lunedì 27 agosto 2007

Ultimi avvenimenti - Ricevo e pubblico



Sono le ore 17.30 del 25 agosto 2007 e tutto va bene.
Sembrano parole di una storia di un tempo che fu, ma possono essere anche riferite ad una brutta storia che poteva finire male, che poteva fare veramente male. Nello spazio delimitante l’area assegnata agli organizzatori del 1° raduno dei figli di Roma (????), alternativa sociale, c’è la presenza di soli pochi uomini della Polizia di Stato. Pare abbia prevalso il buon senso (forse anche pratico ed economico) e gli organizzatori sono riusciti a bloccare l’arrivo del popolo della destra sociale e, di riflesso, quello dei no-global di Francesco Caruso.
Ritengo che l’episodio abbia dato ad ognuno di noi la possibilità di una riflessione che non avremmo forse mai fatto : non si può lasciare al caso un evento che può compromettere la sicurezza e l’incolumità delle persone.
Quello su cui voglio far riflettere è la leggerezza con cui viene ad essere perfezionata l’azione amministrativa, laddove è invece richiesta una analisi attenta degli eventi che la medesima azione può far scaturire. Nella fattispecie, fermo restando la possibilità di concedere spazi pubblici a quanti ne facciano richiesta nel rispetto di attività regolamentate, doveva prevalere il buon senso politico/amministrativo sulla scelta del sito sul quale tali attività potevano essere condotte.
Ciò che si è visto ieri e stamani non doveva sorprendere a cose già fatte, doveva viceversa attivare motivazioni serene sulla scelta di un sito che non comprendesse un’area urbana ad alta densità abitativa, con discreta presenza anche di interi nuclei di nostri compaesani emigrati. Credo che non poche sarebbero state le alternative alla piazza utilizzata per tale raduno, il quale forse, in ambiti più tranquilli, avrebbe meglio interpretato gli scopi per i quali lo stesso è stato concepito.
Altra amara considerazione è rivolta ai politici che hanno di recente calcato la scena, i quali non mi pare abbiano preso posizione in ordine a quanto si stava delineando.
Il giudizio espresso è, per fortuna solo personale e non ha la pretesa di supporre un coinvolgimento importante (in termini numerici) dei cittadini di Sartano, i quali comunque non pare abbiano gradito l’evento che l’intelligenza amministrativa aveva riservato loro e per il quale immagino un periodo di rancori personali per i risultati attesi, sicuramente non raggiunti.
Lettera firmata

