venerdì 18 gennaio 2008

Reportage dall'interno










Torano Castello
Le palazzine degli alloggi residenziali pubblici, nonostante siano diventate maggiorenni, rimangono impopolari, a distanza di un anno e un mese dall’ultima visita che l’assessore regionale ai lavori pubblici, Luigi Incarnato, e l’allora commissario straordinario dell’Aterp, Domenico Gimigliano hanno fatto agli stabili.
Dicembre 2006-gennaio 2008, i due immobili di proprietà dell’Aterp, che si trovano ubicati uno a Sartano e l’altro a Torano, attendono ancora, che le promesse fatte dall’assessore e dall’allora commissario straordinario dell’Aterp, siano mantenute. L’assessore regionale Luigi Incarnato, il commissario straordinario Aterp, Domenico Gimigliano, il geometra capo dell’Aterp , Paolo Gaudio, in quel dicembre del 2006 presero atto dello stato in cui versavano, e tutt’ora versano, i due immobili, con un unico obiettivo, renderli abitabili in breve tempo. Oggi quelle palazzine per un totale complessivo di 18 alloggi residenziali pubblici, aspettano. In quella occasione, alla presenza del consigliere provinciale Franco Corbelli, del sindaco Antonio Iannace e dei media televisivi, l’assessore in merito ai due immobili affermò: “ E’ un’incompiuta abbandonata a se stessa, che è un po’ dappertutto, in Calabria. Spero solo di avere le risorse necessarie per ripartire con queste incompiute. Sono scempi che vengono provocati dall’uomo, sono responsabilità della politica, di chi ha gestito in questi anni queste cose. Indignazione ,sicuramente, perché vedere queste case abbandonate e gente che ha bisogno di alloggi lo lascio immaginare. Io provengo da un quartiere popolare è so che significa per una famiglia come era la mia, quattro figli e i miei genitori. Sicuramente sono più sensibile di molti altri a questi problemi. Troviamo una struttura dove c’è un ricorso legale, c’è un fallimento, e mi renderò parte integrante per capire come mai è stata vincolata questa struttura al fallimento, e strano, perché è una struttura pubblica, però le leggi in Italia sono fatte per essere rispettate, spero che sia nella linearità della legge. L’altra è una struttura che era stata già consegnata, però purtroppo per azione di vandali è stata distrutta e non può essere consegnata. In questo caso saremo più veloci, credo che il finanziamento sarà recuperato in tempi brevi”.
Non fu da meno il commissario straordinario : “ sono due problematiche diverse, per la prima struttura di Torano, c’è il fallimento dell’impresa costruttrice che a causato il fermo della struttura da parte della magistratura. Abbiamo già predisposto il progetto di riqualificazione, però bisogna attendere che finisca il contenzioso. Per l’immobile di Sartano, invece la situazione è più tranquilla, nel senso che abbiamo predisposto il progetto di riqualificazione e di recupero degli alloggi. Su questi alloggi è stata indetta già una prima gara d’appalto, ma l’offerta pervenuta è stata un’offerta anomala, che la ditta non ha saputo giustificare, e quindi non abbiamo dato inizio a nessun intervento, perché dobbiamo riappaltare i lavori. Abbiamo già la disponibilità di 80 mila euro per intervenire, ma non sono sufficienti. Speriamo di iniziare i lavori entro la fine dell’anno, (leggasi entro il 2006) e di chiedere alla Regione un ulteriore finanziamento per completare e assegnare gli alloggi. A tale proposito l’assessore si è detto disponibile”.
Intanto le due strutture continuano a marcire sotto l’inclemenza delle intemperie, mentre la popolazione toranese e le istituzioni civili, aspettano che siano mantenute le promesse fatte su un intervento immediato che possa sanare la situazione di degrado in cui versano i due immobili.

