sabato 16 febbraio 2008

Nulla si crea, nulla si ditrugge

Torano Castello Terreni livellari. E’ pronto il bando TORANO CASTELLO - I possessori di terreni livellari potranno finalmente diventare pieni e legittimi proprietari. E' quanto ha reso noto alla cittadinanza il sindaco Antonio Iannace attraverso un avviso pubblico affisso su tutto il territorio. L'amministrazione comunale della cittadina toranese, infatti, con la delibera consiliare esecutiva n. 20 del 29 novembre dello scorso anno, ha approvato i criteri per determinare il canonedi fitto relativo ai cosiddetti terreni livellari. Il provvedimento è stato preceduto da una prima ricognizione dei terreni gravati da livello esistenti sul proprio territorio.” La determinazione dei canoni - spiega il sindaco Iannace nell'avviso pubblico – è stato il passo necessario per poter determinare il valore dei terreni e, quindi, una volta stabilito il valore, poter chiedere all'amministrazione comunale l'affrancazione degli stessi, diventando così finalmente pieni e legittimi proprietari”. Il primo cittadino sottolinea altresì che l'esecutivo municipale “in questo modo ha voluto dare anche la possibilità di sanare numerose situazioni non chiare, concedendo la definitiva e piena proprietà del terreno finora detenuto”. Il Comune, infatti, ha già notificato le richieste di pagamento del canone livellario a diversi cittadini con il recupero del canone inerente agli ultimi cinque anni che è stato determinato sulla base delle tabelle dei valori agricoli medi stabiliti per la Regione Agraria di competenza, pari a 7344,00 euro per ettaro. La questione dei livelli, in ogni modo, è stata sollevata negli ultimi tempi in molti Comuni e sta suscitando ovunque perplessità e malcontento tra i diretti interessati. Alcuni cittadini, pare, sarebbero intenzionati a proporre ricorso. A tal riguardo e per ogni ulteriore chiarimento relativo ai canoni ed all'affrancazione stessa il sindaco invita a rivolgersi presso gli uffici comunali, al geometra Carmine Russo. R.G Tratto dal QuotidianodellaCalabria di sabato 16 febbraio °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Per avere una vaga idea dell’oggetto dell’Ordinanza che sarà promulgata vi riporto qui sotto un piccolo saggio storico a mio avviso esauriente di come sono andate le cose anche nel nostro beneamato comune e forse anche di quei terreni che il prossimo 8 aprile andranno all’asta. Ma prima sempre in riferimento a questi terreni è bene che riporti anche due cosette interessanti, estratti dalla perizia allegata agli atti della vendita all’asta.
3.12 rilevi l’esistenza di diritti demaniali (di superficie o servitù pubbliche) o usi civici evidenziando gli eventuali oneri di affrancazione o riscatto; Nonostante la richiesta specifica sul punto, formulata con nota acquisita al protocollo del Comune di Torano Castello in data 25 ottobre 2006 al n°9051 (cfr. all. n° 6 – istanza Comune di Torano Castello), nessuna risposta mi è stata fornita, confermando l’assenza di un inventario degli usi civici da parte degli uffici municipali. Sull’intera zona grava tuttavia un vincolo archeologico. Risulta inoltre presente la condotta dell’acquedotto dell’Abatemarco. 3.13 verifichi la regolarità edilizia ed urbanistica dei beni, accertando la conformità fra opera realizzata ed opera licenziata (con indicazione degli estremi della concessione edilizia) e previa acquisizione del certificato di abitabilità- agibilità; in caso di costruzione realizzata o modificata in violazione della normativa urbanistico-edilizia, descriva dettagliatamente la tipologia degli abusi riscontrati e dica se l’illecito sia stato sanato o sia sanabile in base al combinato disposto dagli artt.46, comma 5° dl D.P.R. 6 giugno 2001, n.380 e 40, comma 6° della L.28 febbraio 1985 n.47, indicando in maniera dettagliata i costi da sostenersi a tal fine; Dal certificato di destinazione urbanistica del responsabile del servizio tecnico del Comune di Torano Castello, ing. Carmela Garofalo, rilasciato il 13 febbraio 2007 (cfr. all. n°7 - certificato di destinazione urbanistica Comune di Torano Castello) , il terreno ricade in Zona E “Agricola”, per come stabilito dal vigente P.di F. Riguardo agli otto capannoni presenti, essi risultano edificati in virtù di concessione edilizia n°43 del 3 agosto 1983 “per la costruzione di n°8 capannoni agricoli per allevamento polli da carnestrutture metalliche” (cfr. all. n°4 – copia autorizzazioni capannoni). La scarna documentazione tecnica reperita presso l’ufficio tecnico comunale di Torano Castello non consente di spingersi in valutazioni di difformità urbanistiche od edilizie. Il tentativo di reperire altrove documentazione tecnica inerente il progetto dei capannoni non ha avuto buon fine (cfr. all. n°9 – risposta ex Genio Civile di Cosenza). Tuttavia risulta presente una autorizzazione di uso e di agibilità di due degli otto capannoni, ma non individuabili per l’assenza della relativa planimetria citata nel provvedimento, oltre a successive richieste di agibilità, nonchè l’autorizzazione al cambio di destinazione d’uso da agricolo a deposito (cfr. all. n°4 – copia autorizzazioni capannoni).
