mercoledì 10 dicembre 2008

SenzaParole

Cronaca Cosenza, in manette 72 falsi infermieri AostaSera - Aosta,Italy
- Operazione dei Nas in diverse strutture private e pubbliche. I falsi diplomi sono stati pagati tra gli 8mila e i 15mila euro. Moltissimi coloro che aiutavano i medici in sala operatoria. Coinvolto anche un funzionario dell'Università Cattolica di Roma. Cosenza, 10 dic. (Adnkronos/Ign) - Ci sono anche infermiere dalla lunga ''esperienza'' tra i 72 falsi professionisti sanitari arrestati stamattina dai carabinieri del nucleo antisofisticazione di Cosenza. In tutto gli indagati sono invece 159. In molti casi non è stato possibile procedere per la prescrizione del reato, considerato che l'indagine ha scoperchiato un pentolone di illeciti e assunzioni di falsi infermieri risalenti fino al 1975. Tra le persone finite in manette alcune hanno fatto carriera fino a diventare caposala in strutture private e pubbliche senza tuttavia avere mai conseguito il diploma di infermiere seguendo il corso di studi correttamente. Secondo gli investigatori inoltre sono moltissimi coloro che aiutavano i medici in sala operatoria durante gli interventi chirurgici, creando pericolo per la salute dei pazienti. I falsi diplomi sono stati pagati tra gli 8mila e i 15mila euro. La maggior parte delle persone coinvolte è residente nel cosentino ma ci sono arresti anche a Crotone, a Roma, in altri comuni del nord Italia e uno in Svizzera. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Cosenza Loredana De Franco sono due e si riferiscono ai responsabili dell'organizzazione che consentiva di conseguire facilmente i diplomi di infermiere, mentre gli ''acquirenti del servizio'' sono agli arresti domiciliari.L'inchiesta denominata 'Gutenberg', ruota attorno alla figura del caposala di una clinica privata di Belvedere Marittimo. E' lui, secondo quanto dichiarato da alcune persone interrogate dai carabinieri sulla vicenda, ad aver procurato una falsa attestazione e aver organizzato addirittura degli stage nella struttura dove lavorava al fine di far acquisire alcuni elementi di base agli aspiranti falsi infermieri. Ma nulla di più che misurare la pressione arteriosa o fare un'iniezione. Anzi, in alcuni casi gli infermieri non erano capaci nemmeno di fare questo e in un caso addirittura una persona ha accusato un malore alla vista del sangue. Casi limite che la dicono lunga sulla vicenda. ''La cosa più inquietante è che nessuno in tanti anni ha mai fatto una segnalazione, ne' un medico ne' altri colleghi'' ha spiegato il tenente colonnello Ernesto Di Gregorio in conferenza stampa, annunciando che l'inchiesta è ancora aperta per verificare i casi sospetti di favoreggiamento. Solo nel 2007 il medico di una clinica privata di Torano Castello ha segnalato al presidente dell'Ipasvi (il collegio degli infermieri professionali) un'anomalia tra le competenze di tre infermieri che prestavano servizio in quella struttura. Uno di essi è proprio il nipote dell'organizzatore. Da qui è nata l'indagine che ha portato a scoprire la mancata iscrizione degli infermieri nel registro ufficiale della categoria e le responsabilità degli indagati nei confronti dei quali sono state emesse 68 misure cautelari ai domiciliari, 2 in carcere e 2 obblighi di dimora. Ma non è tutto. I carabinieri del Nas hanno infatti scoperto un altro filone dell'inchiesta che riguarda la cessione ''in anteprima'' dei risultati dei test per l'ammissione alla facoltà di Medicina e Scienze infermieristiche dell'Università Cattolica di Roma. Secondo quanto è emerso, con questo sistema un funzionario della segreteria didattica dell'Università avrebbe favorito l'ingresso di 5 studenti dietro un compenso. Mentre alle studentesse che volevano essere ammesse al corso di studi sarebbe arrivato a chiedere anche prestazioni sessuali . In un'occasione, secondo quanto riporta l'ordinanza di custodia cautelare, l'uomo ''non ha esitato ad approfittare sessualmente della ragazza di appena vent'anni rappresentandole il suo interessamento come determinante per l'ingresso alla facoltà e prospettandole un esito negativo qualora si fosse sottratta alle sue richieste''. Intanto in una nota, il dipartimento 'Tutela della Salute' della Regione Calabria ha espresso soddisfazione per le 72 misure cautelari. Per il dipartimento si tratta di un'operazione a garanzia della tutela dei cittadini assistiti. ''Non si puo' più accettare - si legge nella nota dell'assessorato - che qualcuno ancora speculi sulla vita delle persone. La sanità in Calabria attraversa un periodo delicato di trasformazione, passando da uno stato di crisi acuta a una fase di normalizzazione. Continuando nella lotta ai crimini e alle situazioni di illegalità nel mondo sanitario, si potrà avviare finalmente un nuovo ciclo virtuoso per tutti i cittadini calabresi''. ''Un'azione positiva - ha confermato il dirigente generale Andrea Guerzoni - che si accompagna con successo a quel processo di riqualificazione delle nostre strutture sanitarie, e del personale che in esse opera, già avviato in Calabria dalla Regione e dal suo presidente Loiero''. 10/12/2008

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