Acquaformosa, il paese arberesh dove la scuola la salvano i nonni
di Enrico Fierro
Qualcuno ha lo zainetto e si è messo il vestito della domenica, quello buono che si tira fuori solo nelle occasioni speciali, sul bavero una medaglia: Seconda guerra mondiale. Tutti hanno sui volti rigati dal tempo i segni di un orgoglio antico che viene dall’altra sponda del mare e che affonda le sue radici in una migrazione di sei secoli fa. Sono i nonni di Acquaformosa, poco meno di mille anime sui monti del Pollino. Vanno a scuola, classe prima elementare. Non sanno chi sia la Gelmini, quella scritta sui manifesti affissi in paese, la signora del Nord che da giovane avvocato ha fatto il suo tirocinio proprio qui in Calabria, a Reggio, nello studio di un noto avvocato comunista, e che ora vuole chiudere la loro scuola elementare. L’unica, quella dei nipotini. Non lo sanno, ma si iscrivono a scuola per protesta e per legittima difesa. E ora sono tra i banchi, insieme ai bambini e alle bambine del paese. Per molti è la prima volta, per pochi altri un ritorno dopo decenni. Benvenuti ad Acquaformosa. Anzi, «Mire se na erdhet Firmoza», come c’è scritto sui cartelli in doppia lingua: l’italiano e l’antico, musicale arberesh, la lingua di quei padri lontani che nel 1400 sbarcarono qui esuli dall’Albania. Firmoza, insieme a Civita (Cifti), Frascineto (Frasnita), San Basile (Shen Vasili) e Lungro (Ungra), è uno dei paesi della folta minoranza linguistica arberesh calabrese. Qui lingua e tradizioni si sono tramandate per secoli grazie ai nonni e alle loro favole, le nonne hanno insegnato i balli e i segreti del ricamo e della cucina. La modernità con le sue crudeli necessità, l’emigrazione, e le sue quotidiane tentazioni televisive, non ha mai «sporcato» idioma e tradizioni. Neppure la chiesa cattolica è riuscita a penetrare il culto greco-bizantino. Le severe icone della chiesa di Acquaformosa, l’inviolabilità dell’altare, l’odore di incenso e l’avvolgente silenzio, sono per il cronista un salto all’indietro: dieci anni fa, Prizren, Kosovo, visita ad un monastero ortodosso. Uguale. Ma siamo nella parte più amara della Calabria, terra di abbandoni e di gente abbandonata. Con il sindaco, Giovanni Manoccio che raccoglie una ventina di vecchietti, alcuni ultraottantenni, e li accompagna a scuola. L’unica elementare del paese a forte rischio chiusura. Il calo demografico fa perdere alunni, sono pochi e non bastano a raggiungere i requisiti numerici minimi. «La nostra non è solo una battaglia per il diritto all’istruzione, la scuola elementare è un presidio per la tutela delle nostre tradizioni». Perché ad Acquaformosa, come negli altri paesi arberesh oppure occitani, grazie a leggi nazionali e ad una legge regionale, per un’ora al giorno si studiano lingue e tradizioni antiche. «La chiusura della scuola», dice il sindaco, «è una vera e propria violenza». L’istituto è vecchio ma ristrutturato di recente. «Abbiamo speso 250mila euro per la messa in sicurezza, soldi che verranno buttati al vento». Gli spazi sono ampi ma non c’è l’ascensore e i vecchietti arrancano per le scale. Entrano timidi in aula, si siedono, simulando quello che potrà accadere all’avvio del prossimo anno scolastico. Con loro ci sono i bambini, un po’increduli, molto divertiti. Il sindaco parla e spiega le ragioni di questa protesta civile e ordinatissima. Tutti battono le mani. Anche le maestre. Un’ora dopo usciamo attraversiamo la strada principale, ovviamente intitolata a Skanderbeg, Giorgio Castriota, l’eroe albanese che ritroviamo riprodotto in un busto di marmo nella stanza del sindaco. Giovanni Manoccio è un uomo di sinistra che ama i buoni libri e la sua terra. «Qualcuno dice che la nostra è una battaglia arretrata, vecchia. Ma cos’è la modernità, cancellare questi paesi? Svuotarli a poco a poco? Azzerare progressivamente una cultura, una diversità che ha resistito nei secoli? La scuola è l’unico momento di aggregazione per i nostri bambini, il luogo dove si ritrovano e si riconoscono, il punto di contatto con la realtà. Chiuderla significa consegnarli totalmente alla televisione e ai suoi modelli. Ma poi è moderno costringere dei bambini a farsi venti chilometri al giorno per studiare? Riportare il calendario della storia indietro agli anni Cinquanta: grembiule, cartellina di cartone, scarpe sfondate e a scuola solo chi aveva i mezzi?». Acquaformosa, forse, la salveranno i nonni. Quelli che a Lungro, ti parlano della miniera di salgemma che occupava fino a 400 operai e che nel 1976 fu chiusa. «Ora è ridotta a una discarica - mi dice un vecchio operaio - e pensare che quello era il luogo del sacrificio, scendevamo fino a 265 metri, con la temperatura a 18 gradi per tirar via il sale». Nel salone del Municipio le vecchie foto della miniera, le lettere degli operai, gli stemmi delle Saline di Lungro, vecchi attrezzi di lavoro. Ricordi di vita strappati all’incuria degli uomini. «Sarebbe bello farci un museo», dice il vecchio operaio. Anche nell’antica Ungra tutto parla delle tradizioni, dalla particolare struttura urbanistica (la gjitonia) all’imponente monumento nella piazza principale naturalmente dedicato a Giorgio Castriota. «Le scuole in queste piccole realtà sono ormai l’unico strumento per conservare la cultura delle comunità. La loro chiusura va contro gli articoli della Costituzione e le leggi della Repubblica che tutelano le minoranze linguistiche. Per questa ragione abbiamo deciso di opporci e di proporre un ricorso alla Consulta». Donatella Laudadio è l’Assessore provinciale alle minoranze, nei giorni scorsi ha fatto un giro per i paesi del Pollino a rassicurare sindaci e famiglie: le scuole non chiuderanno. Nell’ufficio del sindaco di Acquaformosa, tra una bandiera con le aquile e un brevetto di partigiano dono di un paesano, sfogliamo le lettere dei bambini delle elementari. Grafie innocenti, ringraziamenti, inviti a recite e saggi di fine d’anno. E una petizione: «Signor sindaco siamo sfegatati fans dei “Cesaroni”, la preghiamo di invitare gli attori della fiction per la prossima rassegna di agosto». Giovanni Manoccio sorride: «Certo, per fortuna viviamo nell’Italia di oggi, anche in quella dei “Cesaroni”, ma non possiamo consentire a nessuno di uccidere il nostro passato. Non è giusto e soprattutto non è questa la modernità alla quale aspiriamo».