Vi chiedo: comprereste sia pure una macchina usata a queste condizioni?
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° L’articolo ANTICHI CONTRATTI DI ENFITEUSI NEL TERRITORIO DI SAREZZO Le forme di contratto più diffuse nel XV e XVI secolo erano il livello e l'enfiteusi. Il livello era una formula di piccolo affitto di lunga durata concesso a coltivatori. L'enfiteusi era una formula di grande affitto concessa perlopiù a dei conduttori (che facevano a loro volta coltivare la terra ad altri): si trattava della cessione temporanea dell'utilizzo della terra la cui proprietà rimaneva al concedente e questo "dominio" era simboleggiato dal "pagamento di una ricognizione annua di esiguo valore venale". Il contratto di enfiteusi da parte del Comune si diffuse a Sarezzo solo dopo il 1850 per due ragioni essenziali legate alla grande alluvione del 14 agosto 1850: 1. l’Amministrazione Comunale doveva sopportare i notevoli oneri della ricostruzione del paese ed i proventi dei livellari furono un’ulteriore utile contribuzione; 2. l’istituto dell’enfiteusi si prestava a favorire le opere di miglioramento fondiario, necessario dopo la terribile alluvione. I livellari, che chiesero ed ottennero le maggiori terre da coltivare o da tagliare nel Comune di Sarezzo tra il 1855 ed il 1861, furono: Guizzi Giuseppe di Sarezzo (14/10/1858), Fantinelli Giacomo di Sarezzo (27/7/1861), Sedaboni Nicolò di Gardone V.T. (7/10/1859), Lucchini Luca di Sarezzo (13/8/1858), Calini Andrea di Collebeato (30/10/1861), Belleri Prospero di Sarezzo (7/9/1855), Brehm Rodolfo di Sarezzo (14/2/1860), Montini Carlo e Lodovico di Concesio (17/7/1861), Mutti Angelo di Gardone V.T. (5/3/1855) Fantinelli Raffaele di Sarezzo (7/9/1858) che conduceva anche una calchera in Sarezzo. Molti boschi e terreni oggetto dell'affitto hanno mantenuto inalterato il loro nome ed è facile anche oggi identificare le aree di cui si parlava in documenti del Catasto napoleonico del 1820, o in quello austriaco del 1840 periodo nel quale il Comune assegnò i livelli: Costa Brede (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco il 14/2/1860 Di Brehm Rodolfo diventa livellario al Comune di Sarezzo); i monti della Pendezza (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco Guizzi Giuseppe, Omodei Carlo, Brioni Giuseppe ed Andrea, Sedaboni Nicolò, Antonini Giuseppe e Beccalossi Francesco in quote frazionate diventano livellari al Comune di Sarezzo); Boi, Closa, Valvenera (bosco ceduo, nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco Di Brehm Rodolfo diventa livellario al Comune di Sarezzo); i monti della Grina (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco Sedaboni Nicolò diventa livellario al Comune di Sarezzo) il Monte S. Emiliano (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco Fantinelli Raffaele, Calini Andrea, Fantinelli Maffeo, Muffolini Girolamo, diventano livellari al Comune di Sarezzo); il Pavere e tutto il bosco posto al confine con i comuni di Marcheno e Gardone V.T. (nel 1820 il proprietario era la Comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco Belleri Prospero, Bertarini sac. Bonaventura e Fantinelli Raffaele diventano livellari al Comune di Sarezzo); parte del territorio di Cagnaghe (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco Fantinelli Raffaele diventa livellario al Comune di Sarezzo); i monti della località Morine (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco Lucchini Luca diventa livellario al Comune di Sarezzo); via Antonini - lato sinistro (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco il 14/2/1860 Di Brehm Rodolfo diventa livellario al Comune di Sarezzo); i terreni pianeggianti della Grina (nel 1820 il proprietario era la comunità di Sarezzo e con il catasto austriaco il 5/3/1855 Mutti Angelo diventa livellario al Comune di Sarezzo). I contratti erano di "livello", la lunga durata era indispensabile per le opere di miglioria e questo spiega in parte il distendersi nel tempo dei contratti che erano stipulati per un periodo di 29 anni rinnovabili (questo dato ci indica come la lunga durata costituisse un elemento caratteristico del contratto). La maggior parte dei contratti era strutturata nella forma della "petizione" cioè una richiesta