mercoledì 31 dicembre 2008
sabato 27 dicembre 2008
Ancora tu?
Protestano i cittadini che si appellano alle istituzioni locali affinché risolvano il problema
Al cimitero di Torano cappelle invase dai rifiuti
Gildo Anthony Urlandini
Torano Castello
Un Natale tra fango, sporcizia e incuria. Questi gli elementi che i parenti dei cari defunti tumulati nella parte nuova del cimitero comunale di Torano Castello, hanno trovato nel giorno di Natale e in quelli precedenti, dopo essersi recatisi nel luogo sacro per onorare i propri cari. Uno spettacolo mortificante, mortificante nell'animo e nella sensibilità, perché il luogo dove sono sepolti i defunti è....
Tratto da:La Gazzetta del Sud del 27-12-08
giovedì 25 dicembre 2008
mercoledì 10 dicembre 2008
SenzaParole
Cronaca
Cosenza, in manette 72 falsi infermieri
AostaSera - Aosta,Italy
- Operazione dei Nas in diverse strutture private e pubbliche. I falsi diplomi sono stati pagati tra gli 8mila e i 15mila euro. Moltissimi coloro che aiutavano i medici in sala operatoria. Coinvolto anche un funzionario dell'Università Cattolica di Roma.
Cosenza, 10 dic. (Adnkronos/Ign) - Ci sono anche infermiere dalla lunga ''esperienza'' tra i 72 falsi professionisti sanitari arrestati stamattina dai carabinieri del nucleo antisofisticazione di Cosenza. In tutto gli indagati sono invece 159. In molti casi non è stato possibile procedere per la prescrizione del reato, considerato che l'indagine ha scoperchiato un pentolone di illeciti e assunzioni di falsi infermieri risalenti fino al 1975.
Tra le persone finite in manette alcune hanno fatto carriera fino a diventare caposala in strutture private e pubbliche senza tuttavia avere mai conseguito il diploma di infermiere seguendo il corso di studi correttamente. Secondo gli investigatori inoltre sono moltissimi coloro che aiutavano i medici in sala operatoria durante gli interventi chirurgici, creando pericolo per la salute dei pazienti. I falsi diplomi sono stati pagati tra gli 8mila e i 15mila euro. La maggior parte delle persone coinvolte è residente nel cosentino ma ci sono arresti anche a Crotone, a Roma, in altri comuni del nord Italia e uno in Svizzera.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Cosenza Loredana De Franco sono due e si riferiscono ai responsabili dell'organizzazione che consentiva di conseguire facilmente i diplomi di infermiere, mentre gli ''acquirenti del servizio'' sono agli arresti domiciliari.L'inchiesta denominata 'Gutenberg', ruota attorno alla figura del caposala di una clinica privata di Belvedere Marittimo. E' lui, secondo quanto dichiarato da alcune persone interrogate dai carabinieri sulla vicenda, ad aver procurato una falsa attestazione e aver organizzato addirittura degli stage nella struttura dove lavorava al fine di far acquisire alcuni elementi di base agli aspiranti falsi infermieri. Ma nulla di più che misurare la pressione arteriosa o fare un'iniezione. Anzi, in alcuni casi gli infermieri non erano capaci nemmeno di fare questo e in un caso addirittura una persona ha accusato un malore alla vista del sangue. Casi limite che la dicono lunga sulla vicenda.
''La cosa più inquietante è che nessuno in tanti anni ha mai fatto una segnalazione, ne' un medico ne' altri colleghi'' ha spiegato il tenente colonnello Ernesto Di Gregorio in conferenza stampa, annunciando che l'inchiesta è ancora aperta per verificare i casi sospetti di favoreggiamento. Solo nel 2007 il medico di una clinica privata di Torano Castello ha segnalato al presidente dell'Ipasvi (il collegio degli infermieri professionali) un'anomalia tra le competenze di tre infermieri che prestavano servizio in quella struttura. Uno di essi è proprio il nipote dell'organizzatore. Da qui è nata l'indagine che ha portato a scoprire la mancata iscrizione degli infermieri nel registro ufficiale della categoria e le responsabilità degli indagati nei confronti dei quali sono state emesse 68 misure cautelari ai domiciliari, 2 in carcere e 2 obblighi di dimora.
Ma non è tutto. I carabinieri del Nas hanno infatti scoperto un altro filone dell'inchiesta che riguarda la cessione ''in anteprima'' dei risultati dei test per l'ammissione alla facoltà di Medicina e Scienze infermieristiche dell'Università Cattolica di Roma. Secondo quanto è emerso, con questo sistema un funzionario della segreteria didattica dell'Università avrebbe favorito l'ingresso di 5 studenti dietro un compenso.
Mentre alle studentesse che volevano essere ammesse al corso di studi sarebbe arrivato a chiedere anche prestazioni sessuali . In un'occasione, secondo quanto riporta l'ordinanza di custodia cautelare, l'uomo ''non ha esitato ad approfittare sessualmente della ragazza di appena vent'anni rappresentandole il suo interessamento come determinante per l'ingresso alla facoltà e prospettandole un esito negativo qualora si fosse sottratta alle sue richieste''.