domenica 26 agosto 2007

Dal Quotidinao della Calabria di oggi

Festa alternativa di Sartano. Ieri niente incontro
Salta il raduno dei neri
Polemiche per la marcia della sinistra estrema di DOMENICO RE
TRA IL “Rosso” e il “Nero” si inserisce il “Giallo”. Anzi due “Gialli”. Il primo è il mancato “Raduno mondiale dei Figli dell'Italia romana”, che doveva tenersi ieri nell'ambito della “I Festa alternativa” di Sartano, e il secondo, che appare abbastanza serio dal punto di vista istituzionale e delle conseguenze politiche, quello delle autorizzazioni della “Festa alternativa” da una parte e della manifestazione delle forze di sinistra “antifasciste” (Rifondazione Comunista, No Global ecc.) che venerdì contro i “rigurgiti neofascisti”, hanno marciato su Sartano. Riguardo il primo dei “gialli” sembra che il raduno non si sia “ufficialmente” tenuto per “ragioni organizzative”, così come, per “altri impegni”, è venuta meno la presenza di Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova e “di fatto” anche “leader” della “I Festa alternativa”, visto che parte attiva, visibile e proficua nella stessa l'hanno altresì i rappresentanti locali di Forza Nuova. Per il secondo “giallo”, invece, si rincorrono molte voci, sussurri, bisbigli, critiche e tant'altro. E non solo tra le forze politiche. Praticamente accanto alla regolare autorizzazione comunale per la “I Festa alternativa”, da più parti “non si riesce a capire bene quale autorità abbia deciso e disposto in quale luogo si dovesse tenere la manifestazione di venerdì organizzata da Rifondazione Comunista, No Global e altri gruppi”, che ha portato decine di manifestanti, tra cui Francesco Caruso, provenienti da varie parti, a Torano prima e a Sartano poi, per manifestare contro “i raduni neo-fascisti ammantati da sagra popolare”. “L'autorità preposta del Comune di Torano”, per come alcuni vogliono? “o il Prefetto o altra autorità provinciale” per come altri sostengono?. “E chi ha deciso di spostare la manifestazione “antifascista” da Sartano a Torano con conseguente autorizzazione all'uso di Piazza Europa?”. Nessuna autorizzazione, ordinanza o altro appare affissa in luogo pubblico. Per la cronaca un solo divieto di sosta (senza motivazione, numero di provvedimento e nome dell'autorità che lo stesso ha disposto), posto dinnanzi Piazza Europa di Torano Centro, segnala che lì non si può parcheggiare dalle ore 17 del 24 agosto alle 24 del 26 dello stesso mese. Proprio tanto quanto doveva durare il sit-in delle “forze antifasciste”. Anche il sit-in, però, non è più continuato! Con questi interrogativi e con una massiccia presenza delle forze dell'ordine a Sartano, per “come non si era mai vista”, con il ricordo di bar chiusi l'altro ieri a Torano e a Sartano (perché si temevano incidenti e disordini), la “I Festa alternativa” continua, in modo ordinato e senza alcun incidente. Un caso politicoistituzionale, anche di “alto livello” però, a sentire cittadini, organizzazioni politiche e sociali, pare paventarsi per Torano.

sabato 25 agosto 2007

Dal "Quotidiano della Calabria" di oggi

Protesta contro il raduno organizzato da Alternativa Sociale
Rossi contro neri
La sinistra estrema marcia su Sartano di DOMENICO RE
TORANO CASTELLO
Un marcia“ rossa” nel comune di Torano. Protagonisti Rifondazione Comunista, No Global, Partito Comunista dei lavoratori, Coordinamento per l'unità dei comunisti e altre associazioni. Motivo della disputa una tre giorni di festa, della “Prima Festa alternativa”, con relativo “I Raduno mondiale dei Figli dell'Italia romana”, organizzata d“Alternativa sociale” della frazione Sartano, con l'annunciata partecipazione del loro leader nazionale Roberto Fiore. Appena appresa la notizia, alcuni giorni fa, del “I Raduno mondiale dei figli dell'Italia romana”, il sistema politico toranese ha iniziato a dar segni di fibrillazione. Sta di fatto che nel pomeriggio di ieri su Torano sono confluiti decine di manifestanti della sinistra estrema. Il previsto sit-in di protesta doveva tenersi in un primo tempo nella frazione Sartano, dove di fatto si svolgeva la festa di “Alternativa Sociale”, poi, per ragioni di “opportunità”, è stato spostato a Torano Centro, distante alcuni chilometri. Con un lesto “contropiede”, però, i manifestanti, spostandosi a piedi, sotto la scorta di decine di appartenenti alle forze dell'ordine, si sono portati su Sartano, guidati da Francesco Caruso, leader nazionale dei No Global. Arrivati alle porte del paese sono stati fermati dalle forze dell'ordine. Le ragioni del loro dissenso le hanno ugualmente affermate. Lo stesso Caruso ha ribadito che la manifestazione di Torano era «contro manifestazioni neo-fasciste ammantate da sagra popolare », per lo più, nel caso specifico, «autorizzata dal sindaco e dal vice sindaco del luogo», a cui anche per questo è stato chiesto di sospendere i festeggiamenti, così come ai cittadini è stato chiesto di boicottare l'iniziativa “fascista”, ricordando il vicino campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Dopo aver sostato per circa un'ora alle porte di Sartano, i manifestanti si sono diretti nuovamente su Torano Centro dove hanno iniziato il loro sit-in, previsto per tre giorni, tanti quanti sono quelli della “I Festa alternativa”. Caruso ha lamentato l’eccessiva presenza delle forze dell'ordine, che comunque hanno svolto il loro ruolo di “arbitri”, evitando di fatto un “contatto diretto” tra le “due squadre”. Al sit-in hanno partecipato oltre a Caruso, anche il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Damiano Guagliardi, il segretario regionale Pino Scarpelli, il presidente e il segretario del Circolo di Torano, Giovanni Carnevale e Santo Chiodo. Una marcia “rossa” su Torano, dunque, a cui seguirà quella “nera”.

lunedì 20 agosto 2007

Intime riflessioni.