Articolo tratto da L’Unita del 18 Nov 2008
martedì 18 novembre 2008
lunedì 17 novembre 2008
L'importante è RUBARE
Il docente, ordinario a Unical, aveva ottenuto decine di milioni di euro ottenuti grazie a fantomatici progetti innovativi per una fabbrica di ceramiche.
Truffe alla Ue ideate dal professore. Carte false e ricercatori sfruttati.
Studenti e laureati venivano utilizzati per produrre la documentazione necessaria.
di GIUSEPPE BALDESSARO
REGGIO CALABRIA - Costringeva dottorandi e ricercatori a firmare carte false. Li sfruttava per produrre progetti di Sviluppo finanziati dall'Europa e dallo Stato. Idee da decine di milioni di euro che finivano nelle tasche delle aziende. Mentre i giovani studiosi incassavano solo poche migliaia di euro, che in parte erano costretti persino restituire al docente. Per questo da ieri Alfonso Nastro, professore ordinario di Pianificazione territoriale dell'Università di Cosenza è ufficialmente indagato. Coinvolto secondo gli uomini del Nucleo antifrode dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, in una mega truffa che ha portato all'arresto di 3 persone, alla notifica di 40 avvisi di garanzia e al sequestro di beni per 70 milioni di euro.
Le indagini, avviate nel corso del 2006 su delega della Procura di Reggio Calabria riguardano la "Vecchio prodotti in ceramica srl", società che avrebbe dovuto operare nel settore della fabbricazione di piastrelle per l'edilizia. L'attività doveva partire grazie ad un contributo europeo di 26 milioni di euro, finalizzato a un progetto di "ricerca e sviluppo precompetitivo e programma industriale". Un Pia (Pacchetto integrato agevolazioni innovazione) ideato da ricercatori, dottorandi e studenti dell'Unical, guidati dal professor Nastro. Un'operazione che in realtà avrebbe fruttato milioni soltanto per gli imprenditori ed i loro complici, visto che la produzione, prevista in uno stabilimento di Candidoni, in provincia di Reggio Calabria, non è mai partita.
Nelle carte dell'inchiesta si legge di "un sofisticato meccanismo di frode, ideato dai responsabili della società beneficiaria del contributo e dal docente del dipartimento di Pianificazione". I soci della Vecchio srl fornivano documenti falsi riguardo alla fattibilità del progetto proposto, gonfiavano i costi sostenuti per avviarlo, e manomettevano le date di conclusione del programma di ricerca e di pagamento delle relative spese.
Insomma, un castello di carta costruito sul nulla. Il docente universitario, scrivono i magistrati, "avrebbe imposto a diversi studenti e ricercatori la sottoscrizione di documenti non veritieri e, talvolta, estorto parte del compenso da loro percepito". In buona sostanza dei circa 20 mila euro che dovevano andare ad una decina di giovani studiosi per il lavoro di progettazione svolto, solo 3 o 4 mila venivano percepiti realmente. Cifre che erano decurtate ulteriormente dal professore che pretendeva una tangente, approfittando della posizione predominante nell'università. Ora è accusato oltre che di falso e truffa anche di estorsione. Un secondo filone di indagine, condotto per competenza territoriale dalla procura della repubblica di Palmi, ha riguardato la "Tourist residence", riconducibile alle stesse persone fisiche titolari della "Vecchio prodotti in ceramica", nonché beneficiaria, ai sensi della legge 488, di un ulteriore contributo pubblico di oltre 5 milioni di euro. In questo caso il denaro era erogato per l'ampliamento di una grossa struttura turistico-alberghiera - il "villaggio la Pace" - realizzata nel comune di Drapia, a Vibo Valentia. Anche questa una truffa. Agli indagati sono stati sequestrati la struttura nella quale doveva essere avviata la produzione di piastrelle, il villaggio turistico, 67 immobili, quote azionarie e conti correnti, per un valore complessivo di 70 milioni di euro.
Articolo tratto da Repubblica del 17-11-08
mercoledì 12 novembre 2008
Miracolo!!!!!!!!!!!!!!!
Cavallo “risponde” a richiamo CC, recuperato bestiame rubato
VIBO VALENTIA. Avevano rubato tre cavalli e li avevano portati in una campagna deserta e ben recintata, in attesa di cederli a qualche acquirente, ma i carabinieri li hanno preceduti, grazie soprattutto alla collaborazione di Valentino, il più vispo dei tre quadrupedi, che chiamato a distanza per nome, si è messo a nitrire, attirando così i militari dell’Arma nella prigione. Il curioso episodio, raccolto in ambienti investigativi, è avvenuto a Zungri, un Comune del vibonese, nel comprensorio del Poro, tristemente noto per i continui furti di animali di ogni genere, un fenomeno vestito dalla mafia rurale che saccheggia gli allevamenti al fine di indurre i proprietari delle campagne a cederle a basso prezzo. I carabinieri, appena ricevuta la denuncia del furto da parte di un piccolo allevatore del luogo con la descrizione dei quadrupedi ed i loro nomi, si sono diretti verso la “Campia”, scandendo a gran voce il nome “Valentino” dato dal proprietario ad uno dei cavalli fin quando ad un tratto non hanno sentito, in risposta, un forte nitrito. Sicché, seguendo la direzione da cui proveniva il segnale, sono arrivati al rifugio. Recuperati i cavalli, i carabinieri sono adesso alla ricerca dei ladri, probabilmente persone del luogo, affiliate alla famigerata mafia rurale. (11-10-08)
Tratto da: IlGiornalediCalabria del 11-11-06
giovedì 6 novembre 2008
Usanze
“U cùnzulu”
Questa parola (cùnzulu) indica una serie di rituali e di comportamenti posti in essere, nel momento in cui, nel paese, si verifica un lutto.
