mercoledì 12 settembre 2007

Sondaggio per il PartitoDemocratico

I sondaggi infuriano su tutti i blog, generalmente sono posti su tematiche di interesse pubblico di rilievo. Anche in quest'angolo di mondo ho voluto inserire un sondaggio sul tema del momento: le primarie del 14 ottobre per la elezione del segretario nazionale, dei segretari regionali, e dei costituenti all'Assemblea nazionali e per quelle regionali. Le votazioni sono aperte fino al 10 ottobre.

martedì 11 settembre 2007

Se non ci fosse................ma c'è

Detenuto disabile carcere Reggio Calabria, la "provocazione" di Corbelli per smuovere le acque.
Martedì 11 Settembre "Un premio in denaro. Una sorta di 'taglia'. Un assegno di mille euro (due milioni delle vecchie lire) a qualsiasi parlamentare che si recherà a far visita nel carcere di Reggio Calabria al giovane detenuto, Andrea B. , 25 anni, della provincia di Foggia, disabile al cento per cento e costretto su una sedia a rotelle". E' questa la proposta provocatoria che il leader di 'Diritti civili', Franco Corbelli, lancia, in un comunicato, per richiamare l'attenzione sul detenuto "da quattro mesi paralizzato nel lettino di una cella della casa circondariale reggina, che chiede di essere curato per non continuare a soffrire e che da sette mesi aspetta di essere sottoposto ad un esame di risonanza magnetica". "Da due settimane - è scritto nella nota - Corbelli denuncia, nel silenzio e nell'indifferenza delle Istituzioni, dei politici e della società civile, questo caso di ingiustizia e disumanità e si batte per la scarcerazione e il ricovero in una struttura sanitaria adeguata di questo ragazzo disabile". "Il leader di 'Diritti Civili' - prosegue il comunicato - ha recapitato, nei giorni scorsi, un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al papa Benedetto XVI (dopo l'intervento dello stesso Pontefice sui diritti di detenuti); ha manifestato, giovedì 30 agosto, davanti al carcere di Reggio e subito dopo ha incontrato la direttrice(facente funzione) della casa circondariale reggina". "Mentre dalla Puglia - afferma Corbelli - continuano le prese di posizione a sostegno della battaglia di 'Diritti Civili' a favore di questo ragazzo disabile (sono già intervenuti il Comune e la Provincia di Foggia, la segreteria provinciale foggiana dell'Udeur e il deputato pugliese dell'Ulivo Michele Bordo) in Calabria nessuno, sino ad oggi, ha speso una sola parola a favore di questo giovane paraplegico". "Da qui la protesta odierna. - dichiara il leader di 'Diritti Civili' - La 'taglia', il premio in denaro (l'assegno di mille euro) al parlamentare (calabrese e non) che andrà a far visita in carcere a Reggio al disabile Foggiano. La somma vuole essere un rimborso spese per quel deputato o senatore che dovrà raggiungere Reggio, magari da una città lontana". "Corbelli - conclude il comunicato - non risparmia nessuno in Calabria, centrodestra e centrosinistra, assenti e latitanti su questo drammatico caso umano e giudiziario, ipergarantisti con se stessi e con i loro amici e colleghi indagati, silenti sul dramma di questo ragazzo disabile. Se ne infischiano dei diritti (calpestati!) della povera gente, lottano solo per restare aggrappati al potere e alle poltrone, mentre la Calabria affossa, sprofonda letteralmente". (ANSA)

Quella sagra Blindata


Film documento sui fatti avvenuti a Sartano in agosto.

Il filmato e disponibile da una collaborazione con Arcoiris Tv


Fai clik su uno dei link per visualizzare con RP-WMP

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=8262&ext=_big.ram

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=8262&ext=_big.wmv

I "paganieddri"

