Alla ricerca del valore della convivialità.
Anche in cella i sapori di casa
Un aspetto molto importante della giornata di
un detenuto è legato ai modi che ognuno mette in atto per preparare i pasti
giornalieri, e per alimentarsi in generale. Non esiste un principio fisso,
ognuno si regola tenendo conto di una serie di variabili che vanno dalla
disponibilità degli alimenti, dal tempo che si vuole dedicare alla cucina e dall’importanza
che si dà alla soddisfazione di questo bisogno primario. Normalmente i detenuti
tendono a preparare in cella soltanto la cena. Per quanto riguarda il pranzo, la
maggior parte preferisce consumare un semplice panino. I motivi di tale scelta
sono di svariato genere: come ad esempio il tempo a disposizione, che il più
delle volte è breve specie per chi svolge una qualche attività, o perché il carrello
del vitto passa a un orario insolito, alle undici del mattino quando non si ha
ancora fame. Bisogna considerare che all’interno delle celle i detenuti non
hanno a disposizione una cucina come a casa, ma un’attrezzatura molto limitata.
Tutto è preparato su dei fornelli da campeggio spesso la fantasia e l’ingegno riescono a far
superare le difficoltà dovute alla mancanza degli utensili che in una normale
situazione sono alla portata di ognuno. Tutto questo non impedisce che il risultato sia
il più delle volte eccellente, ma in ogni caso imparagonabile a un pasto preparato
dai familiari.
In carcere tutto ciò che è commestibile ed è
portato delle famiglie dei detenuti, ha un valore speciale per chi lo riceve, che va oltre il semplice
aspetto nutritivo perché il sapore e gli
odori che promanano dalle pietanze portano
con sé anche gli affetti più cari e nello stesso tempo ricordi e immagini di
vita familiare che accompagnano le giornate caricandole di una grande
nostalgia. Alcuni, per svariati motivi, preferiscono consumare i pasti in
solitudine privandosi del piacere di stare insieme agli altri, ma la maggior
parte dei detenuti consuma il pasto serale in compagnia, ricreando, per poco
tempo, un po’ di atmosfera e un po’ di intimità che solo nella propria famiglia
si possono trovare. Anche le persone più
problematiche, riconoscono l’importanza
di sedersi a tavola insieme agli altri e gustare un cibo che va al di là
dell’aspetto nutritivo che di volta in volta diventa linfa vitale ed energia
per affrontare con coraggio la carcerazione. Ci sono dei detenuti che già di
mattina presto, verso le otto, iniziano a tritare tagliuzzare a fare il
soffritto e a preparare il sugo che poi
verrà consumato la sera.
Gli odori che si sprigionano
invadono il “cellone” che oltre a ricordare i profumi di un passato
lontano, invogliano nel presente al
buonumore. La tavola può essere anche un asse di legno con i piatti di carta, non è importante, a volte basta un pezzo di
pane con un po’ d’olio e l’origano a fare la differenza, oppure il vapore che
si alza nel lavandino quando si scola la pasta. Altre volte ancora le parole di
preoccupazione perché mentre tutto è
pronto in tavola manca ancora qualcuno. Un altro aspetto della preparazione dei
pasti in cella riguarda la disponibilità e la solidarietà verso gli altri nel
senso che quando a qualcuno manca la cipolla o un po’ di olio, è facile reperirlo se la richiesta è fatta da
una persona che non lo fa abitualmente. Attraverso la preparazione dei pasti
avviene anche un intenso scambio di suggerimenti e di ricette, un intreccio di
culture culinarie diverse dovuto alla presenza degli stranieri e anche alla
presenza di detenuti provenienti da diverse zone della stessa Italia. Anche il
piatto più semplice come la pasta aglio olio e peperoncino, che con molta
probabilità è quello che si prepara più spesso, ha mille varianti rispetto alla ricetta originale. Tanti
aggiungono un tocco personale: c’è chi
aggiunge del pan grattato, chi le acciughe, chi il prezzemolo al fine di rendere il tutto più gustoso. Un
capitolo speciale meriterebbero i dolci, che vengono preparati in mille modi e
per tutti i gusti, nonostante le difficoltà che si presentano e alle quali si è
già accennato.
Il pasto serale, diventa quindi
più importante, un momento in cui ritrovarsi e condividere, oltre alla cena,
del tempo con gli altri compagni di viaggio, “La mangiata” in galera è principalmente convivialità .
(Angelo Aquino, Elio Puddu)