La comunità si stringe attorno alla famiglia nella quale si è verificato l’evento, compiendo una serie di azioni che culminano nella cerimonia “du cùnzulu”.
Dopo il funerale, nel primo mese di lutto la famiglia del defunto riduce al minimo le proprie attività tanto da non preparare neanche il pasto quotidiano; saranno gli amici, le persone più intime che a rotazione se ne occuperanno.
Le persone che preparano u cùnzulu si devono attenere ad una serie di prescrizioni: bisogna preparare pasti abbondanti, portare tutte le stoviglie (non possono essere usate quelle della famiglia in lutto), le vettovaglie che avanzano devono rimanere alla famiglia in lutto.
Tutto l’occorrente, compreso i pasti, viene sistemato in una o più”sporte” è coperto da un panno nero. Qualora il pranzo si dovesse protrarre oltre il calar del sole, le stoviglie, e tutto ciò che è servito per “u cùnzulu” , viene ritirato il giorno dopo. Per un anno, in famiglia, non si confezioneranno le pietanze tradizionali di due importanti festività: saranno i parenti più stretti
, i SanGiuvanni, a portare loro il giorno della festa, ‘u cuddracciu’ per Pasqua ed ‘i pittuli’ per Natale; per il giorno dei Morti un piatto di ‘lagana e ciciri’.
Sono molte le tradizioni che col passare degli anni si modificano profondamente, o vengono assimilate con altre o spariscono definitivamente.
‘U cùnzulu’ rimane, per i morti ma soprattutto per i vivi.
Angelo Aquino
domenica 2 novembre 2008
2 Novembre
Un serpentone lungo, nero, cominciava a muoversi dal piazzale della chiesa per le vie del paese e poi lungo la strada in salita e tutta curve, polverosa d’estate e infangata d’inverno, per arrivare fino al cimitero. Ragazzi indaffarati a vendere lumini e mezze candele, che tutti compravano, sul ricavato della vendita gli spettava una paghetta che i vari negozianti riconoscevano, pochi spiccioli che venivano spesi per il cinema, qualche sigaretta, o per qualche leccornia tipo i kaki, sì i kaki, che proprio in quel periodo erano nel pieno della maturazione e della loro dolcezza, era quasi un frutto proibito. La processione di donne, vedove, orfane, ragazzi, padri, madri, a crocchi familiari, con l’avvicinarsi al cimitero procedeva sempre più sommessamente, alcune donne recitava qualche litania di cui forse non conosceva il significato, parole imparate a memoria, sentite chissà quante volte, rispondevano in automatico ad ogni finire di frase del prete. Tante viuzze, tombe nella nuda terra, sopra la terra loculi a più piani, cappelle gentilizie “ Qui giace……… nato il…. e morto il….” . Tombe senza croci, croci arrugginite, croci e date tracciate nell’intonaco in attesa d’una lapida che non fu mai posta, date e nomi incise nel marmo o con lettere dorate; li sotto dove tutto giace e tutto uguale, sopra tutto è diverso. La ricerca del luogo del proprio caro, l’accensione d’una candela prendendo a prestito la fiamma d’una candela a fianco, un lumino: qualcosa comincia a muoversi dentro, un istinto irrefrenabile. Non si prega, non si sa pregare perché nessuno glielo ha mai insegnato, si sa solo piangere perché lo hanno sentito ed imparato di generazione in generazione. La figlia piange il padre o la madre, la moglie il marito, la sorella il fratello. Gli uomini non piangono non lo sanno fare, non glielo hanno mai insegnato. Due madri: Una piange il giovane figlio morto in Canada, un’altra piange il figlio morto in Svizzera. Son passati forse dieci o vent’anni dal quel triste evento, ogni anno il loro pianto è diverso, straziante come solo il pianto d’una madre che piange il figlio può essere. C’è sacralità nel rito preparatorio, una preparazione fisica e spirituale, la ricerca di una forza superiore, sussurrano parole a volte incomprensibili, quasi una nenia, frasi che terminano sempre con “figliu”, poi il parlato si fa più musicale. Il pianto inizia lodando la bontà, le fattezze, l’amore di quel figlio, intanto le dita delle mani cercano di sciogliere il nodo del fazzoletto nero che hanno in testa, con gesti lenti, misurati la coroncina di trecce sulla nuca si dipana, due lunghe trecce bianche s’appoggiano sul seno, lentamente le sciolgono, quelle stesse dita che un tempo porsero i capezzoli per allattare quei figli morti, cominciano a scarminare i capelli come per scegliere quelli più belli, ogni conclusione di frase finisce con una ciocca di capelli fra le mani che ripongono una dopo l’altra sopra la tomba. La musica del pianto, monodico, aumenta di volume, seguendo una partitura che si ripete da anni. Non si rivolgono mai a Dio, a Gesù o ad altri Santi, qualche volta entra in questo dialogo fra madre e figlio il nome della Madonna ‘A’’ Dulirata. Il pianto aumenta ancora di sonorità, il ritmo prima cadenzato, da marcia funebre, ora si fa incalzante, s’accompagna al movimento delle braccia che tendono verso l’alto, il dondolio del capo, le mani, i polpastrelli da prima sfiorano le guance, le unghie affondano nella carne tracciando un solco, lentamente il sangue affiora sul viso, poche gocce cadono sulla nuda terra come a voler ridare nuova vita a quel che rimane di quel corpo sepolto. Avevo quasi cancellato dalla memoria questi ricordi: Qualche anno fa ho riascoltato gli stessi suoni, rivissute le stesse emozioni in luogo distante mille e più chilometri. Una madre piangeva in casa il figlio morto, in quel luogo dove ancora vive, gli hanno detto che non s’usa piangere, né al cimitero né in chiesa, non sta bene. Povere madri calabresi, anche questo vi è stato tolto, piangere come vi hanno insegnato e come solo voi ‘’Ddulirate sapete.
Sartano, 1999sabato 1 novembre 2008
Plagio o l'arte di arrangiarsi?
Ultraottantenni in classe per salvare scuola
Effetto del decreto Gelmini in paese calabrese con pochi alunni
(ANSA) - ACQUAFORMOSA (COSENZA), 1 NOV.