Intanto in una nota, il dipartimento 'Tutela della Salute' della Regione Calabria ha espresso soddisfazione per le 72 misure cautelari. Per il dipartimento si tratta di un'operazione a garanzia della tutela dei cittadini assistiti. ''Non si puo' più accettare - si legge nella nota dell'assessorato - che qualcuno ancora speculi sulla vita delle persone. La sanità in Calabria attraversa un periodo delicato di trasformazione, passando da uno stato di crisi acuta a una fase di normalizzazione. Continuando nella lotta ai crimini e alle situazioni di illegalità nel mondo sanitario, si potrà avviare finalmente un nuovo ciclo virtuoso per tutti i cittadini calabresi''. ''Un'azione positiva - ha confermato il dirigente generale Andrea Guerzoni - che si accompagna con successo a quel processo di riqualificazione delle nostre strutture sanitarie, e del personale che in esse opera, già avviato in Calabria dalla Regione e dal suo presidente Loiero''.
10/12/2008
giovedì 27 novembre 2008
AUGURI

Cosenza. Leonardo Trento eletto Presidente del Consiglio provinciale
giovedì 27 novembre 2008
Leonardo Trento va ad occupare l’autorevole posto che nove anni è stato occupato da Cecchino Principe. Siamo entusiasti e contenti che il primo scranno del Consiglio Provinciale sia occupato nuovamente da un socialista- così il Segretario della federazione del PS Gianni Papasso-.Siamo certi - ha aggiunto Papasso- che Leonardo Trento in questo ruolo saprà dare il meglio di se stesso, garantendo trasparenza e autorevolezza alla carica.
Comunicato tratto da: http://www.partitosocialista.it
mercoledì 26 novembre 2008
AUGURI
COSENZA/PROVINCIA: CORBELLI, SE PRESIDENTE RINUNCERO' A AUTO BLU
(ASCA) - Cosenza, 25 nov.
Il leader del Movimento Diritti Civili, consigliere-capogruppo e segretario questore dell'Ufficio di Presidenza alla Provincia di Cosenza, Franco Corbelli, indicato tra i candiati presidenti del Consiglio, annuncia che ''se sara' eletto, giovedi', presidente del Consiglio provinciale di Cosenza, rinuncera' a tutti i privilegi, auto blu, telefonino, indennita' che devolvera' interamente a Natale e a Pasqua ai poveri''.''Voglio essere un presidente super partes - dice Corbelli - un garante, un traghettatore del Consiglio sino alle elezioni di giugno. Fuori dall'aula consiliare continuero' ad essere solo un semplice consigliere, con gli stessi diritti e doveri di tutti i consiglieri. In un momento particolarmente difficile per la grave crisi che vive la Calabria e l'intero Paese e' giusto che se eletto presidente dia un segnale diverso, di cambiamento e rinnovamento rispetto al passato''.red-res/dnp/alf
(Asca)
lunedì 24 novembre 2008
AUGURI
Provincia I due capigruppo sostengono la sua candidatura
Udc e Idm per Corbelli presidente
Franco Corbelli corre verso la presidenza del consiglio provinciale che sarà assegnata giovedì. Ieri il leader del movimento "Diritti civili" ha svelato che dopo il Pdl, il quale con Mimmo Barile lo ha proposto per il dopo Principe, anche Udc e Idm hanno mostrato disponibilità a sostenere la sua candidatura. «Ho sentito al telefono – ha dichiarato Corbelli – il capogruppo dell'Udc in consiglio provinciale, Nino Fiorillo, e il capogruppo dell'Idm, Piercarlo Chiappetta. Il centrodestra.....