Banca Rurale “Licurdonehttp://www.bancaditalia.it/servizi_pubbl/arch_sto/strumric/altri/Elenco_banche.pdf Non so come, misteri di Internet, mi sono imbattuto in questo sito,dove risulta in elenco la “Banca Rurale di Sartano”. Premesso che questo elenco si riferisce agli anni che vanno dal 1920 al 1961, che l’unica notizia documentata sull’esistenza di una Banca a Sartano è riportata nella libro “Storia di Sartano” di Biagio De Luca, pag.33, ho cercato di appurare se trattasi della stessa Banca o meno. Da notizie dirette, ho appurato che: la banca che ha operato a Sartano, che De Luca fa risalire la nascita al 1920, che lo stesso denomina Banca Rurale “Licurdone”, il nostro testimone dichiara che trattasi della “Banca Rurale Cattolica di Sartano” aperta a Sartano ad opera di Don Carlo de Cardone di Cosenza, purtroppo non ricorda la data esatta di istituzione, pero riferisce che: il Direttore era Camillo Del Vecchio, il Cassiere Biagio De Rose, il Segretario Rosalbino Cervo. Spero con l’aiuto di qualche amico di poter risalire alla copia dei documenti conservati nell’Archivio della Banca d'Italia per avvalorare e dare certezza storica e documentale a quanto scritto da De Luca e riferito dalla fonte testimoniale vivente. Se qualcuno dovesse avere testimonianze o notizie che possano integrare, affermare, correggere quanto detto sarò ben lieto di pubblicarle. Fin qui la storia passata, che a distanza di anni, per casualità o per fortuna viene in parte conosciuta, svelata; c’è però un’altra Banca, che avrebbe bisogno di qualche approfondimento, dove sono circolate fin’ora voci e nient’altro. Di questa nascente e mai nata Banca di cui non si sa neppure dell’aborto, sappiamo, come tutti sanno, che: fu istituito un comitato, che furono sottoscritte delle quote di adesione, che uno dei promotori era l’allora Sindaco N.M., che il comune su richiesta del Comitato Promotore sottoscrisse una quota, pari a circa un milione di vecchie lire, che vi fu una delibera di giunta nella quale si accettava la richiesta di sottoscrizione. Si lo so, state pensando ad un possibile conflitto d’interessi, lasciamolo da parte tanto sarebbe tempo sprecato, piuttosto la domanda è: questa quota fu mai versata? Se non fu mai versata, riamane, come dire, la leggerezza dell’allegra Compagnia della Casta, se invece la quota sottoscritta fu versata vorremo sapere chi l’ha incassata, visto che la Banca non ha mai visto la luce, che a suo tempo qualche richiesta in merito fu avanzata, che fu oggetto di argomentazioni nella passata campagna elettorale, non è che siamo costretti ad andare a cercare la Banca, il Comitato ed il milione versato dietro la Chiesa di San Nicola di Bari la dove, una volta, venivano seppelliti i “paganieddri”? Ma forse è meglio andare a cercare notizie "a ra banca da chjubbica".

giovedì 6 settembre 2007

L'attimo fuggente

PARTITO DEMOCRATICO/ CALABRIA, NEI DS SI PROFILA SCONTRO INTERNO Pubblicata in data 6/9/2007Vibo Valentia, 6 set. (Apcom) -
Il giorno della presentazione delle candidature per la segreteria regionale del PD (12 settembre) si avvicina ma i DS calabresi sono lontani dal raggiungere un accordo unitario sull'uomo da schierare. Ieri, racconta il Quotidiano della Calabria, a Lamezia Terme, il gruppo che sostiene il segretario regionale Carlo Guccione (tra cui il vice presidente della Regione Adamo), ha deciso di andare avanti nonostante sia imminente, secondo Il Quotidiano, la candidatura contrapposta del vice Ministro dell'Interno Marco Minniti, anch'egli DS. Intanto, però, i parlamentari calabresi della Margherita, eccetto il segretario regionale Franco Bruno, si sono tirati indietro ed hanno chiesto al gruppo Guccione-Adamo un time-out in attesa della parola finale di Minniti. Il Quotidiano afferma: "Oggi, o al massimo domani, Minniti ufficializzerà la sua scesa in campo". La dirigenza nazionale dei Ds, a partire dal segretario Fassino, ha auspicato nei giorni scorsi una candidatura unitaria per la Calabria. Sia Minniti che Guccione, in caso di candidatura, sarebbero collegati a livello nazionale con la lista Veltroni-Franceschini. Da questo punto di vista, quindi, al favorito per la segreteria nazionale del PD la vittoria elettorale in Calabria non dovrebbe sfuggire. Intanto, il docente universitario Fabrizio Criscuolo, candidato a segretario regionale dell'asse Bindi-Loiero, ha dichiarato al quotidiano CalabriaOra:"Se Marco Minniti sarà un candidato di superamento sono disposto a farmi da parte. Se, al contrario, Minniti dovesse scendere in campo in contrapposizione a Guccione, non vedo perché anche io non dovrei essere della partita".
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In questi giorni di fermento, in vista delle candidature a livello nazionale e regionale per segretari e costituenti del futuro PD, mi sono chiesto quali fossero gli orientamenti delle locali segreterie dei rispettivi partiti DL e DS.
Poco o tanto, bene o male in tutt'Italia questi due apparati sono stati chiamati, volenti o nolenti, a confrontarsi sopra tutto a livello locale, proprio per quella idea di partitonuovo-federato-espressione del territorio, sui temi piu disparati che riguardano l'organizzazione dell'evento 14 ottobre.
E a Sartano?
Nulla. Ogn'uno per la sua strada. La storia si è fermata, come se quello che sta succedendo in Italia non riguardasse anche loro, impegnati come sono in tatticismi occulti in vista delle prossime elezioni amministrative, perdono l'occasione per sedersi intorno a un tavolo e chiedersi: che fare?

