fede o della mala fede? Orbene, cosa ci saremmo aspettati da parte dei consiglieri di minoranza? -Un documento comune per stigmatizzare l’operato dell’amministrazione, punto e basta.- -La ferma condanna alle elucubrazioni fatte da F.P. nell’ambito della manifestazione non nel ruolo personale di un aderente ad un movimento politico ma nella veste di Vice sindaco.- -Che il sindaco avesse preso un minimo di distanze dal suo vice.- Domanda; quale delle tre cose si è avverata? Nessuna. -La minoranza divisa in tre gruppi, se non quattro, e andata allo sbaraglio, ognuno per suo conto, l’importante era non essere d’accordo con chi aveva parlato prima.- -Ferma e dura condanna? Praticamente un budino molle!!!!!!- -Il Sindaco si è ben guardato dal suo vice, ha fatto un sua mea culpa, e tutti i salmi finiscono in gloria.- Una cosa però e successa, è stato concesso l’intervento di un privato cittadino, rappresentante di una associazione non politica. Ha semplicemente detto quel che il comune buon senso avrebbe dovuto guidare l’Amministrazione in tutta questa faccenda e quello che la minoranza avrebbe dovuto dire e non ha detto, prima che i fatti si svolgessero, il non averlo fatto dopo in modo unitario,serio-deciso in ambito istituzionale era quando di più semplice potevamo aspettarci, cosi è stato. Per la cronaca sono decaduti due consiglieri, N.M e A.D.S, ufficialmente per dimissione volontaria, nei fatti per assenze continuate. Teniamoci in vista.

Ps.

Naturalmente non cercate o chiedete il verbale di consiglio nel sito internet del comune, l’ultimo aggiornamento risale 30.03.2006.
Responsabile del sito internet?
ASSESSORE: GUIDO BASILE Delega: Politiche giovanili tempo libero, spettacolo, rapporti con la minoranza, rapporti con i partiti e le organizzazione sociali, bollettino comunale, sito Internet, Toranesi nel Mondo.