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Articolo tratto dalla GazzettadelSud on line
martedì 18 novembre 2008
L'altra Calabria
Acquaformosa, il paese arberesh dove la scuola la salvano i nonni
di Enrico Fierro
Qualcuno ha lo zainetto e si è messo il vestito della domenica, quello buono che si tira fuori solo nelle occasioni speciali, sul bavero una medaglia: Seconda guerra mondiale. Tutti hanno sui volti rigati dal tempo i segni di un orgoglio antico che viene dall’altra sponda del mare e che affonda le sue radici in una migrazione di sei secoli fa. Sono i nonni di Acquaformosa, poco meno di mille anime sui monti del Pollino. Vanno a scuola, classe prima elementare. Non sanno chi sia la Gelmini, quella scritta sui manifesti affissi in paese, la signora del Nord che da giovane avvocato ha fatto il suo tirocinio proprio qui in Calabria, a Reggio, nello studio di un noto avvocato comunista, e che ora vuole chiudere la loro scuola elementare. L’unica, quella dei nipotini. Non lo sanno, ma si iscrivono a scuola per protesta e per legittima difesa. E ora sono tra i banchi, insieme ai bambini e alle bambine del paese. Per molti è la prima volta, per pochi altri un ritorno dopo decenni. Benvenuti ad Acquaformosa. Anzi, «Mire se na erdhet Firmoza», come c’è scritto sui cartelli in doppia lingua: l’italiano e l’antico, musicale arberesh, la lingua di quei padri lontani che nel 1400 sbarcarono qui esuli dall’Albania. Firmoza, insieme a Civita (Cifti), Frascineto (Frasnita), San Basile (Shen Vasili) e Lungro (Ungra), è uno dei paesi della folta minoranza linguistica arberesh calabrese. Qui lingua e tradizioni si sono tramandate per secoli grazie ai nonni e alle loro favole, le nonne hanno insegnato i balli e i segreti del ricamo e della cucina. La modernità con le sue crudeli necessità, l’emigrazione, e le sue quotidiane tentazioni televisive, non ha mai «sporcato» idioma e tradizioni. Neppure la chiesa cattolica è riuscita a penetrare il culto greco-bizantino. Le severe icone della chiesa di Acquaformosa, l’inviolabilità dell’altare, l’odore di incenso e l’avvolgente silenzio, sono per il cronista un salto all’indietro: dieci anni fa, Prizren, Kosovo, visita ad un monastero ortodosso. Uguale. Ma siamo nella parte più amara della Calabria, terra di abbandoni e di gente abbandonata. Con il sindaco, Giovanni Manoccio che raccoglie una ventina di vecchietti, alcuni ultraottantenni, e li accompagna a scuola. L’unica elementare del paese a forte rischio chiusura. Il calo demografico fa perdere alunni, sono pochi e non bastano a raggiungere i requisiti numerici minimi. «La nostra non è solo una battaglia per il diritto all’istruzione, la scuola elementare è un presidio per la tutela delle nostre tradizioni». Perché ad Acquaformosa, come negli altri paesi arberesh oppure occitani, grazie a leggi nazionali e ad una legge regionale, per un’ora al giorno si studiano lingue e tradizioni antiche. «La chiusura della scuola», dice il sindaco, «è una vera e propria violenza». L’istituto è vecchio ma ristrutturato di recente. «Abbiamo speso 250mila euro per la messa in sicurezza, soldi che verranno buttati al vento». Gli spazi sono ampi ma non c’è l’ascensore e i vecchietti arrancano per le scale. Entrano timidi in aula, si siedono, simulando quello che potrà accadere all’avvio del prossimo anno scolastico. Con loro ci sono i bambini, un po’increduli, molto divertiti. Il sindaco parla e spiega le ragioni di questa protesta civile e ordinatissima. Tutti battono le mani. Anche le maestre. Un’ora dopo usciamo attraversiamo la strada principale, ovviamente intitolata a Skanderbeg, Giorgio Castriota, l’eroe albanese che ritroviamo riprodotto in un busto di marmo nella stanza del sindaco. Giovanni Manoccio è un uomo di sinistra che ama i buoni libri e la sua terra. «Qualcuno dice che la nostra è una battaglia arretrata, vecchia. Ma cos’è la modernità, cancellare questi paesi? Svuotarli a poco a poco? Azzerare progressivamente una cultura, una diversità che ha resistito nei secoli? La scuola è l’unico momento di aggregazione per i nostri bambini, il luogo dove si ritrovano e si riconoscono, il punto di contatto con la realtà. Chiuderla significa consegnarli totalmente alla televisione e ai suoi modelli. Ma poi è moderno costringere dei bambini a farsi venti chilometri al giorno per studiare? Riportare il calendario della storia indietro agli anni Cinquanta: grembiule, cartellina di cartone, scarpe sfondate e a scuola solo chi aveva i mezzi?». Acquaformosa, forse, la salveranno i nonni. Quelli che a Lungro, ti parlano della miniera di salgemma che occupava fino a 400 operai e che nel 1976 fu chiusa. «Ora è ridotta a una discarica - mi dice un vecchio operaio - e pensare che quello era il luogo del sacrificio, scendevamo fino a 265 metri, con la temperatura a 18 gradi per tirar via il sale». Nel salone del Municipio le vecchie foto della miniera, le lettere degli operai, gli stemmi delle Saline di Lungro, vecchi attrezzi di lavoro. Ricordi di vita strappati all’incuria degli uomini. «Sarebbe bello farci un museo», dice il vecchio operaio. Anche nell’antica Ungra tutto parla delle tradizioni, dalla particolare struttura urbanistica (la gjitonia) all’imponente monumento nella piazza principale naturalmente dedicato a Giorgio Castriota. «Le scuole in queste piccole realtà sono ormai l’unico strumento per conservare la cultura delle comunità. La loro chiusura va contro gli articoli della Costituzione e le leggi della Repubblica che tutelano le minoranze linguistiche. Per questa ragione abbiamo deciso di opporci e di proporre un ricorso alla Consulta». Donatella Laudadio è l’Assessore provinciale alle minoranze, nei giorni scorsi ha fatto un giro per i paesi del Pollino a rassicurare sindaci e famiglie: le scuole non chiuderanno. Nell’ufficio del sindaco di Acquaformosa, tra una bandiera con le aquile e un brevetto di partigiano dono di un paesano, sfogliamo le lettere dei bambini delle elementari. Grafie innocenti, ringraziamenti, inviti a recite e saggi di fine d’anno. E una petizione: «Signor sindaco siamo sfegatati fans dei “Cesaroni”, la preghiamo di invitare gli attori della fiction per la prossima rassegna di agosto». Giovanni Manoccio sorride: «Certo, per fortuna viviamo nell’Italia di oggi, anche in quella dei “Cesaroni”, ma non possiamo consentire a nessuno di uccidere il nostro passato. Non è giusto e soprattutto non è questa la modernità alla quale aspiriamo».
