lunedì 6 aprile 2015

Nutri-menti

Alla ricerca del valore della convivialità.
Anche in cella i sapori di casa
 Un aspetto molto importante della giornata di un detenuto è legato ai modi che ognuno mette in atto per preparare i pasti giornalieri, e per alimentarsi in generale. Non esiste un principio fisso, ognuno si regola tenendo conto di una serie di variabili che vanno dalla disponibilità degli alimenti, dal tempo che si vuole dedicare alla cucina e dall’importanza che si dà alla soddisfazione di questo bisogno primario. Normalmente i detenuti tendono a preparare in cella soltanto la cena. Per quanto riguarda il pranzo, la maggior parte preferisce consumare un semplice panino. I motivi di tale scelta sono di svariato genere: come ad esempio il tempo a disposizione, che il più delle volte è breve specie per chi svolge una qualche attività, o perché il carrello del vitto passa a un orario insolito, alle undici del mattino quando non si ha ancora fame. Bisogna considerare che all’interno delle celle i detenuti non hanno a disposizione una cucina come a casa, ma un’attrezzatura molto limitata. Tutto è preparato su dei fornelli da campeggio  spesso la fantasia e l’ingegno riescono a far superare le difficoltà dovute alla mancanza degli utensili che in una normale situazione sono alla  portata di ognuno. Tutto questo non impedisce che il risultato sia il più delle volte eccellente, ma in ogni caso imparagonabile a un pasto preparato dai familiari.
 In carcere tutto ciò che è commestibile ed è portato delle famiglie dei detenuti, ha un valore speciale  per chi lo riceve, che va oltre il semplice aspetto nutritivo  perché il sapore e gli odori che promanano dalle pietanze  portano con sé anche gli affetti più cari e nello stesso tempo ricordi e immagini di vita familiare che accompagnano le giornate caricandole di una grande nostalgia. Alcuni, per svariati motivi, preferiscono consumare i pasti in solitudine privandosi del piacere di stare insieme agli altri, ma la maggior parte dei detenuti consuma il pasto serale in compagnia, ricreando, per poco tempo, un po’ di atmosfera e un po’ di intimità che solo nella propria famiglia si possono  trovare. Anche le persone più problematiche,  riconoscono l’importanza di sedersi a tavola insieme agli altri e gustare un cibo che va al di là dell’aspetto nutritivo che di volta in volta diventa linfa vitale ed energia per affrontare con coraggio la carcerazione. Ci sono dei detenuti che già di mattina presto, verso le otto, iniziano a tritare tagliuzzare a fare il soffritto e  a preparare il sugo che poi verrà consumato la sera.
Gli odori che si sprigionano invadono il “cellone” che oltre a ricordare i profumi di un passato lontano,  invogliano nel presente al buonumore. La tavola può essere anche un asse di legno con i piatti di carta,  non è importante, a volte basta un pezzo di pane con un po’ d’olio e l’origano a fare la differenza, oppure il vapore che si alza nel lavandino quando si scola la pasta. Altre volte ancora le parole di preoccupazione perché  mentre tutto è pronto in tavola manca ancora qualcuno. Un altro aspetto della preparazione dei pasti in cella riguarda la disponibilità e la solidarietà verso gli altri nel senso che quando a qualcuno manca la cipolla o un po’ di olio,  è facile reperirlo se la richiesta è fatta da una persona che non lo fa abitualmente. Attraverso la preparazione dei pasti avviene anche un intenso scambio di suggerimenti e di ricette, un intreccio di culture culinarie diverse dovuto alla presenza degli stranieri e anche alla presenza di detenuti provenienti da diverse zone della stessa Italia. Anche il piatto più semplice come la pasta aglio olio e peperoncino, che con molta probabilità è quello che si prepara più spesso, ha mille varianti  rispetto alla ricetta originale. Tanti aggiungono un tocco personale:  c’è chi aggiunge del pan grattato, chi le acciughe, chi il prezzemolo  al fine di rendere il tutto più gustoso. Un capitolo speciale meriterebbero i dolci, che vengono preparati in mille modi e per tutti i gusti, nonostante le difficoltà che si presentano e alle quali si è già accennato.             
Il pasto serale, diventa quindi più importante, un momento in cui ritrovarsi e condividere, oltre alla cena, del tempo con gli altri compagni di viaggio, “La mangiata” in galera  è principalmente convivialità .
                                                                                     
 (Angelo Aquino, Elio Puddu)

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