Una trentina di ultraottantenni si sono iscritti alle elementari per evitare la chiusura della scuola per mancanza di alunni. L'iniziativa e' degli amministratori di Acquaformosa, un comune italo-albanese con 1.200 abitanti, in provincia di Cosenza. Con pochi alunni la scuola, per effetto del decreto Gelmini, sarebbe stata soppressa.
Cari amici di Acquaformosa la primogenitura di una iniziativa simile spetta al Liceo di Torano, dove sono stati iscritti due ventenni e due quarantenni: con quale risultato?
Nullo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Certo che 30 ultraottantenni alle elementari fanno un certo effetto.
giovedì 30 ottobre 2008
Ma dove erano i genitori?
A Torano
Anche i genitori si fanno sentire
di ROBERTO GALASSO
TORANO CASTELLO - Si leva anche da Torano Castello il coro di protesta contro il decreto “taglia scuole” del ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini. Un sit in è in programma per questa mattina (giovedì) alle 9, a Sartano, in Piazza Duomo, davanti la sede della delegazione municipale. A promuoverla i genitori degli alunni delle scuole elementari toranesi sempre più allarmati circa la paventata soppressione dell'attuale istituto comprensivo che risulta essere inserito nell'elenco delle realtà scolastiche a rischio chiusura. Il territorio comunale toranese, infatti, sembra essere destinato a rimanere senza scuola elementare e media. Un'eventualità che i genitori dei piccoli alunni respingono con forza, poiché ritengono inaccettabile che i loro figli possano diventare dei baby pendolari costretti a recarsi nelle scuole di chissà quale altro paese dell'hinterland. A rischio, appunto, sono i plessi con meno di cinquanta alunni. L'incontro di oggi (sono stati invitati a partecipare anche l'amministrazione comunale ed il consigliere provinciale e leader di Diritti Civili, Franco Corbelli) sarà l'occasione per discutere ma soprattutto per mobilitarsi e mettere in atto ogni iniziativa che miri a salvaguardare le scuole presenti sul territorio dalla scure del decreto del ministro Gelmini.
Articolo tratto dal QuotidianodellaCalabria del 30-10-08
Genitori Sartanesi: dove eravate la mattina di giovedi 30 ottobre 2008 fra le nove e le undici?
Non lo sapevate forse che qualcuno aveva organizzato una manifestazione?
Lo sapevate e non ve ne frega niente?
Sapevate da chi era organizzata ed avete evitato di partecipare?
Quale di queste domande sarà quella giusta? Bhò!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
domenica 19 ottobre 2008
Mi verrebbe da dire:
....ed iu c'hu dicu a mamma!!!!!!!!!!!
A3, l’allarme di Loiero: “Le imprese se ne vanno”
Il Governatore torna a denunciare le intimidazioni sui cantieri
COSENZA. Il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, lancia ancora una volta l’allarme sui condizionamenti della ‘ndranghita. “Lunedì prossimo - ha detto Loiero - approfittando della sua presenza a Catanzaro, dirò al ministro Maroni che quasi tutte le ditte, eccezione fatta per due di esse, impegnate nei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e della Trasversale delle Serre, vogliono lasciare la Calabria. Mi hanno detto che è impossibile lavorare con le pressioni esercitate dalla ‘ndrangheta”. “Come si fa a pensare alle infrastrutture in una situazione cosi?”, si è chiesto Loiero, che ha concluso a Cosenza un’iniziativa promossa dai Verdi sul tema “Le emergenze in Calabria”. (18-10-08)
Da quando le cose vanno così? L'Autostrada del Sud è madre della 'ndranghita!!
Dove ci sono grossi e grassi appalti pubblici in Calabria, e non solo,c'è la 'ndraghita.
Caro Sig. Governatore non è più il tempo delle denunce è tempo di agire.
?
Operaio edile cade da impalcatura e muore
Incidente sul lavoro e' avvenuto nel Cosentino
(ANSA) - SAN SOSTI (COSENZA), 18 OTT - Un operaio edile, del quale non sono state rese note ancora le generalita', e' morto in un incidente avvenuto a San Sosti. L'uomo stava lavorando in un cantiere per la ristrutturazione del Santuario della Madonna del Pettoruto quando, per cause ancora in corso di accertamento, e' caduto da una impalcatura ed e' morto. Sul luogo dell'incidente sono intervenuti i medici del servizio 118 ed i carabinieri della compagnia di San Marco Argentano. Sono in corso gli accertamenti.
mercoledì 15 ottobre 2008
L'Italia è servita
Ddl lavoro: per concorsi pubblici favoriti residenti
Si' Camera a emendamento Commissione, opposizione protesta
(ANSA) - ROMA, 15 OTT - Si' della Camera ad un emendamento al ddl lavoro collegato alla Manovra che introduce la 'territorializzazione' dei concorsi pubblici. In base al testo, in un concorso la residenza del candidato puo' privilegiarlo se l'ente ritiene che serva per migliorare il servizio. L'emendamento era stato approvato in commissione con il no delle opposizioni: 'Da oggi - protesta Burtone (Pd) - per i meridionali sara' ancora piu' difficile accedere ad un concorso fuori dalla regione di residenza'.
mercoledì 8 ottobre 2008
La cas(t)a delle libertà
Si deve indistintamente appellare tirannide ogni qualunque governo in cui, chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle, od anche solo eluderle, con sicurezza d’impunità.
E quindi o questo infrangi-legge sia ereditario o sia elettivo, usurpatore o legittimo, buono o tristo, uno o molti; ad ogni modo, chiunque ha una forza elettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.
Vittorio Alfieri - (Della Tirannide, Libro 1, Cap 2)
martedì 7 ottobre 2008
MacioMen

Poetica del lavoro
L' opera che ho deciso di far concorrere, è stata realizzata esclusivamente per il concorso. Il soggetto, viene colto dall' alto mediante l'uso del fish-eye che esaltando la muscolatura delle spalle dona alla figura un aspetto molto ironico, quasi di presunzione, nei confronti del fruitore al quale sta mostrando le sue prestanze fisiche. Pertanto l' opera nella sua interezza, si presenta deformata in modo beffarda, grottesca,in quanto il tentativo è quello di tirar fuori delle manifestazioni di ilarità. Il materiale con il quale è stato realizzato è la juta, nella sua grezza trama e materia; essa viene estroflessa, modificata e sagomata per mezzo di poluretano espanso sovrapposto ad una spessa base lignea. Terminata questa fase preparatoria mi sono cimentato nell' esecuzione del soggetto, realizzato mediante sciabolate molto fresche di colori caldi, alternando spazi pittorici nel quale il colore impone la sua forza con la materia, per poi attenuarne la presenza, consentendo così anche alla juta un ruolo da protagonista. L' effetto finale che si viene a creare è una sorta di gioco tra spettatore e opera. In cui grazie all' anamorfismo chi osserva la tela viene coinvolto non solo visivamente, ma invitato ad avvicinarsi all' opera per constatarne la tridimensionalità.