I numeri dell’Iacp oggi Aterp a Torano Castello in relazione agli alloggi residenziali pubblici, ossia le case popolari.
Il caso di Torano Castello.
1982 la prima, 1991 la seconda, non sono numeri buttati cosi, ma sono esattamente le date di due palazzine - cattedrali nel deserto -, che l’IACP, Istituto Autonome Case Popolari fino al 1996, dal 27 agosto 1996 trasformato in Aterp, azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica, aveva iniziato a costruire nel comune di Torano Castello e che non ha mai completato.
Complessivamente le due opere avrebbero dovuto creare diciotto appartamenti di residenza pubblica, per altrettante famiglie che li avrebbero occupati secondo graduatoria e che sono costati in termini di soldini all’Iacp di ieri, oggi Aterp, svariati milioni di vecchie lire.
Le due opere, la prima datata 1982, vede l’inizio dei lavori il 27 aprile 1983, con regolare concessione edilizia n.33 del 1982, rilasciata dal comune di Torano Castello, dopo che il sito per la costruzione del fabbricato era stato cambiato per ben due volte, con la scelta definitiva in contrada Piana.
Iniziati i lavori, dal progetto, si evince che la struttura sarebbe stata costruita su tre piani per un totale di dodici alloggi. Lavori proseguiti per circa sei anni, in cui l’immobile è completato a cavallo tra il 1988/1989, però i lavori, guarda caso, per motivi a noi sconosciuti non sono mai stati consegnati.
Una palazzina nuova con dodici appartamenti, con un canone di fitto mensile a costo contenuto, faceva gola a tante famiglie che aspettavano di avere un alloggio dove potere vivere dignitosamente, ma chi si aspettava l’assegnazione secondo delle graduatorie, purtroppo è rimasto deluso e pare che, allora, all’epoca dei fatti, nessun tipo di graduatoria fu stilata. Intanto gli alloggi erano stati completati, e nell’attesa della consegna e dell’assegnazione, alcune famiglie abusivamente, occuparono alcuni degli appartamenti.
Occupazione durata poco tempo, per l’intervento di carabinieri e di vigili urbani del comune, che facevano sloggiare gli occupanti. Da allora la vicenda delle case popolari di contrada Piana, sono oggi visibili agli occhi di tutti. Infatti, lo stabile dopo essere stato completato è rimasto in balia e alla mercè di gente con pochi scrupoli, che nottetempo hanno pensato di smontare tutto quello che era possibile portare via e così è stato. Via, dalla palazzina, sanitari, porte, finestre, vetri, portone d’ingresso in alluminio, persino le prese della corrente e i citofoni.
Questo è quello che si vede dall’esterno della palazzina, all’interno un inferno, pavimenti in ceramica e scale di marmo rotte, vetri in frantumi, ringhiere interne ed esterne arrugginite, sporcizia dappertutto, persino sui muri scritte d’ogni genere e qualità, e soprattutto locali usati dagli appassionati dello spinello, dell’amore e del chi più ha più ne metta. Un immobile diventato meta d’appuntamenti per incontri amorosi e cannabinoidi, ma un immobile diventato anche ricettacolo d’animali d’ogni sorta, mentre le spine e i rovi hanno invaso tutto.
A distanza di ventisei anni dalla data d’inizio, di tutto ciò non resta che una cattedrale, non nel deserto perché sembrerebbe scontato, ma una cattedrale in una pianura per il luogo dov’è ubicata, che aspetta fredda e ammutolita di poter essere utile a qualche nobile causa.
Questa è la situazione attuale dell’opera datata 1982, ma spicchiamo un salto in avanti di un decennio ed arriviamo al 1991. Spostandoci di circa due chilometri dalla prima palazzina ubicata nella frazione Sartano, arriviamo nell’ex zona allora chiamata San Marco, oggi Viale Michelangelo, dove sorge l’altro fabbricato.
L’Iacp, dal 1996 Aterp, con regolare concessione n. 61 del 1991 rilasciata dal comune di Torano Castello, iniziava, su un ermo colle, la costruzione di un altro mausoleo, con l’intento di donare al comune toranese la possibilità di sistemare sei nuclei familiari, in altrettanti appartamenti residenziali pubblici.
La sorte anche per quest’altra costruzione non è stata benigna, anzi è stata beffarda, perché, l’immobile è stato costruito in tutta la sua interezza muraria, nel senso che sono stati costruiti solo i muri perimetrali, il tetto, le scale interne e le divisioni degli appartamenti, il resto, rimane una pura chimera, come lo dimostrano i materiali che giacciono nello spiazzo antistante la palazzina.
Cumuli di pietre, marmi, mattoni, sacchi di cemento rotti, telai delle porte arrugginiti, stanno li, impassibili allo scandire del tempo, che tutto tace, tutto distrugge.
Intorno alla struttura una foresta, sì proprio una foresta quasi amazzonica, piante ed erbacce dappertutto, perfino sul cemento, dove le radici hanno messo su casa e dove cumuli di detriti e di materiale inerte, giacciono coperti da erba e rovi. Uno stabile senza nessuna protezione da chicchessia, uno stabile preda solo di qualche anima pia, che cerca riparo, e anch’esso come lo stabile di Sartano, ricettacolo d’animali o di qualche attimo d’intimità, come si nota da alcuni disegni sulle pareti interne.
Ma c’è dell’altro, lo stabile di proprietà dell’Aterp, è stato posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Cosenza, perché la ditta che stava eseguendo i lavori è fallita, e pare che l’immobile pubblico sia entrato a far parte della massa fallimentare della ditta. Un’assurdità per un immobile pubblico, un’assurdità perché l’Aterp non sappiamo se ha reclamato presso le autorità competenti per poter far dissequestrare l’immobile e potervi porre rimedio mettendolo nelle condizioni di finirlo ed abitarlo.
In tutta questa paradossale vicenda, il comune di Torano Castello, come anche altri comuni della provincia e della regione, cosi come la popolazione sono inermi spettatori, come lo sono rimasti quei nuclei familiari che avevano fatto affidamento nell’assegnazione di un alloggio residenziale pubblico.
Oggi, nel 2008, a distanza di 26 anni per la prima palazzina, costruita ultimata e mai consegnata, e a distanza di 17 anni per la seconda palazzina, nulla è stato fatto per renderle abitabili, nulla si muove in merito, nulle le attese abitative delle famiglie, nulli anche i soldi spesi, di tutto ciò chi ne subisce le conseguenze sono solo e sempre i cittadini di una Regione martoriata dalla precarietà, dalla mancanza di lavoro, vessata dalla malavita e dalla mancanza di sensibilità e di fermezza, da parte delle istituzioni.
Qualcosa però si muove, ed è già tanto, nel senso che si parla di una trasformazione su una proposta dell’assessorato regionale ai lavori pubblici ancora in fase iniziale, cioè di trasformare le Aterp in Ares, aziende per la residenza e i servizi, le quali dovrebbero essere, come riportato da questa testata, enti pubblici non economici e non dipendenti dalla Regione, che dovrebbero esercitare funzioni di controllo. Che ben vengano le metamorfosi, le trasformazioni, gli azzeramenti e quant’altro, se indirizzate in un ambito di regolare gestione della cosa pubblica.
Ma la gente di Calabria, su problematiche serie, come gli alloggi di residenzialità pubblica, aspetta risposte certe, ormai stanca di vedere solo cattedrali o mausolei vuoti o incompiuti.
Non basta trasformare se poi questi escamotage, cambiano solo il nome dell’ente, ma non cambiano il metodo e i modi di gestione dei beni pubblici, perché la politica della casa è strategica per la Calabria e per i comuni, soprattutto per quei comuni dove già esistono immobili ultimati e mai consegnat
Gildo Anthony Urlandini