Prima di fare delle riflessioni e considerazioni su alcuni fatti che ci toccano da vicino, vi invito a leggere questi brevi articoli.

L’unico complotto è quello contro la trasparenza.

''L'unico complotto esistente a Rende ed ormai istituzionalizzato e' quello contro la trasparenza''.
E' quanto scritto in una nota della direzione del quotidiano La Provincia Cosentina che replica ad alcune affermazioni dell'assessore regionale alla cultura, Sandro Principe. ''Venti consiglieri comunali su trenta - prosegue la nota - sono costruttori o proprietari di terreni interessati dalle nuove lottizzazioni, mentre i sette dipendenti stabilizzati dall'amministrazione comunale sono tutti figli o parenti degli oligarchi vicini a Principe. Spostare l'asse dalle accuse, circostanziate e puntuali, che il nostro giornale sta rivolgendo al modus operandi rendese con il ricorso continuo al vittimismo e' un gioco sporco. Padri sindaci che assumono i figli e rilasciano loro concessioni edilizie, dirigenti comunali soci palesi ed occulti di imprese edilizie, consiglieri in possesso di tredici permessi di fabbricazione in un mercato fiorente che raggruppa interessi per centinaia di milioni di euro sono lo specchio di una realta', quella di Rende, che, grazie ad un impegno giornalistico serio ed incurante delle continue minacce ricevute, viene fatta emergere dalle acque stagnanti e paludate di un sistema che si autoriproduce da 55 anni''. ''Riguardo ai familiari dell'assessore - conclude la nota - va fatta una precisazione: abbiamo dato doverosa notizia delle nozze della figlia di Principe, assunta di recente da un prestigioso istituto bancario, con un giovane farmacista vincitore di un concorso all'azienda ospedaliera di Cosenza : l'esito del concorso, noi avevamo avuto il torto ed il merito di profetizzarlo prima ancora che si svolgesse la prova scritta. In un contesto dominato dal precariato e dalle sofferenze ci e' sembrato giusto sottolineare le scorciatoie riservate a figli e collaterali, triste e consumato esempio di una Calabria che racconteremo all'infinito, senza preoccuparci delle intimidazioni e delle promesse vendicative dei signorotti e dei principati del comprensorio''.


FINCHÉ S'AMMAZZANO TRA LORO... di VITTORIO FELTRI
Pensieri disordinati postferragostani. Ieri i giornali erano ancora pieni di titoli riguardanti la strage di Duisburg, sei giovani dell'esclusivo club 'ndrangheta ammazzati nel quadro di un infinito tormentone detto faida calabrese. Le redazioni sono appassionate di questi eccidi, ne sono eccitate. La Repubblica - non una gazzetta dell'Aspromonte - vi ha dedicato addirittura otto pagine: cronaca, racconti, testimonianze, interviste, analisi, commenti. Altri quotidiani importanti, idem le tivù, si sono occupati alla grande della vicenda, e personalmente non ho capito perché. Non so esattamente chi fossero le vittime né mi preme saperlo; certa gente faccio volentieri a meno di conoscerla, anche se non escludo che nel mucchio vi fosse una persona perbene. Una è già tanto. Dal mio punto di osservazione il problema è: finché quelli delle cosche si uccidono fra loro, chissenefrega. Anzi, meglio. continua...