Maurizio Cariati 2008
Museo della Permanente – via Turati, 49- Milano
dall'8 al 12 ottobre 2008
70 finalisti – catalogo
(martedì/venerdì 10-13/14.30-18.30;sabato/domenica 10-18.30 –entrata libera )
La mostra proseguirà presso le sedei di
Banca Profilo con il seguente calendario:
Torino - Galleria San Federico,16
dal 22 al 26 Ottobre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Brescia - Palazzo Poncarali - via Gabriele rosa,34
dal 05 al 09 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Reggio Emilia-Palazzo Sacrati-via Emilia S.Pietro,27
dal 12 al 16 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Ferrara - Palazzo Nagliati - c.so Giovecca,59
dal 19 al 23 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata libera)
Roma - via Gregoriana, 40
dal 27 al 30 novembre 2008 (dalle 15 alle 20 entrata
venerdì 3 ottobre 2008
Strano ma vero.
Torano Castello
Ghiaccio piovuto dal cielo
Paura in viale Michelangelo.
Un enorme pezzo di ghiaccio piovuto dal cielo si è abbatttuto come un fulmine a ciel sereno su una pensilina in laminato di ferro. Un boato e tanta paura per quanti si trovavano nell’immobile. È successo a Torano Castello, in Viale Michelangelo, nei pressi di un’officina meccanica, intorno alle dodici di ieri, mentre i meccanici erano intenti a lavorare alla presenza di clienti.
«Appena dopo il botto, ci siamo riversarti sulla strada per capacitarci di cosa fosse successo. Sulla strada abbiamo visto un blocco di ghiaccio delle dimensioni di circa venti centimetri, oltre ad altri frammenti di ghiaccio sparsi per terra». Preoccupato per il forte rumore, il proprietario, spiega «sono salito al piano superiore dell’immobile per capire cosa avesse provocato il blocco di ghiaccio e qui ho visto sulla pensilina in ferro sagomato che l’impatto che il ghiaccio aveva procurato. Non vi dico la preoccupazione, per il botto e per quel pezzo di ghiaccio piovuto dal cielo sgombro da nuvole». Un pericolo scampato, anche perché la via sulla quale si è verificato questo strano fenomeno è molto trafficata che avrebbe potuto seriamente compromettere l’incolumità dei passanti.
Gildo Anthony Urlandini
Pubblicato su: CalabriaOra di venerdi 3 ottobre.
martedì 30 settembre 2008
Nemo propheta in patria (sua)
Anime in cerca d'autore
a cura di: Chiara Argenteri
Andrea Riga e Maurizio Cariati
Loft Gallery - arte moderna e contemporanea
via Margherita, 47-87064 Corigliano Calabro (CS)
Inagurazione 4 Ottobre ore 18:30
dal 4 Ottobre al 8 Novembre 2008
catalogo (disponibile in galleria)
orari: lunede 17-20 martedi - sabato 10-13 / 17-20
tel. e fax +39.0983.83703 - cell. 347.5948491
sabato 20 settembre 2008
Un aiuto per una giusta causa.
Ammazzatecitutti rischia di chiudere entro un mese
di Aldo Pecora e Rosanna Scopelliti
mercoledì 17 settembre 2008
LETTERA APERTA A CHI CI VUOLE BENE. Cari italiani, care italiane, quando abbiamo deciso di fondare Ammazzateci Tutti, in quel lembo di terra meravigliosa e disgraziata che si chiama Calabria, abbiamo cercato di concentrare le poche, pochissime risorse disponibili e le tante, tantissime speranze, di tutta quella gente che non ce la faceva più a vivere “incellophanata” dall'omertà e, soprattutto, dalla paura.
Per essere davvero liberi non ci siamo mai voluti legare a nessun carrrozzone, né politico né imprenditoriale. Solo con il tempo abbiamo capito che è stata una scelta coraggiosa, una sfida più grande di noi, che ha certamente appesantito - non di poco - le già tante preoccupazioni che avevamo comunque messo in conto.
giovedì 18 settembre 2008
L'estate è quasi finita...........................
................a parte le solite canzoni sull'estate, ci avviamo alla conclusione di una di quelle estate sicuramente da ricordare. L'Alitalia ha finalmente trovato la soluzione auspicata dal benemerito presidente del consiglio SB, il liceo Toranese ha il suo bel contributo di 1.ooo.ooo,oo di euro messo a bilancio per il 2009 dalla provincia di Cosenza, l'acqua abbonda, i cassonetti per la raccolta della nettezza urbana emanano effluvi odorosi di spezie e legni orientali, è stato designato il futuro presidente della regione Calabria, che si puo desiderare di più? Nulla.
Ringrazio l'amico Cesare Micieli per le fototestimonianza delle campagne di Sartano e dintorni dopo gli incendi di questa estate.




mercoledì 17 settembre 2008
Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam:. Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,....................

Articolo tratto da CalabriaOra del 17-o9-o8
giovedì 4 settembre 2008
La prima volta che..................
Era d’estate, Arrivò a sera inoltrata, in quel paese di cui non sapeva neppure il nome, ospite di una famiglia che il marito, impiegato statale, soggetto a continui trasferimenti, aveva conosciuto. Dopo una calorosa accoglienza ed una buona serata trascorsa in compagnia, tutti a nanna.
Al mattino, com’era sua abitudine, si alzò molto presto, per non svegliare il marito ed il resto delle persone che dormivano, lentamente e senza far rumore sbircia da un’imposta per rendersi conto dalla luce che ora fosse, guarda con più attenzione senza capire, per un attimo rimane attonita, sbalordita: che cielo, che luce era mai quella.
Cautamente scende al piano terreno, apre la porta, fa qualche passo ma non riesce a rendersi conto di quello che ha davanti a se; si siede sotto la veranda guarda attentamente verso il sole che stava sorgendo, poi lo sguardo si perde verso un orizzonte senza limiti.
