L'Espresso "Fondazione T.Campanella" ATTUALITÀ Nato come Polo oncologico curava altri malati.
DI CLAUDIO PAPPAIANNI
UN OSPEDALE MOLTO SPECIALE
Spese folli per i dipendenti, scelti senza concorso. E la Finanza contesta il danno allo Stato
Il Polo oncologico.
CALABRIA / INCHIESTA SULLA SANITÀ
La sfida era ambiziosa: creare un polo oncologico di eccellenza in Calabria, limitare i “viaggi della speranza” e ridimensionare drasticamente l’obolo che ogni anno si continua a versare alle regioni del Nord per le cure ai propri assistiti. Peccato che, secondo le indagini della Guardia di finanza, abbia provocato un danno alle casse pubbliche da 90 milioni di euro. Si chiude così l’ultimo sogno della sanità più disastrata d’Italia. È il 2004 quando la giunta di centrodestra guidata da Giuseppe Chiaravalloti vara lo statuto della Fondazione Tommaso Campanella.
Due anni dopo il governatore Agazio Loiero inaugura il complesso in località Germaneto a Catanzaro. Un tempo record in una terra dove i lavori pubblici durano decenni: ma Loiero crede molto nel progetto, tanto da tenere per sé la delega specifica e puntarci sopra ben 50 milioni di euro all’anno. Tanti? Alla Regione dicono che serviranno a coprire le spese solo per i primi tre anni, fino cioè al riconoscimento dello status di centro di ricerca specializzato, garantendo fondi statali e investimenti privati. Il tempo, però, si consuma e l’agognata promozione non arriverà mai. Una beffa per i contribuenti, perché in tutti questi anni la Fondazione Campanella (struttura privata mai formalmente accreditata) ha operato esclusivamente succhiando risorse dalle casse già martoriate del servizio sanitario regionale. Così, nei giorni scorsi il Nucleo tributario della Guardia di finanza di Catanzaro ha contestato un danno erariale di circa 90 milioni di euro e sottoposto la vicenda alla Procura regionale della Corte dei conti. Un lavoro meticoloso, quello degli uomini del colonnello Giovanni Castrignanò, che rivela un’altra verità rispetto alla favola raccontata in questi anni ai calabresi. Solo il 45 per cento dei ricoveri nella struttura di Germaneto, cioè meno di un paziente su due, aveva una diagnosi principale oncologica: un dato bizzarro per quello che doveva diventare il punto di riferimento per la cura dei tumori in Calabria. I costi delle prestazioni erogate, inoltre, sono risultati di gran lunga inferiori a quelli per i dipendenti. «Da tempo la Cgil-Fp denunciava anomalie nella selezione del personale e negli acquisti di attrezzature», racconta a “L’espresso” Marisa Palasciano, responsabile sanità del sindacato. Infermieri, amministrativi, medici: quasi tutti sono stati assunti senza concorso, spesso a chiamata diretta. La natura privatistica della Fondazione permetteva questo e altro: così molti giovani catanzaresi hanno trovato lavoro presso il Polo oncologico anche attraverso la semplice iscrizione ad agenzie di lavoro interinale. E nella lista dei dipendenti è lungo l’elenco di parenti di amici di politici e amministratori locali:
«Dopo un approfondito studio possiamo affermare che la Fondazione Campanella
non è altro che un contenitore utile a fare assunzioni clientelari», scriveva nel febbraio 2008 la Cgil di Catanzaro. Pochi mesi dopo era la volta della commissione parlamentare di inchiesta sulla Sanità calabrese che parlava esplicitamente di «bilanci per nulla trasparenti».
Ma la giunta Loiero ha continuato a staccare regolarmente il suo assegno: soldi che invece avrebbero potuto contenere il pesante passivo da 1,7 miliardi di euro che presto porterà al commissariamento della sanità calabrese. Come se non bastasse, la soluzione prospettata con una legge regionale è il passaggio in blocco dei dipendenti all’Azienda ospedaliera Mater Domini. Vale a dire che oltre 300 persone si ritroverebbero a lavorare per una struttura pubblica senza aver mai sostenuto un regolare concorso. La legge è' stata però impugnata dal governo per vizio di costituzionalità: deciderà la Consulta. ■
Ma la giunta Loiero ha continuato a staccare regolarmente il suo assegno: soldi che invece avrebbero potuto contenere il pesante passivo da 1,7 miliardi di euro che presto porterà al commissariamento della sanità calabrese. Come se non bastasse, la soluzione prospettata con una legge regionale è il passaggio in blocco dei dipendenti all’Azienda ospedaliera Mater Domini. Vale a dire che oltre 300 persone si ritroverebbero a lavorare per una struttura pubblica senza aver mai sostenuto un regolare concorso. La legge è' stata però impugnata dal governo per vizio di costituzionalità: deciderà la Consulta. ■