Articolo tratto da L’Unita del 18 Nov 2008
lunedì 17 novembre 2008
L'importante è RUBARE
Il docente, ordinario a Unical, aveva ottenuto decine di milioni di euro ottenuti grazie a fantomatici progetti innovativi per una fabbrica di ceramiche.
Truffe alla Ue ideate dal professore. Carte false e ricercatori sfruttati.
Studenti e laureati venivano utilizzati per produrre la documentazione necessaria.
di GIUSEPPE BALDESSARO
REGGIO CALABRIA - Costringeva dottorandi e ricercatori a firmare carte false. Li sfruttava per produrre progetti di Sviluppo finanziati dall'Europa e dallo Stato. Idee da decine di milioni di euro che finivano nelle tasche delle aziende. Mentre i giovani studiosi incassavano solo poche migliaia di euro, che in parte erano costretti persino restituire al docente. Per questo da ieri Alfonso Nastro, professore ordinario di Pianificazione territoriale dell'Università di Cosenza è ufficialmente indagato. Coinvolto secondo gli uomini del Nucleo antifrode dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, in una mega truffa che ha portato all'arresto di 3 persone, alla notifica di 40 avvisi di garanzia e al sequestro di beni per 70 milioni di euro.
Le indagini, avviate nel corso del 2006 su delega della Procura di Reggio Calabria riguardano la "Vecchio prodotti in ceramica srl", società che avrebbe dovuto operare nel settore della fabbricazione di piastrelle per l'edilizia. L'attività doveva partire grazie ad un contributo europeo di 26 milioni di euro, finalizzato a un progetto di "ricerca e sviluppo precompetitivo e programma industriale". Un Pia (Pacchetto integrato agevolazioni innovazione) ideato da ricercatori, dottorandi e studenti dell'Unical, guidati dal professor Nastro. Un'operazione che in realtà avrebbe fruttato milioni soltanto per gli imprenditori ed i loro complici, visto che la produzione, prevista in uno stabilimento di Candidoni, in provincia di Reggio Calabria, non è mai partita.
Nelle carte dell'inchiesta si legge di "un sofisticato meccanismo di frode, ideato dai responsabili della società beneficiaria del contributo e dal docente del dipartimento di Pianificazione". I soci della Vecchio srl fornivano documenti falsi riguardo alla fattibilità del progetto proposto, gonfiavano i costi sostenuti per avviarlo, e manomettevano le date di conclusione del programma di ricerca e di pagamento delle relative spese.
Insomma, un castello di carta costruito sul nulla. Il docente universitario, scrivono i magistrati, "avrebbe imposto a diversi studenti e ricercatori la sottoscrizione di documenti non veritieri e, talvolta, estorto parte del compenso da loro percepito". In buona sostanza dei circa 20 mila euro che dovevano andare ad una decina di giovani studiosi per il lavoro di progettazione svolto, solo 3 o 4 mila venivano percepiti realmente. Cifre che erano decurtate ulteriormente dal professore che pretendeva una tangente, approfittando della posizione predominante nell'università. Ora è accusato oltre che di falso e truffa anche di estorsione. Un secondo filone di indagine, condotto per competenza territoriale dalla procura della repubblica di Palmi, ha riguardato la "Tourist residence", riconducibile alle stesse persone fisiche titolari della "Vecchio prodotti in ceramica", nonché beneficiaria, ai sensi della legge 488, di un ulteriore contributo pubblico di oltre 5 milioni di euro. In questo caso il denaro era erogato per l'ampliamento di una grossa struttura turistico-alberghiera - il "villaggio la Pace" - realizzata nel comune di Drapia, a Vibo Valentia. Anche questa una truffa. Agli indagati sono stati sequestrati la struttura nella quale doveva essere avviata la produzione di piastrelle, il villaggio turistico, 67 immobili, quote azionarie e conti correnti, per un valore complessivo di 70 milioni di euro.
Articolo tratto da Repubblica del 17-11-08
mercoledì 12 novembre 2008
Miracolo!!!!!!!!!!!!!!!
