domenica 6 aprile 2008
Segno dei tempi?
Conoscere per governare
venerdì 4 aprile 2008
Se fossi un genitore..............
mercoledì 2 aprile 2008
I° Posto
martedì 1 aprile 2008
Venerdi Santo del 2 Aprile 1507
mercoledì 26 marzo 2008
Punto di vista
Fatti inauditi
lunedì 24 marzo 2008
" E i fessi pagano"
domenica 23 marzo 2008
Resurezione
sabato 22 marzo 2008
venerdì 21 marzo 2008
Auguri
martedì 18 marzo 2008
La Festa
domenica 16 marzo 2008
Borse Lavoro
Sales-Saldi. 1 voto 50 euro

di ROBERTO SAVIANO
NESSUNO vincerà le elezioni in Italia. Nessuno. Perché finora tutti sembrano ignorare una questione fondamentale che si chiama "organizzazioni criminali" e ancor più "economia criminale". Non molto tempo fa il rapporto di Confesercenti valutò il fatturato delle mafie intorno a 90 miliardi di euro, pari al 7 per cento del Pil, l'equivalente di cinque manovre finanziarie. Il titolo "La mafia s. p. a. è la più grande impresa italiana" fece il giro di tutti i giornali del mondo, eppure in campagna elettorale nessuno ne ha parlato ancora. E nessuna parte politica sino a oggi è riuscita a prescindere dalla relazione con il potere economico dei clan. Mettersi contro di loro significa non solo perdere consenso e voti, ma anche avere difficoltà a realizzare opere pubbliche. Non le vincerà nessuno, queste elezioni. Perché se non si affronta subito la questione delle mafie le vinceranno sempre loro. Indipendentemente da quale schieramento governerà il paese. Sono già pronte, hanno già individuato con quali politici accordarsi, in entrambi i schieramenti. Non c'è elezione in Italia che non si vinca attraverso il voto di scambio, un'arma formidabile al sud dove la disoccupazione è alta e dopo decenni ricompare persino l'emigrazione verso l'estero. E' cosa risaputa ma che nessuno osa affrontare. Quando ero ragazzino il voto di scambio era più redditizio. Un voto: un posto di lavoro. Alle poste, ai ministeri, ma anche a scuola, negli ospedali, negli uffici comunali. Mentre crescevo il voto è stato venduto per molto meno. Bollette del telefono e della luce pagate per i due mesi precedenti alle elezioni e per il mese successivo. Nelle penultime la novità era il cellulare. Ti regalavano un telefonino modificato per fotografare la scheda in cabina senza far sentire il click. Solo i più fortunati ottenevano un lavoro a tempo determinato. Alle ultime elezioni il valore del voto era sceso a 50 euro. Quasi come al tempo di Achille Lauro, l'imprenditore sindaco di Napoli che negli anni cinquanta regalava pacchi di pasta e la scarpa sinistra di un paio nuovo di zecca, mentre la destra veniva recapitata dopo la vittoria. Oggi si ottengono voti per poco, per pochissimo. La disperazione del meridione che arriva a svendere il proprio voto per 50 euro sembra inversamente proporzionale alla potenza della più grande impresa italiana che lo domina. Mai come in questi anni la politica in Italia viene unanimemente disprezzata. Dagli italiani è percepita come prosecuzione di affari privati nella sfera pubblica. Ha perso la sua vocazione primaria: creare progetti, stabilire obiettivi, mettere mano con determinazione alla risoluzione dei problemi. Nessuno pretende che possa rigenerarsi nell'arco di una campagna elettorale. Ma nel vuoto di potere in cui si è fatta serva di maneggi e interessate miopie prevalgono poteri incompatibili con una democrazia avanzata. E' una democrazia avanzata quella in cui 172 amministrazioni comunali negli ultimi anni sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa? O dove dal '92 a oggi, le organizzazioni hanno ucciso più di 3.100 persone? Più che a Beirut? Se vuole essere davvero nuovo, il Partito Democratico di Walter Veltroni non abbia paura di cambiare. Non scenda a compromessi per paura di perdere. Il governo Prodi è caduto in terra di camorra. Ha forse sottovalutato non tanto Clemente Mastella, il leader del piccolo partito Udeur, ma i rischi che comportava l'inserimento nelle liste di una parte dei suoi uomini. Personaggi sconosciuti