che il fruttuario faceva al proprietario del terreno (Sindaco di Sarezzo) per ottenere in affitto il terreno stesso e la successiva concessione di quanto richiesto; venivano altresì specificate le clausole che avrebbero regolato l'affitto, gli obblighi, il canone. Tali atti avvenivano davanti ad un notaio, alla presenza di alcuni testimoni, sempre indicati al fondo dei contratti. Nel 1860 il Regno d’Italia con Vittorio Emanuele II Padre della Patria ha grandi piani, ma ha pure bisogno di soldi. Viene inventato, per così dire, il prestito al Regno, con iscrizione nel Gran Libro del Debito Pubblico al 5% (gli attuali BOT), ma certamente non basta. Nel 1864 venne promulgata una legge, la n. 1636 del 24 gennaio, con due precisi scopi: recuperare finanze ed incominciare a togliere alla "Chiesa e dintorni" i beni che si trovavano oramai nel territorio del Regno. Questa legge sull’affrancamento dei canoni enfiteutici prevedeva che "i beni immobili... che siano gravati da canoni enfiteutici... potranno essere liberati dall’annua prestazione [il pagamento del canone] mediante cessione a favore del Demanio o dell’Ente creditore... di un’annua rendita iscritta sul Gran Libro del Debito Pubblico al 5% eguale all’ammontare dell’annua prestazione.” e poi ancora, ancora ecc. ecc. 22 articoli di legge e 22 articoli del successivo Regio Decreto con le disposizioni regolamentarie per l’attuazione. In pratica voleva assicurare che chi aveva dei beni in enfiteusi poteva diventare proprietario del fondo "d’ufficio", anche senza il consenso del Direttario (il vero proprietario) semplicemente intestando a suo nome delle cartelle del Debito Pubblico al 5% pari al valore del canone di un anno più qualche altro spicciolo. Tanto, si diceva, quei beni erano quasi tutti del demanio, di pochi latifondisti, e soprattutto della Chiesa, o di entità comunque soggette al controllo Ecclesiastico, mentre i soldi andavano nelle casse del Regno che non aveva tenuto conto dell’autonomia delle Amministrazioni locali che in questo modo venivano penalizzate. Ed anche a Sarezzo l’affrancazione venne utilizzata da molti livellari che acquisirono in questo modo notevoli appezzamenti di bosco e terreni, che nel catasto moderno furono poi volturati a loro nome, accrescendo notevolmente a Sarezzo il loro già imponente patrimonio fondiario. L’affrancazione ebbe comunque un esito positivo anche per l’Amministrazione Comunale alle prese con i notevoli debiti legati alla ricostruzione del dopo alluvione. In pratica su un totale di superficie di P. 855,52 solo una superficie di P. 192,99 rimase al Comune e di una rendita complessiva di £. 565,76 annue ben £. 399,41 annue furono affrancate. Così nel bilancio comunale del 1887 la quota annua relativa ai canoni dei boschi per enfiteusi è iscritta per l’importo di £. 1.843,22 sul totale complessivo delle entrate di £. 21.944 e riguardava i boschi non ancora affrancati (Bosco Sella, Cerri, Tesola, Casole e Supeler, Nigolina, Grummi lunghi, Closa, Gerre, Pendezza, Poffa d’asino, Dosso Cavallo, Vandeno, Val di Portegno e Pozzo Perlino, Valgobbia) mentre nel bilancio del 1913 la quota si era già ridotta a £. 1.348,30. Si susseguirono altri provvedimenti destinati a sistemare in via definitiva la materia degli usi civici senza riuscirci. L'ultimo fu quello del 16 giugno 1927, n. 1766, una legge che ebbe un lungo periodo di gestazione e la cui stesura fu affidata a giuristi di grande levatura. In essa furono previsti istituti come l'inventario delle terre civiche, l'affrancazione, la legittimazione degli occupatori abusivi. E l’affrancamento dei boschi e dei terreni proseguì anche a Sarezzo tanto che nel bilancio comunale del 1935 i livelli consentirono all’Amministrazione un modesto introito di £. 857,20 e furono riscossi solo fino al 1944 quando furono definitivamente eliminati con un’entrata una-tantum di £. 5.123,20. Nel moderno ordinamento del dopoguerra i livelli enfiteutici costituiscono nient'altro che resti di retaggi feudali, avendo perso ormai da tempo la loro vitalità (ed utilità sociale) e rimangono a testimoniare un passato in cui il contadino era un servo della gleba ed il giurista colui che si affannava a mettere ordine in un sistema giuridico senza logica. Osvaldo Guerini