DICHIARAZIONI di G.Ayala
19/08 ''Se la politica non sente e non parla e delega la lotta alla criminalita' organizzata e strutturale come la mafia ai giudici, non solo la criminalita' cresce, ma i magistrati assumono un ruolo che puo' anche non piacere''. E' l'accusa di Giuseppe Ayala, magistrato antimafia e ex parlamentare, nel corso di Cortina InConTra. ''Parti significative di questo Paese - ha affermato Ayala - non rispondono a un riferimento di tipo istituzionale. C'e' un dato da cui dobbiamo partire: in Sicilia, in Calabria e in Campania risiedono circa 15 milioni di persone, circa il 25% di tutti gli italiani. Quanto risponde alla mafia, alla 'ndrangheta e alla camorra di questo 25% dell'elettorato italiano?'' ''Ai tempi dello storico maxi processo - ha continuato - c'era un ragionamento nella sentenza, basato su dati processuali, che rivelava che circa 150 mila elettori della provincia di Palermo erano orientati dalla mafia. Potremmo allora, fatte le debite proporzioni, che un 10% della platea elettorale siano condizionate dalla mafia?''. ''Ci sono strutture politiche - ha detto ancora Ayala - che non hanno fatto nulla per rinunciare a questo voto, che incide in modo determinante, con ricadute anche a Roma. E' cosi dal dopoguerra a oggi''. ''Con queste premesse - ha concluso - si puo' pensare che i pubblici appalti siano assegnati con criteri di assoluta trasparenza?''. ''Il Governo di questo Paese e' da quarant'anni condizionato dalla mafia. Non se n'e' accorto il ministro della giustizia Clemente Mastella?''. Se lo e' poi chiesto ironicamente il magistrato Giuseppe Ayala. ''Stamattina mi e' toccato leggere la lettera del guardasigilli al quotidiano 'La Stampa', una lettera che invece di essere datata a oggi poteva benissimo datare al 1985 o 1986'' ha spiegato Ayala, che ha aggiunto ''a Mastella va tutta la mia simpatia personale, non ho nulla contro di lui, ma se avessimo avuto un euro, io e Pier Luigi Vigna, per tutte le volte che abbiamo scritto queste cose nelle relazioni giudiziarie, nei convegni e in tutti i dibattiti, a questo punto saremo ricchi''. ''Possibile che Mastella - si e' chiesto - non si sia mai accorto che la mafia e' una componente organica del sistema di questo Paese, e che ci sono Regioni, come la Calabria e la Sicilia, che non fanno piu' parte della legalita''?''. ''Il punto e' - ha concluso Ayala - e' che non esiste la cultura della legalita' ne' la volonta' politica, e di tutte le autorita' che lavorano su questo, di presidiarla''.