La padrona di casa, attenta e premurosa, nel sentire qualche rumore decide di alzarsi a vedere di cosa si trattava, scende al piano terreno vedendo la porta socchiusa si appresta a guardar fuori:
-Bongiorno signò: ve siti già azata?-
Nua ni sumamu sempri priestu ‘a matina.
-Ma ve viu ‘nu pocu strana, cum’è? Vi sentite qualche cosa?-
Grazzije signò: st’haju bbona, ma vi vulissi fa ‘na domanda.
-Per amuri da Madonna, tutti chiru ca voliti-
Ma ‘stanotti ha chjuoppitu?
-Come dite signò?-
Mimando con la mano:Volevo significare: ‘stanotti ha chjuvutu?
-No! Mennenu ‘na goccia-
‘N’atra domanda.
-Ditemi signò, non fate complimenti-
Ma tutta ‘s’acqua dint’a ‘sa cibbija chini c’ha mmisa?
Il paese era Acquappesa.
Ci vollero parecchi giorni per rendersi conto che quello era il mare.
martedì 2 settembre 2008
BananaRepubblic
Fitto terreni demaniali Problemi per il Comune
Cittadini morosi, i virtuosi denunciano l’amministrazione
Torano Castello
Ipotesi di responsabilità politico- amministrativa nonché erariale in capo ai vari amministratori comunali succedutesi negli anni nel governo del comune di Torano Castello, in base al problema della mancata evasione del pagamento del canone di fitto dei terreni comunali, ossia del canone livellare che tanto sta facendo discutere. La denuncia parte da alcuni cittadini del comune di Torano Castello, in base al fatto che molti affittuari non pagano il canone sin dagli anni quaranta, mentre pochi pagano ancora oggi il tributo, e da ciò, si capisce nelle missive inviate alle autorità competenti, che da parte degli amministratori, di ieri e di oggi, tenuti a controllare, si evince una condotta omissiva, facendo beneficiare del loro lassismo, quei pochi affittuari non paganti. Il problema dei canoni livellari sui terreni demaniali-comunali, si ripropone oggi con l’attuale amministrazione, che chiede il pagamento dei canoni dei terreni comunali. Prova di ciò ne è che un cittadino di Torano Castello, L.G.V., legittimo proprietario di una quota di terreno comunale, in regola con il canone, ha affermato:”mi sono visto espropriare di una parte consistente del mio fondo mentre altri possessori hanno visto crescere la loro quota nonostante non pagano il canone da decenni”. La vicenda è finita sui tavoli
della Procura della Repubblica di Cosenza, del Prefetto, del Presidente della Repubblica, della Corte dei Conti, dei sindaci del comune di Torano Castello e del commissario degli usi civici, ma ad oggi solo la Procura della Repubblica ha dato risposta, nella quale dice a L.G.V.: « non è ravvisabile alcun reato penale, bensì è ipotizzabile una responsabilità politico-amministrativa ed erariale degli amministratori comunali che hanno governato negli anni passati e fino ad oggi l’ente comunale». Se facciamo un po’ di conticini, migliaia di euro sono i danni causati al comune, senza che nessun amministratore si sia preoccupato di venire a capo della situazione, molto calda, di sistemare una volta per tutte il problema dei terreni comunali. L’unica sortita in questo senso l’ha messa in atto l’attuale amministrazione, inviando avvisi ai detentori dei terreni con i quali gli ha intimato di pagare il canone livellare per potere riscattare il terreno in possesso da generazioni e da decenni. Dall’altra parte c’è il disappunto di chi i canoni li ha pagati, come L.G.V., e a ragione lamenta e denuncia che quei canoni non pagati da chi deve, denuncia lo stato delle cose,e dice che :” i canoni vanno pagati da chi non li ha pagati per potere riscattare il terreno comunale, altrimenti il comune ritorni in possesso delle quote”. Sulla base delle denunce di L.G.V. si evince che, gran parte di chi possiede, possiede in maniera abusiva il terreno demaniale senza pagare il canone, e la situazione pare non spostarsi più di tanto, mentre sembra una vera beffa per quei pochi che hanno pagato e si sono visti diminuire la quota. Le vicende note dei terreni demaniali del comune di Torano Castello risalgono circa al 1935, quando tanti cittadini del comune si trovarono nella qualità di affittuari di detti terreni, dietro il pagamento del canone di locazione. Nel corso degli anni, c’è chi ha pagato il canone, chi invece non lo ha pagato, chi continua a pagarlo, chi lo paga ad intermittenza. Chi dovrebbe controllare a che il pagamento avvenga o fosse avvenuta anche per gli anni precedenti, forse distratto da altri impegni più importanti, ha dimenticato di chiedere quanto dovuto agli affittuari, creando un danno all’erario e alle casse comunali, per svariati milioni di euro. La vicenda dei canoni livellari, è stata sollevata quando l’attuale amministrazione comunale ha inteso chiedere agli affittuari-proprietari, il pagamento dei canoni in modo che chi possiede deve pagare per potere riscattare il terreno posseduto da decenni. Discussioni, convegni, tavole rotonde con esperti e docenti universitari, non hanno risolto la controversia tra amministrazione e cittadini, il problema non si è spostato più di tanto, anzi, si è manifestato ancora di più nella sua totalità, quando da verifiche e controlli, non si riesce ancora oggi a stabilire come stanno le cose.
GILDO A. URLANDINI
cosenza@calabriaora.it
Articolo tratto da ClabriaOra del 02-09-08
La legge è legge e va fatta rispettare. Su questo non ci piove. Che l'Amministrazione Comunale presieduta dal Sindaco "un tiegnu 'na lira" in virtù di questa legge cerchi di raschiare il fondo del barile è fin troppo evidente, i dipendenti comunali con gli stipendi in arretrato da tre mesi ne sono una tangibile testimonianza. Entrando nel merito dell'articolo mi sono posto alcune domande:
a-Da quanto tempo va avanti questa storia?
b-Quanti e dove sono questi beni/terreni demaniali?
c-Qual'è la rendita introitata?
d-Chi ha il dovere di controllare?
Fiduciosi i cittadini attendono risposte da chi è preposto a farlo.
...pagina 17: 'a musica è sempre 'a stessa.