Cavallo “risponde” a richiamo CC, recuperato bestiame rubato
VIBO VALENTIA. Avevano rubato tre cavalli e li avevano portati in una campagna deserta e ben recintata, in attesa di cederli a qualche acquirente, ma i carabinieri li hanno preceduti, grazie soprattutto alla collaborazione di Valentino, il più vispo dei tre quadrupedi, che chiamato a distanza per nome, si è messo a nitrire, attirando così i militari dell’Arma nella prigione. Il curioso episodio, raccolto in ambienti investigativi, è avvenuto a Zungri, un Comune del vibonese, nel comprensorio del Poro, tristemente noto per i continui furti di animali di ogni genere, un fenomeno vestito dalla mafia rurale che saccheggia gli allevamenti al fine di indurre i proprietari delle campagne a cederle a basso prezzo. I carabinieri, appena ricevuta la denuncia del furto da parte di un piccolo allevatore del luogo con la descrizione dei quadrupedi ed i loro nomi, si sono diretti verso la “Campia”, scandendo a gran voce il nome “Valentino” dato dal proprietario ad uno dei cavalli fin quando ad un tratto non hanno sentito, in risposta, un forte nitrito. Sicché, seguendo la direzione da cui proveniva il segnale, sono arrivati al rifugio. Recuperati i cavalli, i carabinieri sono adesso alla ricerca dei ladri, probabilmente persone del luogo, affiliate alla famigerata mafia rurale. (11-10-08)
Tratto da: IlGiornalediCalabria del 11-11-06
giovedì 6 novembre 2008
Usanze
“U cùnzulu”
Questa parola (cùnzulu) indica una serie di rituali e di comportamenti posti in essere, nel momento in cui, nel paese, si verifica un lutto.
La comunità si stringe attorno alla famiglia nella quale si è verificato l’evento, compiendo una serie di azioni che culminano nella cerimonia “du cùnzulu”.
Dopo il funerale, nel primo mese di lutto la famiglia del defunto riduce al minimo le proprie attività tanto da non preparare neanche il pasto quotidiano; saranno gli amici, le persone più intime che a rotazione se ne occuperanno.
Le persone che preparano u cùnzulu si devono attenere ad una serie di prescrizioni: bisogna preparare pasti abbondanti, portare tutte le stoviglie (non possono essere usate quelle della famiglia in lutto), le vettovaglie che avanzano devono rimanere alla famiglia in lutto.
Tutto l’occorrente, compreso i pasti, viene sistemato in una o più”sporte” è coperto da un panno nero. Qualora il pranzo si dovesse protrarre oltre il calar del sole, le stoviglie, e tutto ciò che è servito per “u cùnzulu” , viene ritirato il giorno dopo. Per un anno, in famiglia, non si confezioneranno le pietanze tradizionali di due importanti festività: saranno i parenti più stretti
, i SanGiuvanni, a portare loro il giorno della festa, ‘u cuddracciu’ per Pasqua ed ‘i pittuli’ per Natale; per il giorno dei Morti un piatto di ‘lagana e ciciri’.
Sono molte le tradizioni che col passare degli anni si modificano profondamente, o vengono assimilate con altre o spariscono definitivamente.
‘U cùnzulu’ rimane, per i morti ma soprattutto per i vivi.
Angelo Aquino
domenica 2 novembre 2008
2 Novembre
Un serpentone lungo, nero, cominciava a muoversi dal piazzale della chiesa per le vie del paese e poi lungo la strada in salita e tutta curve, polverosa d’estate e infangata d’inverno, per arrivare fino al cimitero. Ragazzi indaffarati a vendere lumini e mezze candele, che tutti compravano, sul ricavato della vendita gli spettava una paghetta che i vari negozianti riconoscevano, pochi spiccioli che venivano spesi per il cinema, qualche sigaretta, o per qualche leccornia tipo i kaki, sì i kaki, che proprio in quel periodo erano nel pieno della maturazione e della loro dolcezza, era quasi un frutto proibito. La processione di donne, vedove, orfane, ragazzi, padri, madri, a crocchi familiari, con l’avvicinarsi al cimitero procedeva sempre più sommessamente, alcune donne recitava qualche litania di cui forse non conosceva il significato, parole imparate a memoria, sentite chissà quante volte, rispondevano in automatico ad ogni finire di frase del prete. Tante viuzze, tombe nella nuda terra, sopra la terra loculi a più piani, cappelle gentilizie “ Qui giace……… nato il…. e morto il….” . Tombe senza croci, croci arrugginite, croci e date tracciate nell’intonaco in attesa d’una lapida che non fu mai posta, date e nomi incise nel marmo o con lettere dorate; li sotto dove tutto giace e tutto uguale, sopra tutto è diverso. La ricerca del luogo del proprio caro, l’accensione d’una candela prendendo a prestito la fiamma d’una candela a fianco, un lumino: qualcosa comincia a muoversi dentro, un istinto irrefrenabile. Non si prega, non si sa pregare perché nessuno glielo ha mai insegnato, si sa solo piangere perché lo hanno sentito ed imparato di