Duisburg,Duisburg

Duisburg-San Luca. Il nesso? Nessuno. Un paesino in Calabria, una città in Germania. Due mondi diversi e lontani. Ma anche vicini. Grazie a sei pezzi di carne ormai inanimata, stesa dal piombo ‘ndranghetista. Settanta pallettoni vomitati sui corpi di sei giovani che non dovevano trovarsi “da Bruno”, das italianische restaurant. Faide, roba di mafia, dicono i teteschi. La solita strage, dicono gli italiani: legalità, legalità/lo stato si indigna/lo stato getta la spugna con gran dignità. L’unica differenza: l’eccidio è stato compiuto altrove, all’estero.
E così i teteschi hanno gioco facile, facilissimo, quasi ridicolo nello rispolverare la copertina del “Der Spiegel” degli anni Settanta, quella con la P38 affogata in un piattone di spaghetti. Nello rispolverare l’italiano/il calabrese/l’andragathos lombrosiano, il delinquente. Nel parlare di anomalia, quando in realtà è la normalità. Nel dire che la feccia italiana noi no, qua non ce la vogliamo. Warum dobbiamo prendercela noi?
Tenevela voi.
Tenetevi voi, anzi, lasciate loro (cioè ai mafiosi) i 35 miliardi di euro di fatturato, frutto dello spaccio, dello strozzo, dell’estorsione, della tratta di esseri umani, della prostituzione, dei rifiuti, dell’etc. 35 miliardi - praticamente più di una finanziaria. Altro che tesssssoretto.
E l’Italia se la tiene, la mafia. L’ndrangheta. L’ndrina. Lo sgarro. Il capobastone. Magari non è contenta di tenerseli, ma lo fa. Sopporta cristianamente. La vecchia pietas virgiliana - riveduta e corretta. Del resto, come si fa a stroncare, o quantomeno a sopire, qualcosa che dura da più di cent’anni? Qualcosa che ha più storia di uno stato che non è mai stato forte, laggiù? Qualcosa che è omogeneo, non eterogeneo, alla popolazione. Qualcosa che è la popolazione. Qualcosa che estrinseca una mentalità comune e diffusa nella popolazione.
Non si può. Non può.
E così, nessuno si meraviglia se 33/50 del consiglio regionale calabrese ha grane con la legge. Se si sciolgono amministrazioni comunali come si cambiano le mutande. Se i delinquenti legiferano. Se la legge è criminale. Se il crimine è istituzionale. Lo stato s’indigna/si costerna/lo stato getta la spugna con gran dignità.
Intanto Duisburg. Duisburg violenta. Duisburg a mano armata. I cadaveri rossastro rappreso. I torsi nudi e aperti - squarciati dal piombo. Settanta trivellate. Dieci (forse) sicari. Il viaggio è lungo: San Luca - Duisburg. Duisburg - San Luca. Nessun nesso. A parte il ferro. Il ferro è il nesso che spezza il vincolo di sangue. Il ferro è la legge di uno stato parallelo eppur collusivo. Il ferro è convincente. Sicuramente più convincente di un Mastella che lancia la crociata antimafia. Di un Mastella che ha fatto testimone di nozze ad un mafioso e che si è definito più volte il Moggi della politica. Di un Mastella che parla di scarcerazioni facili, salvo prima aver approvato un indulto urbi et orbi. Di un Mastella garantista che usa il pugno di ferro su Priebke per fatti avvenuti in un’altra era - più di sessant’anni fa. Lo stato s’indigna/si costerna/lo stato getta la spugna con gran dignità.
Warum? Eh, perchè.
Perchè: la famiglia. La famiglia è sopra lo stato. Contro la famiglia non si può andare. Non si può combattere il sangue - salvo casi eccezionali. Non si può rinnegare il sangue: te lo porti dentro. La legge, invece, non te la porti dentro - salvo casi eccezionali. La legge la puoi rinnegare: è fuori di te. La legge è imperfetta/fallibile/perfettibile. La legge - il sangue: 0-1. Da sempre.
Perchè: i soldi. Sporchi, marci, putridi. Ma pur sempre lavabili, riciclabili. Pur sempre soldi. Rispettabili, talvolta. Da immettere nell’economia pulita: tanto, poi, chi li rivede più? Soldi che si disperdono e che vengono inglobati nella ragnatela mondiale della Piovra. Le banconote della bianca di Roma, della barella di Milano e di tutta la sporca d’Italia vanno ad alimentare i ristoranti, gli alberghi, i casinò e chissà cos’altro ancora. Anche, e soprattutto, all’estero. Magari anche “da Bruno”. Magari anche nell’italianische restaurant.
Tanto lo sanno bene i mafiosi: di noi si parla solo quando mostriamo l’aspetto bestiale, primordiale. Quando andiamo in un altro paese per spazzare via sei vite umane - sei obiettivi, sei infedeli, sei cornuti. Per falcidiare, tra gli altri, un sedicenne. Quando spariamo, torturiamo, decapitiamo, sciogliamo nell’acido. Ma l‘andragathos non uccide 365 giorni l’anno. L’andragathos fa affari 365 giorni l’anno. L’andragathos uccide di e in conseguenza di quest’ultimi. L’andragathos, mentre si lorda le mani di sangue e flette i muscoli dell’animale, del monstrum, ripete: lo stato s’indigna/si costerna/lo stato la spugna non la getta. Lo stato la spugna nemmeno la prende in mano.