all'opinione pubblica, ma che negli atti di alcuni magistrati vengono descritti come cerniera tra pubblica amministrazione e criminalità organizzata. Nel frattempo il governo ha permesso al governatore della Campania Bassolino di galleggiare nonostante il suo fallimento nella gestione dell'emergenza rifiuti. E non ha capito che quella situazione rappresenta solo l'esempio più clamoroso di quel che può accadere quando il cedimento anche solo passivo della politica ad interessi criminali porta allo scacco. Tutto questo mentre il centrodestra guidato da Silvio Berlusconi assisteva muto o giustificatorio ai festeggiamenti del governatore della Sicilia Cuffaro per una condanna che confermava i suoi favori a vantaggio di un boss, limitandosi a scagionarlo dall'accusa di essere lui stesso un mafioso vero e proprio. La questione della trasparenza tocca tutti i partiti e il paese intero. Inoltre molta militanza antimafiosa si forma nei gruppi di giovani cattolici i cui voti non sempre vanno al centrosinistra. Anche questi elettori dovrebbero pretendere che non siano candidate soubrette o personaggi capaci solo di difendere il proprio interesse. Pretendano gli elettori di centrodestra che non ci siano solo soubrette e a sud esponenti di consorterie imprenditoriali. E mi vengono in mente le parole che Giovanni Paolo II il 9 maggio del 1993 rivolse dalla collina di Agrigento alla Sicilia e all'Italia ferita dalle stragi di mafia: "Questo popolo... talmente attaccato alla vita, che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte... Mi rivolgo ai responsabili... Un giorno verrà il giudizio di Dio". Parole che avrebbero dovuto crescere nelle coscienze. È tempo di rendersi conto che la richiesta di candidati non compromessi va ben oltre la questione morale. Strappare la politica al suo connubio con la criminalità organizzata non è una scelta etica, ma una necessità di vitale autodifesa. Io non entrerò in politica. Il mio mestiere è quello di scrittore. E fin quando riuscirò a scrivere, continuerò a considerare questo lo strumento di impegno più forte che possiedo. Racconto il potere, ma non riuscirei a gestirlo. Non si tratta di rinunciare ad assumersi la propria responsabilità, ma considerarla parte del proprio lavoro. Tentare di impedire che il chiasso delle polemiche distolga l'attenzione verso problemi che meno fanno rumore, più fanno danno. O che le disquisizioni morali coprano le scelte concrete a cui sono chiamati tutti i partiti. È questo il compito che a mio avviso resta nelle mani di un intellettuale. Credo sia giunto il momento di non permettere più che un voto sia comprabile con pochi spiccioli. Che futuri ministri, assessori, sindaci, consiglieri comunali possano ottenere consenso promettendo qualche misero favore. Forse è arrivato il momento di non accontentarci. Nel 1793 la Costituzione francese aveva previsto il diritto all'insurrezione: forse è il momento di far valere in Italia il diritto alla non sopportazione. A non svendere il proprio voto. A dare ancora un senso alla scelta democratica, scegliendo di non barattare il proprio destino con un cellulare o la luce pagata per qualche mese.
© 2008 by Roberto Saviano Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency
venerdì 14 marzo 2008
100 ANNI


15 marzo 1908 - 15 marzo 2008 , nonna Rachelina Cariati compie un secolo di vita.
Una donna imperiosa, che mostra tutta la sua energia nonostante i suoi cento anni di vita vissuta, avvolta nella sua gonna blu scuro, rigorosamente protetta con il classico grembiule e con pullover nero sopra. Nonna Rachelina seduta nella sua poltrona ci accoglie con un sorriso e con una battuta, “ figlicì, daveru mi faciti ghesci supa u giurnali”. È curiosa Nonna Rachelina, di sapere cosa diremo di lei su CO, gli rispondiamo che insieme a lei racconteremo un po’ di storia della sua vita. Una vita da donna meridionale e soprattutto calabrese, che della vita, della forza d’animo e del sacrificio ne ha fatto uno dei cardini principali della sua esistenza.