generazione in generazione. La figlia piange il padre o la madre, la moglie il marito, la sorella il fratello. Gli uomini non piangono non lo sanno fare, non glielo hanno mai insegnato. Due madri: Una piange il giovane figlio morto in Canada, un’altra piange il figlio morto in Svizzera. Son passati forse dieci o vent’anni dal quel triste evento, ogni anno il loro pianto è diverso, straziante come solo il pianto d’una madre che piange il figlio può essere. C’è sacralità nel rito preparatorio, una preparazione fisica e spirituale, la ricerca di una forza superiore, sussurrano parole a volte incomprensibili, quasi una nenia, frasi che terminano sempre con “figliu”, poi il parlato si fa più musicale. Il pianto inizia lodando la bontà, le fattezze, l’amore di quel figlio, intanto le dita delle mani cercano di sciogliere il nodo del fazzoletto nero che hanno in testa, con gesti lenti, misurati la coroncina di trecce sulla nuca si dipana, due lunghe trecce bianche s’appoggiano sul seno, lentamente le sciolgono, quelle stesse dita che un tempo porsero i capezzoli per allattare quei figli morti, cominciano a scarminare i capelli come per scegliere quelli più belli, ogni conclusione di frase finisce con una ciocca di capelli fra le mani che ripongono una dopo l’altra sopra la tomba. La musica del pianto, monodico, aumenta di volume, seguendo una partitura che si ripete da anni. Non si rivolgono mai a Dio, a Gesù o ad altri Santi, qualche volta entra in questo dialogo fra madre e figlio il nome della Madonna ‘A’’ Dulirata. Il pianto aumenta ancora di sonorità, il ritmo prima cadenzato, da marcia funebre, ora si fa incalzante, s’accompagna al movimento delle braccia che tendono verso l’alto, il dondolio del capo, le mani, i polpastrelli da prima sfiorano le guance, le unghie affondano nella carne tracciando un solco, lentamente il sangue affiora sul viso, poche gocce cadono sulla nuda terra come a voler ridare nuova vita a quel che rimane di quel corpo sepolto. Avevo quasi cancellato dalla memoria questi ricordi: Qualche anno fa ho riascoltato gli stessi suoni, rivissute le stesse emozioni in luogo distante mille e più chilometri. Una madre piangeva in casa il figlio morto, in quel luogo dove ancora vive, gli hanno detto che non s’usa piangere, né al cimitero né in chiesa, non sta bene. Povere madri calabresi, anche questo vi è stato tolto, piangere come vi hanno insegnato e come solo voi ‘’Ddulirate sapete.
Sartano, 1999sabato 1 novembre 2008
Plagio o l'arte di arrangiarsi?
Ultraottantenni in classe per salvare scuola
Effetto del decreto Gelmini in paese calabrese con pochi alunni
(ANSA) - ACQUAFORMOSA (COSENZA), 1 NOV.
Una trentina di ultraottantenni si sono iscritti alle elementari per evitare la chiusura della scuola per mancanza di alunni. L'iniziativa e' degli amministratori di Acquaformosa, un comune italo-albanese con 1.200 abitanti, in provincia di Cosenza. Con pochi alunni la scuola, per effetto del decreto Gelmini, sarebbe stata soppressa.
Cari amici di Acquaformosa la primogenitura di una iniziativa simile spetta al Liceo di Torano, dove sono stati iscritti due ventenni e due quarantenni: con quale risultato?
Nullo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Certo che 30 ultraottantenni alle elementari fanno un certo effetto.
giovedì 30 ottobre 2008
Ma dove erano i genitori?
A Torano
Anche i genitori si fanno sentire
di ROBERTO GALASSO
TORANO CASTELLO - Si leva anche da Torano Castello il coro di protesta contro il decreto “taglia scuole” del ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini. Un sit in è in programma per questa mattina (giovedì) alle 9, a Sartano, in Piazza Duomo, davanti la sede della delegazione municipale. A promuoverla i genitori degli alunni delle scuole elementari toranesi sempre più allarmati circa la paventata soppressione dell'attuale istituto comprensivo che risulta essere inserito nell'elenco delle realtà scolastiche a rischio chiusura. Il territorio comunale toranese, infatti, sembra essere destinato a rimanere senza scuola elementare e media. Un'eventualità che i genitori dei piccoli alunni respingono con forza, poiché ritengono inaccettabile che i loro figli possano diventare dei baby pendolari costretti a recarsi nelle scuole di chissà quale altro paese dell'hinterland. A rischio, appunto, sono i plessi con meno di cinquanta alunni. L'incontro di oggi (sono stati invitati a partecipare anche l'amministrazione comunale ed il consigliere provinciale e leader di Diritti Civili, Franco Corbelli) sarà l'occasione per discutere ma soprattutto per mobilitarsi e mettere in atto ogni iniziativa che miri a salvaguardare le scuole presenti sul territorio dalla scure del decreto del ministro Gelmini.