Fino a qui gli articoli sparsi.

Per un attimo, immaginate a provare a cambiare i luoghi, ad esempio: Sartano -Toronto.
Gli attori ci sono tutti; lo Stato sempre meno presente-La legge sempre meno sentita-L'Amministrazione Pubblica che si perpetua -Il Morto.
Mi domando e dico: perché mai un Tedesco, un Canadese, un Lombardo o chiunque altro dovrebbero scatenare chissà cosa per fatti lontani anni luce dal modo di essere e pensare. Che fanno i Calabresi-Sartanesi, la gente, la cosi detta societa civile? Devo rispondere quello che ho sentito dire, il pensiero medio? Non stava bene con quello che aveva, nessuno gli ha detto di andare ad invischiarsi con persone e cose più grandi lui.
A memoria d'uomo, vi ricordate a Sartano qualche uomo-donna di cultura, benestante, sistemato, di Chiesa esprimere a parole, di fatti neanche parlarne, una ferma condanna per quanto avvenuto prima durante e dopo certi fatti a tutti ben noti e conosciuti?
Abbiamo un fervente paladino dei diritti altrui, e per questo tanto di cappello,ma non sarebbe male se fra una battaglia e l'altra riuscisse ad occuparsi anche del proprio paese, non solo aspirando al suo governo. Non vorrei ancora una volta dar ragione a chi(A.G.) nel secolo scorso ebbe a dire; il male peggiore del Sud è la sua classe intellettuale. Quella "classe" che nel nostro piccolomondo si è sempre girata dall'altra parte, bastava che non li disturbassero, e se c'era da fare fargli il compare d'anello o il padrino di battesimo non si tiravano e non si tirano indietro: 'U SanGiuvanni è SanGiuvanni non si nega, ma lega e parecchio.
A Lor Signori che impavidamente aspirano al rigoverno del nostro paese vorrei dire: fatevi un cristiano e civile esame di coscienza, gli anni che abbiamo davanti, il futuro di chi vive oggi a Sartano, quello dei loro figli non possiamo farlo diventare come San Luca.
I Sartanesi morti all'estero vorremmo continuare a ricordarli come i martiri della povertà e del lavoro, vogliamo ricordali Onesti, come lo furono in vita, se qualche amministratore illuminato nei prossimi lustri vorrà dedicargli una stele avrà fatto solo il proprio dovere: con molto ritardo, naturalmente.