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Una impietosa cronistoria corredata da altrettante impietose fotodocumento; sulle conclusioni concordo in tutto tranne per la parte finale dove si ritiene la poltica della casa strategica per la Calabria. Nei piccoli comuni qual'è il nostro se c'è una cosa che non manca sono le abitazioni, anzi con l'andamento demografico attuale saranno sempre di piu in rapporto ai residenti. Se volete divertirvi provate a percorrere una qualunque via di Sartano centro, provate a contare le case abitate e quelle vuote, vi accorgerete che per ogni residente c'è una casa vuota se non due. Dal 1982 ad oggi le variazioni demografiche sono nell'ordine di un punto percentuale, più o meno. L'aver fatto il diavolo a quattro per convincere l'ex IACP per farlo intervenire anche nel nostro Comune a costruire degli allogi popolari, non fu certo una scelta dettata da reali bisogni, ma una scelta fotocopia, come a dire:"Tutti i Comuni hanno le CasePopolari, perchè noi no?" Ammesso e non concesso che allora vi fosse qualche famiglia in reale stato di bisogno sarebbe bastato acquisire qualche fabbricato, si sarebbero risparmiati soldi pubblici; ma come tutti sappiamo quando a pagare è lo Stato chi se ne frega"robba i l'atri, currija lariga". Risultato? U culu ruttu e senza cirasi.

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