Articolo tratto dal QuotidianodellaCalabria del 30-10-08
Genitori Sartanesi: dove eravate la mattina di giovedi 30 ottobre 2008 fra le nove e le undici?
Non lo sapevate forse che qualcuno aveva organizzato una manifestazione?
Lo sapevate e non ve ne frega niente?
Sapevate da chi era organizzata ed avete evitato di partecipare?
Quale di queste domande sarà quella giusta? Bhò!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
domenica 19 ottobre 2008
Mi verrebbe da dire:
....ed iu c'hu dicu a mamma!!!!!!!!!!!
A3, l’allarme di Loiero: “Le imprese se ne vanno”
Il Governatore torna a denunciare le intimidazioni sui cantieri
COSENZA. Il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, lancia ancora una volta l’allarme sui condizionamenti della ‘ndranghita. “Lunedì prossimo - ha detto Loiero - approfittando della sua presenza a Catanzaro, dirò al ministro Maroni che quasi tutte le ditte, eccezione fatta per due di esse, impegnate nei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e della Trasversale delle Serre, vogliono lasciare la Calabria. Mi hanno detto che è impossibile lavorare con le pressioni esercitate dalla ‘ndrangheta”. “Come si fa a pensare alle infrastrutture in una situazione cosi?”, si è chiesto Loiero, che ha concluso a Cosenza un’iniziativa promossa dai Verdi sul tema “Le emergenze in Calabria”. (18-10-08)
Da quando le cose vanno così? L'Autostrada del Sud è madre della 'ndranghita!!
Dove ci sono grossi e grassi appalti pubblici in Calabria, e non solo,c'è la 'ndraghita.
Caro Sig. Governatore non è più il tempo delle denunce è tempo di agire.
?
Operaio edile cade da impalcatura e muore
Incidente sul lavoro e' avvenuto nel Cosentino
(ANSA) - SAN SOSTI (COSENZA), 18 OTT - Un operaio edile, del quale non sono state rese note ancora le generalita', e' morto in un incidente avvenuto a San Sosti. L'uomo stava lavorando in un cantiere per la ristrutturazione del Santuario della Madonna del Pettoruto quando, per cause ancora in corso di accertamento, e' caduto da una impalcatura ed e' morto. Sul luogo dell'incidente sono intervenuti i medici del servizio 118 ed i carabinieri della compagnia di San Marco Argentano. Sono in corso gli accertamenti.
mercoledì 15 ottobre 2008
L'Italia è servita
Ddl lavoro: per concorsi pubblici favoriti residenti
Si' Camera a emendamento Commissione, opposizione protesta
(ANSA) - ROMA, 15 OTT - Si' della Camera ad un emendamento al ddl lavoro collegato alla Manovra che introduce la 'territorializzazione' dei concorsi pubblici. In base al testo, in un concorso la residenza del candidato puo' privilegiarlo se l'ente ritiene che serva per migliorare il servizio. L'emendamento era stato approvato in commissione con il no delle opposizioni: 'Da oggi - protesta Burtone (Pd) - per i meridionali sara' ancora piu' difficile accedere ad un concorso fuori dalla regione di residenza'.
mercoledì 8 ottobre 2008
La cas(t)a delle libertà
Si deve indistintamente appellare tirannide ogni qualunque governo in cui, chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle, od anche solo eluderle, con sicurezza d’impunità.
E quindi o questo infrangi-legge sia ereditario o sia elettivo, usurpatore o legittimo, buono o tristo, uno o molti; ad ogni modo, chiunque ha una forza elettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.
Vittorio Alfieri - (Della Tirannide, Libro 1, Cap 2)
martedì 7 ottobre 2008
MacioMen

Poetica del lavoro
L' opera che ho deciso di far concorrere, è stata realizzata esclusivamente per il concorso. Il soggetto, viene colto dall' alto mediante l'uso del fish-eye che esaltando la muscolatura delle spalle dona alla figura un aspetto molto ironico, quasi di presunzione, nei confronti del fruitore al quale sta mostrando le sue prestanze fisiche. Pertanto l' opera nella sua interezza, si presenta deformata in modo beffarda, grottesca,in quanto il tentativo è quello di tirar fuori delle manifestazioni di ilarità. Il materiale con il quale è stato realizzato è la juta, nella sua grezza trama e materia; essa viene estroflessa, modificata e sagomata per mezzo di poluretano espanso sovrapposto ad una spessa base lignea. Terminata questa fase preparatoria mi sono cimentato nell' esecuzione del soggetto, realizzato mediante sciabolate molto fresche di colori caldi, alternando spazi pittorici nel quale il colore impone la sua forza con la materia, per poi attenuarne la presenza, consentendo così anche alla juta un ruolo da protagonista. L' effetto finale che si viene a creare è una sorta di gioco tra spettatore e opera. In cui grazie all' anamorfismo chi osserva la tela viene coinvolto non solo visivamente, ma invitato ad avvicinarsi all' opera per constatarne la tridimensionalità.