sabato 18 agosto 2007

La strada

(Clik sul titolo per Doc. originale. pag.948)
ALLEGATO ALLA CCXCII SEDUTA DEL 27 LUGLIO 1949 RISPOSTE SCRITTE AD INTERROGAZIONI.
CACCURI.
Al Mini.stro dei lavori pubblici per conoscere le ragioni che, nonostante le continue insistenze da parte di autorità e di cittadini, hanno finora impedito la costruzione della strada di allacciamento all’abitato di Torano Castello (Cosenza) della frazione Sartano, ove la popolazione durante la. stagione invernale rimane addirittura avulsa dal consorzio civile, ed ove spesso, data la inaccessibilità degli impervi viottoli, si è costretti finanche a trattenere in casa i cadaveri per intere settimane.
RISPOSTA.
I lavori di costruzione della strada di allacciamento della frazione Sartano alla provinciale Torano Castello-Stazione e quindi al capoluogo, furono iniziati diversi anni or sono, a cura del comune interessato, con prestazioni di opera e successivamente con sussidi concessi da questa Amministrazione per la riparazione dei danni alluvionali. Senonché, a causa della mancanza di fondi e dello stato di guerra,i lavori così iniziati, rimasero sospesi e le opere costruite (consistenti in alcuni tratti di movimento di terra e di cunette andarono in gran parte distrutti. Successivamente, l’opera di che trattasi fu compresa fra quelle da eseguire con le agevolazioni di cui al decreto legislativo 10 agosto 1945, n. 517, per un primo lotto dell’importo di lire 10 milioni. Quando però, si trattò di redigere il relativo progetto, ci si trovò di fronte a gravi difficoltà tecniche, specie per. le degradazioni sopravvenute nel terreno su cui il comune aveva eseguite le opere iniziali. Fu pertanto effettuato un sopraluogo, con l’intervento di funzionari del Genio civile, a seguito di che fu riconosciuta la non idoneità del vecchio tracciato previsto per la strada in parola. Difatti, per poter allacciare l’abitato della frazione Sartano al capoluogo, occorrerebbe attraversare una lunga cresta in disfacimento, per cui le eventuali opere di consolidamento, oltre alla loro dubbia efficacia, comporterebbero anche una spesa ingentissima. Si è invece rilevato che all’allacciamento di detta frazione potrebbe provvedersi mediante la costruzione di un tratto di strada che, partendo dall’abitato di Sartano, raggiungerebbe la strada statale n. 19 e quindi lo scalo ferroviario di Torano sulla ferrovia Cosenza- Sibari, indipendentemente dall’accesso diretto al capoluogo. Tale soluzione, che stante le difficoltà tecniche che presenta l’altro tracciato sarebbe la più economica, corrisponderebbe, sotto il duplice aspetto economico e politico, inoltre, a quella auspicata dal comune, tanto più che il relativo progetto risulta già studiato dall’ufficio del Genio civile di Cosenza fin dal 1921, in applicazione della legge 25 giugno 1906, n. 255. Lo sviluppo complessivo di detta strada, secondo il progetto anzicitato, è di chilometri 4,267 e la presumibile spesa occorrente si aggira sui 45-50 milioni. Considerato il carattere di particolare necessità ed urgenza che rivestono detti lavori, si assicura che al finanziamento della suddetta spesa si provvederà appena si potrà disporre di adeguate assegnazioni di fondi per l’esecuzione di opere de1 genere. Il Sottosegretario di Stato CAMANGI
*Nel nome del sottosegretario era inscritto il presagio dell'opera tanto attesa*
Forse vi state anche chiedendo chi fosse questo signor Caccuri che si interessa alla strada di Sartano con una interregocazione parlamentare? Provate a ricercare: Caccuri Edmondo

venerdì 17 agosto 2007

Alle 5 della sera

'U vicinanzu, altrove 'a ruga, una via come tante, ognuna diversa dall'altra. In ogni "vicinanzu" c'era un vecchio più vecchio di tutti, una anziana donna sempre vestita di nero, una giovane coppia, ma quello che caratterizzava un "vicinanzu" dall'altro erano le orde di ragazzini, piccole pesti sempre pronti ad inventarne una più grossa del giorno prima. Non c'erano segreti da custodire, da celare, tutto avveniva alla luce del sole, eppure quella privacy che oggi, con tanta veemenza si cerca di difendere con leggi, decreti e carta bollata era la regola delle regole non scritta e praticata.
Le "liti" in famiglia erano all'ordine del giorno, ma c'era qualcosa per cui litigare, tutti sentivano, sapevano, bisognava solo aspettare il mattino dopo, già perché non c'era tempo per litigare in pieno giorno, periodo della giornata dedicato ai lavori fuori casa, in campagna; le liti scoppiavano puntualmente all'ora di cena o subito dopo, i motivi? I più disparati: le marachelle fatte dai ragazzi, il cognato, la suocera, quando la lite prendeva una brutta piega c'era sempre qualche vicino pronto a far intervenire un parente di lei o di lui in grado di riportare la situazione ad uno stato di non aggressività. Tempi passati, con l'andar degli anni, causa la nuova urbanizzazione i "vicinanzi" hanno finito col diventare dei piccoli ghetti, svuotati della loro caratteristica essenziale; il vicinato. Con l'andar degli anni, per scelte non scelte ma subite, il paese si è spostato dove una volta nessuno avrebbe voluto mai abitare. Le famose rimesse degli emigranti, quelle della prima ora, venivano investiti per nuove acquisizioni di terreni, per rendere la dimora di proprietà piu vivibile. Qualcuno ha capito che quella manna poteva prendere un'altra strada, cosi è stato. Le aree edificabili dei terreni agricoli pianeggianti dell'Innominato, che miserevoli amministratori in cambio d'una pagnotta hanno prontamente destinato ad uso edificabile con i coefficienti più alti possibili, cosi la caccia all'oro delle rimesse della seconda e terza ondata migratoria verso la Germania ha avuto il via libera. Cosi è nata " 'a Koreja, ora pare sia denominata Dallas per la presenza di un paio di megaville. Tempi andati dirà qualcuno, si: proprio andati, in cambio di cosa non lo so, il tempo ci dirà in cambio di cosa.