Rachelina Cariati nasce a Sartano frazione di Torano Castello il 15 marzo 1908, vive la sua infanzia in una famiglia di contadini, imparando sin da piccola a fare i lavori più disparati, per dare una mano ai familiari. Il lavoro in campagna è quello prevalente, perché a quei tempi l’unica risorsa per mantenere la famiglia la si trovava con il lavoro in campagna. “Avevo appena sette anni, dice nonna Rachelina, è già andavo con i miei genitori in campagna, mi lasciavano di guardia agli animali, un porcellino e qualche gallina, mentre i miei coltivavano la terra. Anche da grande, dopo avere vissuto, da piccola il periodo della prima guerra mondiale e poi quello della seconda guerra, ho continuato a fare lavori di campagna, a zappettare il grano, a raccogliere erba, a mietere, a raccogliere olive, fichi, di tutto. Si andava a lavorare alla giornata, per pochi spiccioli, portandoci dietro un pugno di fichi secchi, per chi li aveva, ed un pezzo di pane. Durante il ritorno a casa ci fermavamo con le compagne a raccogliere la verdura selvatica che era una per noi come un piatto di carne di oggi. Oggi si sta meglio di allora ai giovani non manca nulla, anzi forse hanno di più di quanto meritano. Erano tempo brutti, di miseria, che hanno portato i nostri uomini a lasciare le famiglie per trovare un lavoro dignitoso, chi in America, chi in Brasile, chi in Argentina, molti non sono più tornati. Ho fatto tanta fatica per la mia famiglia, ho fatto lavori da uomo e da donna, ma non mi pento di questo, anzi ne sono orgogliosa. Amo tutti i miei familiari, i miei nipoti, in particolare Emilio, al quale mi lega un affetto particolare, un figlio per me, come lo era suo padre”. “Ci racconta, ancora, che l’amicizia e il rispetto di una volta erano sacri per le persone, mentre oggi il rispetto e l’amicizia, i valori da essi espressi sono usati a piacere”. Infine nonna Rachelina prima di salutarci dice : “ mi sento bene e ringrazio Iddio, spero che posso continuare a raccontare la mia vita ancora per tanti anni, e ci canta una canzoncina che cantava con le amiche quando andava al lavoro in campagna “ Vulia sapiri cchi pinzieri aviti, quannu viditi a mmia v’arrussicati”. Ancora oggi nonna Rachelina, quando può si concede la sua passeggiata per la via principale del paese, fermandosi a scrutare la campagna circostante e forse in quel frangente i tanti ricordi di un tempo gli attraversano ancora la mente. Alla fine ci dice “Figlicì, vulia fa tanti cosi, vulia aiutà a chini teni bbisuognu”. Una grande festa è prevista per domani nel salone parrocchiale di Sartano, frazione di Torano Castello dove vive nonna Rachelina, festeggiata dai familiari, dall’amministrazione comunale, dalla parrocchia, dal terz’ordine dei minimi di San Francesco di Paola e da tutto il paese.
Auguri nonna Rachelina.
Gildo Anthony Urlandini
domenica 9 marzo 2008
Santo “advisor”
giovedì 6 marzo 2008
RICORDATEVENE ! ! !
martedì 4 marzo 2008
La forza delle Idee
sabato 1 marzo 2008
Il proverbio del mese
- Si marzu nun marzija('u massaru nun palija)giugnu pinija
- Marzu marzicchju, na picca chjovi e na picca t'assulicchja
venerdì 29 febbraio 2008
I livelli................
In un post precedente avevo inserito un trattatello circa gli usi civici nella storia Italiana per chi non l'avesse letto:http://sartano.blogspot.com/2008/02/nulla-si-crea-nulla-si-ditrugge.html#links .
Le recenti modifiche legislative in materia obligano in qualche modo i Comuni, in parte per fare ordine e in parte per fare cassa, a prendere provvedimenti attuativi. Nonostante tutto lasciatemi esprimere i miei timori circa la conduzione della problematica, cosi incerta e complessa. Se è vero, come è vero dagli atti, che solo nel 2006 il comune di Torano Castello rimaneva inadempiente: "A richiesta specifica sul punto, formulata con nota acquisita al protocollo del Comune di Torano Castello in data 25 ottobre 2006 al n°9051 (cfr. all. n° 6 – istanza Comune di Torano Castello), nessuna risposta mi è stata fornita, confermando l’assenza di un inventario degli usi civici da parte degli uffici municipali.", viene da chiedersi quali immani forze abbiano messo in campo per far luce in questo intricato labirinto. Ho la vaga impressione che si stiano usando due pesi e due misure. Ma forse sono solo cattive insinuazioni. ma come diceva il "buon" Andreotti:
A pensar male si fa peccato, ma a volte si indovina.
giovedì 28 febbraio 2008
Inno alle Corna.


Nel quartiere della Giudecca qualcuno ha innalzato un inno ai cornuti, con delle scritte sui muri di sostegno della strada cittadina che collega il rione Santa Croce con il rione della Giudecca.
Nelle scritte inneggianti le corna e i cornuti si legge “ Senza cornuti si vivrebbe male” e “ W i cornuti”, due inni che la dicono lunga. Potrebbe essere lo scherzo di un burlone, di un amante respinto, di qualche donnaiolo focoso oppure di un marito tradito. A voi la soluzione del caso, intanto a Bisignano si inneggia alle corna e ai cornuti.
g.a.u.