Torano C. Da due mesi non si provvede alla raccolta di questo tipo di materiale
Montagne di cartone sotto la Rsa
La paura principale è data dall’infiammabilità delle scatole
di ROBERTO GALASSO
TORANO CASTELLO
Il Comune aveva assicurato per lunedì scorso, già nel pomeriggio dello stesso giorno, l'atteso arrivo dell'automezzo della “Valle Crati”. A distanza di una settimana, però, delle “tute gialle” non si è vista nemmeno l'ombra ne tanto meno del personale e dei mezzi comunali. Così le montagne di cartone diventano sempre più alte e continuano a far bella mostra nei pressi di negozi ed attività imprenditoriali e, soprattutto, sotto le finestre della residenza sanitaria per anziani “Villa Torano”. E' da quasi due mesi, ormai, che non si provvede alla raccolta di cartoni, rifiuti vari e materiali plastici che sono accumulati per le strade e davanti agli esercizi commerciali. Una situazione divenuta insopportabile, che rappresenta, appunto, un serio pericolo per l'igiene e l'incolumità pubblica e che alimenta timori e preoccupazioni. Si tratta, infatti, di materiali facilmente infiammabili che potrebbero essere causa d'incendi. La mancata raccolta dei cartoni sta creando, dunque, un notevole disservizio che gli utenti, nonostante il pagamento puntuale di centinaia d'euro per la Ta.r.s.u. (tariffa rifiuti solidi urbani), continuano insistentemente a segnalare ai competenti uffici comunali ed agli amministratori della cittadina toranese. Sollecitazioni, dunque, che continuano a cadere nel vuoto e con i cumuli di cartoni che divengono sempre più alti e maleodoranti. Una situazione che davvero comincia a diventare insostenibile e che, proprio per la sua pericolosità, potrebbe avere conseguenze ben più gravi della sola carenza igienica.
Articolo tratto dal QUotidianodellaCalabria del 02-09
-08
Consentitemi di fare una domanda:
Perché succede tutto questo? Già che ci sono ne faccio un'altra: di chi sono la colpa e la responsabilità di quanto succede?
Signori giornalisti perché non ci dite qualcosa di più che non il solito ed ennesimo articolo uguale a quello della settimana prima?
Un pò di sano giornalismo d'inchiesta è quel che ci cuole, aspettiamo fiduciosi.
lunedì 1 settembre 2008
Effetto Brunetta
Clik sul titolo per vedere filmato su YouTube
Effetto Brunetta, all'asta 11 precarie Alessia GrossiDal 1 settembre grazie al decreto Brunetta sono licenziate per aver prestato servizio oltre tre anni in un quinquennio. Così le 11 donne si mettono all'asta per un'offerta di lavoro.
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=78572
mercoledì 27 agosto 2008
Leggetelo attentamente.
Corbelli contro il Csa: il liceo non va chiuso.
TORANO CASTELLO
Niet. Il liceo di Torano Castello è destinato a sparire. Questo, almeno per il momento, sembra essere l’orientamento del dirigente regionale Mercurio e il funzionario facente funzione Penta, dell’Ufficio scolastico provinciale di Cosenza alla luce della nuova circolare ministeriale. E il leader del movimento diritto civili, nonché consigliere provinciale, Franco Corbelli, come annunciato, ha già iniziato la sua campagna a difesa dello storico istituto. Una battaglia civile e culturale che Franco Corbelli intende portare avanti per ristabilire i diritti di tutti i giovani studenti, soprattutto di quelli del liceo toranese, considerato anche del finanziamento di un milione di euro che l’amministrazione provinciale di Cosenza ha erogato per la costruzione del nuovo istituto. Corbelli, ieri mattina ha incontrato il funzionario facente funzione del Csa cosentino, Nicola Penta, al quale ha lanciato un ultimatum per ripristinare la situazione del liceo di Torano. «Ritengo - afferma Corbelli - di respingere al mittente le dichiarazioni del funzionario Penta. Una decisione incostituzionale, di chiudere il liceo di Torano, che non può essere affidata alla scelta discrezionale di un funzionario facente funzione, soprattutto quando una scuola rispetta i parametri per numero e per classi. C’è la volontà di fatto – continua Corbelli - del dirigente regionale Mercuri e del funzionario facente funzione, Penta di chiudere il liceo di Torano, peraltro come lo stesso Penta ha anticipato, seppure a titolo personale, al sottoscritto». Sulla vicenda liceo però, secondo quanto riferito dallo stesso Corbelli c’è di più. «Il funzionario Penta - mi ha riferito continua Corbelli - che l’errore sul liceo è stato dell’amministrazione provinciale che ha concesso un finanziamento che non doveva essere erogato. Definisco le dichiarazioni del funzionario Penta semplicemente allucinanti, soprattutto quando in gioco c’è il futuro di tanti giovani studenti che per scelte studiate a tavolino, rischiano di gravare ancora di più sull’economia delle proprie famiglie. Una istituzione ultratrentennale come la realtà liceale toranese, che ha sfornato fior di professionisti, va difesa e non annullata con un tratto di penna fatto alla cieca». Intanto in paese e in quelli limitrofi a Torano cresce l’interesse a che il liceo di rimanga in vita, con la speranza che al coro della gente comune si associ quello dell’amministrazione comunale, Corbelli a parte, mentre in altri zone della provincia cosentina, mantengono in vita istituti con classi formate da un numero di studenti inferiore rispetto a quello previsto dalla normativa scolastica.
g.a.u.
Articolo tratto da CalabriaOra del 27-08-08
Un giorno o l'altro denuncerò il PadreEterno.............
.............per incauto acquisto.
Torano C. Non si sono raggiunte le 18 iscrizioni.
Corbelli insorge Classico a rischio soppressione.