Maurizio Cariati 2008
Museo della Permanente – via Turati, 49- Milano
dall'8 al 12 ottobre 2008
70 finalisti – catalogo
(martedì/venerdì 10-13/14.30-18.30;sabato/domenica 10-18.30 –entrata libera )
La mostra proseguirà presso le sedei di
Banca Profilo con il seguente calendario:
Torino - Galleria San Federico,16
dal 22 al 26 Ottobre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Brescia - Palazzo Poncarali - via Gabriele rosa,34
dal 05 al 09 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Reggio Emilia-Palazzo Sacrati-via Emilia S.Pietro,27
dal 12 al 16 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Ferrara - Palazzo Nagliati - c.so Giovecca,59
dal 19 al 23 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Roma - via Gregoriana, 40
dal 27 al 30 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata
venerdì 3 ottobre 2008
Strano ma vero.
Torano Castello
Ghiaccio piovuto dal cielo
Paura in viale Michelangelo.
Un enorme pezzo di ghiaccio piovuto dal cielo si è abbatttuto come un fulmine a ciel sereno su una pensilina in laminato di ferro. Un boato e tanta paura per quanti si trovavano nell’immobile. È successo a Torano Castello, in Viale Michelangelo, nei pressi di un’officina meccanica, intorno alle dodici di ieri, mentre i meccanici erano intenti a lavorare alla presenza di clienti.
«Appena dopo il botto, ci siamo riversarti sulla strada per capacitarci di cosa fosse successo. Sulla strada abbiamo visto un blocco di ghiaccio delle dimensioni di circa venti centimetri, oltre ad altri frammenti di ghiaccio sparsi per terra». Preoccupato per il forte rumore, il proprietario, spiega «sono salito al piano superiore dell’immobile per capire cosa avesse provocato il blocco di ghiaccio e qui ho visto sulla pensilina in ferro sagomato che l’impatto che il ghiaccio aveva procurato. Non vi dico la preoccupazione, per il botto e per quel pezzo di ghiaccio piovuto dal cielo sgombro da nuvole». Un pericolo scampato, anche perché la via sulla quale si è verificato questo strano fenomeno è molto trafficata che avrebbe potuto seriamente compromettere l’incolumità dei passanti.
Gildo Anthony Urlandini
Pubblicato su: CalabriaOra di venerdi 3 ottobre.
martedì 30 settembre 2008
Nemo propheta in patria (sua)
Anime in cerca d'autore
a cura di: Chiara Argenteri
Andrea Riga e Maurizio Cariati
Loft Gallery - arte moderna e contemporanea
via Margherita, 47-87064 Corigliano Calabro (CS)
Inagurazione 4 Ottobre ore 18:30
dal 4 Ottobre al 8 Novembre 2008
catalogo (disponibile in galleria)
orari: lunede 17-20 martedi - sabato 10-13 / 17-20
tel. e fax +39.0983.83703 - cell. 347.5948491
sabato 20 settembre 2008
Un aiuto per una giusta causa.
Ammazzatecitutti rischia di chiudere entro un mese
di Aldo Pecora e Rosanna Scopelliti
mercoledì 17 settembre 2008
LETTERA APERTA A CHI CI VUOLE BENE. Cari italiani, care italiane, quando abbiamo deciso di fondare Ammazzateci Tutti, in quel lembo di terra meravigliosa e disgraziata che si chiama Calabria, abbiamo cercato di concentrare le poche, pochissime risorse disponibili e le tante, tantissime speranze, di tutta quella gente che non ce la faceva più a vivere “incellophanata” dall'omertà e, soprattutto, dalla paura.
Per essere davvero liberi non ci siamo mai voluti legare a nessun carrrozzone, né politico né imprenditoriale. Solo con il tempo abbiamo capito che è stata una scelta coraggiosa, una sfida più grande di noi, che ha certamente appesantito - non di poco - le già tante preoccupazioni che avevamo comunque messo in conto.
giovedì 18 settembre 2008
L'estate è quasi finita...........................
................a parte le solite canzoni sull'estate, ci avviamo alla conclusione di una di quelle estate sicuramente da ricordare. L'Alitalia ha finalmente trovato la soluzione auspicata dal benemerito presidente del consiglio SB, il liceo Toranese ha il suo bel contributo di 1.ooo.ooo,oo di euro messo a bilancio per il 2009 dalla provincia di Cosenza, l'acqua abbonda, i cassonetti per la raccolta della nettezza urbana emanano effluvi odorosi di spezie e legni orientali, è stato designato il futuro presidente della regione Calabria, che si puo desiderare di più? Nulla.
Ringrazio l'amico Cesare Micieli per le fototestimonianza delle campagne di Sartano e dintorni dopo gli incendi di questa estate.




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