giovedì 16 agosto 2007

Appunti di viaggio

Sono ormai 41 anni che ogni anno, meno qualcuno, ritorno a Sartano per trascorrervi qualche giorno di vacanza e per salutare parenti ed amici। Anno dopo anno cerco di annotare qualche differenza, fare qualche confronto con l'anno precedente, per quanto mi sforzi di capire e difficile trovare differenze degne di nota. La raccolta della "munnizza" è sempre nelle solite condizioni pietose, puntualmente si accentua in agosto a causa della sovraproduzione e della scarsità di addetti al servizio che puntualmente, per una scientifica gestione del personale, gli addetti sono meno del solito perchè li mandano in ferie. L'insufficiente erogazione dell'acqua è ormai cronicizzata, non ci si fa quasi più caso, è cosi per uno strano scherzo del destino; qualcuno si è attrezzato con cisterne casalinghe, che non ce l'ha si organizza la giornata in corrispondenza dei flussi. La piazza antistante la vecchia chiesa definirla "sgarrupata" è come fargli un elogio; la scelta dei materiali usati, la tipologia costruttiva, i dislivelli, l'hanno resa impraticabile e infrequentabile, due lampioni su tre sono rotti o non funzionanti, e che dire poi dell'obbrobrio del collegamento fatto con lo spiazzo dietro al "palazzo" dell'Innominato? Per chi, come me,cerca segni di novità non può fare a meno di notarne una. A prima vista, causa il posizionamento poco ergonomico, nulla o poco lascia intendere lo scopo e la funzionalità della scatola appesa al muro; di sera invece, reso ben visibile da apposita luce direzionale non si può fare ameno di avvicinarsi per capire di che si tratta; Trattasi di un distributore automatico di profilatici più comunemente chiamati preservativi. Vero è che il mercato si attrezza in funzione della domanda e della offerta. Ma alcuni dubbio mi solleticano alcune domande: e la domanda che ha determinato l'offerta o dovrebbe essere l'offerta a determinare la domanda? Più semplicemente è su pressante richiesta di profilatici alla farmacia che la stessa si è attrezzata con un distributore automatico o è l'offerta, in modo anonimo e ad orario continuo, che la farmacia et produttori sperano di aumentare le vendite?Dal posizionamento dell'erogatore tutto si può dedurre: facilità di scelta-niente attese tranne che la privacy, vista la allocazione è come dichiarare: stasera vado a trombare e anche se non ci vai e come se ci fossi andato.Gira un aneddoto in modo neanche tanto riservato: pare che sia stato trovato un bimbo intendo a gonfiare palloncini trafugati dal comodino della camera da letto dei genitori.Qualcuno potrebbe obiettare, perché mai se i negozi di noleggio films in videocassette o Cd sono aperti 24 ore su 24 non dovrebbero essere in vendita anche i profilattici? Appunto dico io, a quando un Blockbuster a Sartano? Per contro quest'anno, da qualche mese giungono echi, di stampa e non, di frenetici fermenti in vista delle prossime elezioni amministrative, che importa se queste si svolgeranno fra due anni, l'importante è provare gli schemi, gli uomini giusti al posto giusto, la "munnizza", l'acqua, non li riguardano, adesso che il distributore automatico di profilattici è in funzione ognuno si sente libero di usarlo o infilarlo dove e a chi piu gli aggrada.
Buona Estate 2007 Sartano