TORANO CASTELLO - Il Liceo Classico di Torano non si tocca. Parola di Franco Corbelli. Il leader di Diritti Civili nonché consigliere provinciale si dice "profondamente indignato" e preannuncia denunce, se necessario anche penali, ed iniziative ufficiali di protesta nella sede dell'ex Provveditorato agli Studi di Cosenza. Corbelli, infatti, definisce assurda la cancellazione della quarta classe del Liceo Classico, che porterebbe alla soppressione dell'importante istituto, l'unica scuola del genere in tutta la Media Valle del Crati, e quindi alla perdita del finanziamento (ottenuto grazie ad una lunga battaglia dello stesso Corbelli) di un milione di euro (due miliardi di vecchie lire), già stanziato dalla Provincia di Cosenza, per la costruzione del nuovo edificio, che dovrà ospitare lo stesso Liceo toranese e altre scuole. "E' uno scandalo inaccettabile, che denuncio con rabbia. Ho appreso, infatti, che sarebbe stata soppressa la quarta classe perché non si sarebbe raggiunto il numero minimo di alunni iscritti. E' una notizia gravissima - grida Corbelli – costruita su un dato completamente falso: gli alunni ci sono e superano anche il numero minimo richiesto. Ci sono infatti sedici iscrizioni per la suddetta classe”. Corbelli dice no alla decisione adottata poiché in tal modo si condanna alla chiusura definitiva l'intero istituto, con la conseguente perdita del finanziamento stanziato per il nuovo plesso scolastico, per ospitare lo stesso istituto. Corbelli ha incontrato ieri Nicola Penta del Csa che pare abbia spiegato che la soppressione è avvenuta sia per il mancato raggiungimento delle 18 iscrizioni necessarie (non 16), sia per una scelta discrezionale dell'ufficio scolastico per un tetto massimo di istituti superiori sul territorio.
Articolo tratto dal QuotidianodellaCalabria del 27-08-08
Sul problema in questione mi sono già espresso, per chi vuole leggere cliccare qui:
Voglio raccontarvi invece un fatterello avvenuto qualche anno fa. Era stata appena ultimata la piazza antistante Il Palazzaccio e la vecchia chiesa, chiesi all'allora Assessore preposto: Ma da dove è saltato fuori questo progetto, con questi materiali, cosi fredda, etc, etc,.............insomma quella chiavica di opera pubblica.
Risposta: C'erano 6/7/8 cento milioni da spendere(non ricordo esattamente la cifra) o li spendevamo a Sartano o sarebbero stati spesi a Torano.
Cosi và il mondo.
martedì 26 agosto 2008
Ennesima puntata

Torano Castello, 35 precari in attesa di un posto al sole
TORANO C.llo
Un futuro lontano da venire per i trentacinque lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità in forze al comune di Torano Castello. Speranze perdute o c’è da aspettarsi un colpo di coda nell’intricata vicenda della stabilizzazione che riguarda i trentacinque, lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità del comune di Torano Castello. Gente che sta prestando, per pochi spiccioli e con l’incognita del sogno del posto di lavoro fisso, da oltre dieci anni la propria opera lavorativa al servizio dell’amministrazione comunale, che per tutta risposta tace sulla problematica della stabilizzazione. Il lavoro stabile, si sa, in Calabria ad avercelo sarebbe un miracolo, al quale neanche i Santi ormai possono farci nulla, ma se oltre a ciò ci si mette anche un’amministrazione comunale che non ha saputo cogliere l’attimo buono per trovare una sistemazione, allora diventa veramente difficile digerire le promesse di una stabilizzazione più volte respinta da chi doveva e non ha fatto il possibile. Trentacinque i lavoratori che aspettano di sapere che fine faranno, dopo i tanti tentativi andati a vuoto di trovare un accordo tra le rappresentanze sindacali maggiormente rappresentative e l’ente comune, come vane sono state le promesse di una stabilizzazione degli Lsu-Lpu, ai quali peraltro, vengono fatte svolgere mansioni non rientranti nella qualifica di assunzione.
Non sono bastati nemmeno gli scioperi attuati dai lavoratori, e gli incatenamenti davanti le porte del municipio ad intenerire quantomeno il primo strato di scorza dell’amministrazione comunale, che a volte ha anche rifiutato il dialogo. Chi poteva non ha saputo neanche cogliere il contenuto delle leggi statali e regionali, per programmare un piano di stabilizzazione, per dare sicurezza ai lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. A dire il vero un approccio di stabilizzazione c’è stato con la presentazione di un progetto per sole tre unità, progetto anche approvato, è per il resto? Per il resto chi amministra la cosa pubblica ha pensato non di tutelare gli Lsu-Lpu, ma di indire concorsi a tempo determinato, che probabilmente non potranno essere attuati, alla luce dell’ultimo collegato alla legge finanziaria, che blocca ogni tipo di assunzione. Situazione paradossale, questa di Torano Castello, che pur avendo già a disposizione trenta cinque lavoratori Lsu-Lpu, dai quali si potrebbe attingere per nuove figure da potere inserire nel personale, si pensa invece ad indire concorsi per nuove assunzioni a tempo, senza approfondire le leggi che permettono o vietano, l’assunzione di nuovo personale. In paese c’è chi mormora che dietro c’è tutta una manovra politica per le prossime elezioni amministrative. Vedere per credere, mentre i 35 Lsu-Lpu sperano di uscire dal precariato e dall’anonimato attraverso una chimerica stabilizzazione che gli dia sicurezza e dignità.
GILDO A.URLANDINI
Articolo tratto da CalabriaOra del 26-08-08
L'ho già scritto in questo blog, a più riprese; il problema è prettamente, esclusivamente, preminentemente: ELETTORALISTICO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sappiamo tutti in che condizioni sono le varie fazioni, parlo di fazioni perchè i partiti nel nostro territorio non hanno mai contato, oggi ancora meno. E allora? Allora, come credo, al Sig. Sindaco " 'un tiegnu 'na lira" tutto gli si può attribuire tranne la stupidità, ha capito quanto basta, 30/35 possibili posti di lavoro, fate voi i conti a quanti voti possano corrispondere, se li tiene stretti, se li gioca fino alla vigilia delle elezioni, cosi han fatto i suoi predecessori cosi farà anche lui. E' giusto che sia così? NO! NON E' GIUSTO. Ma allora dovremmo vedere i consiglieri di opposizione fare fuoco e fiamme un giorno si e un'atro pure, i cittadini incazzati più che mai, i giovani internauti lanciare appelli e reclami, la chiesa, il prete, il sacrista, e chi più ne ha più ne metta dare un segnale di insofferenza, di disagio: un conato di vomito, invece? Il Nulla sottovuotospinto.
Cosi sarà fino alla primavera del 2009, e poi?
Gireremo un'altra puntata di "Un posto al sole"
Teniamoci in vista
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