mercoledì 5 settembre 2007

MANIFESTO PER LA NUOVA CALABRIA

di Vito Teti
Ho vissuto la notizia del terribile eccidio di Duisburg con un senso di dolore e di rabbia, di sofferenza e di impotenza. Come tanti altri calabresi. Mi sono trovato a pensare alle “povere vittime”, ai “poveri calabresi”, ai “poveri emigrati in Germania”, ai “poveri abitanti” di S. Luca. Al povero Corrado Alvaro, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, il cui nome, dimenticato in altre circostanze, viene scoperto, citato a sproposito, in queste dolorose occasioni. Ci siamo sentito più poveri, privati della nostra migliore tradizione, delle nostre speranze. La ricchezza, procurata con la violenza, genera povertà morale e culturale, degrado sociale. Su questo giornale avevo appena pubblicato un articolo in cui, descrivendo la situazione dolorosa e sfarinata che vive la Calabria, segnalavo la tendenza autodistruttiva che si va affermando da noi, una sorta di maledizione a fare male e a farci male, a divorarci, in un’atmosfera cupa con le tenebre che trionfano sulla luce, Persefone su Demetra. Da Duisburg giungeva la conferma dolorosa, assurda, tragica di una deriva morale, politica che colpisce tutti. S. Luca è un paese metafora della regione, dei suoi contrasti, delle sue luci e delle sue ombre. E’ un luogo dell’anima. Ho conosciuto, da giovane, questo paese, l’Aspromonte, Polsi attraverso la lettura di Alvaro. Poi, a partire dal 1977, ho visto e rivisto, visitato questi luoghi centinaia di volte. In occasione della festa della Madonna, di convegni, di iniziative culturali. Ne ho scritto, ho realizzato documentari, li ho percorsi a piedi, camminando religiosamente come insegnava Alvaro. Sarei insincero se non dicessi che questi luoghi splendidi e incantevoli mi hanno a volte provocato apprensione e disagio, non sarei autentico se dimenticassi problemi e immagini negative e anche la difficoltà a comprenderli, ma posso, senza ombra di dubbio affermare, che i costi maggiori di un’oppressione voluta da pochi li pagano quegli abitanti di S. Luca che, pure in un clima di paura, non hanno rinunciato alla loro tradizione di accoglienza, e hanno fatto di tutto per offrire un’altra immagine del loro paese, a partire anche dalla loro più grande risorsa: Corrado Alvaro e l’universo da lui raccontato, a cominciare dalla Montagna e dalle fiumare. Dopo lo sgomento e lo smarrimento iniziale, giunge il tempo della riflessione e della difficile e ineludibile domanda: che fare? Quanto scriverò è frutto di disagio e di voglia di capire insieme agli altri; non ho certezze e non ho ricette, soltanto desiderio di partecipare a un progetto comune di ricostruzione. Se muore S. Luca muore tutta la Calabria. Sono queste le occasioni in cui bisogna essere veri, sinceri, magari scomodi. *** Accanto a qualche articolo attento e rispettoso e a reportages intelligenti e non scontati, a considerazioni condivisibili, ho registrato spesso, sui giornali, la scoperta dell’acqua calda (gli ’ndranghetisti non sono poveri, ma sono ricchissimi), la ripetizione di antichi luoghi comuni e l’invenzione di nuove approssimazioni e generalizzazioni. Il tentativo di spiegare si è tradotto almeno in due (con tante sfumature intermedie) teorie o retoriche o narrazioni mitiche. Una potremmo chiamarla: “l’uso della tradizione ad uso esterno”; l’altra: “l’uso della modernità ad uso interno”. Secondo la prima narrazione, la faida di S. Luca, pure legata ad interessi economici illegali e al controllo del territorio e anche degli investimenti miliardari in Europa e in altre parti del mondo, in definitiva non sarebbe altro che una manifestazione di quell’atavismo, di quell’arcaicità che regnerebbero in Calabria. Questa spiegazione di tipo culturale fa riferimento all’ideologia del sangue, al valore delle vendetta e dell’onore, alla particolare struttura familiare degli ’ndranghetisti, alla loro capacità di mettere in atto comportamenti e di individuare tempi simbolici, come quelli della festa. Questa spiegazione chiama in causa la potenza e la forza di quella che genericamente viene chiamata “tradizione”. Non sarò certo io (non soltanto in quanto antropologo, ma anche in quanto “narratore” e abitante di questi luoghi) a negare l’incidenza della tradizione, la potenza del passato e della memoria, il perpetuarsi di modelli e valori tradizionali anche nel presente. Non siamo lontani dal paradigma lombrosiano del meridionale naturalmente criminale, con una religiosità barbarica, incline a delinquere e compiere atti cruenti. L’individuazione di una sorta di “cultura maledetta”, che rinnova la teoria della “razza maledetta” di Niceforo (alimentata di recente al Nord, come avevo scritto ne La razza maledetta nel 1993), nella sua schematica banalità, ha qualcosa di consolatorio e di rassicurante per gli osservatori esterni. Non richiede molti sforzi interpretativi. La Calabria viene considerata naturalmente e culturalmente irrecuperabile e immodificabile, con il corollario che tanto vale trattarla come problema criminale e tenerla lontana dall’Europa dove non sarebbe degna di entrare. Paradossalmente la tradizione non viene invocata dai locali, ma dai forestieri ed è comoda perché relega la regione fuori dalla storia e dal mondo “civile” e “moderno”. Questa concezione non si accorge che il mondo agropastorale è scomparso (Alvaro, inopportunamente citato anche senza essere stato letto, lo aveva chiarito già alla fine degli anni venti del Novecento), la famiglia tradizionale si è erosa, le comunità si sono dilatate, disgregate, trasferite altrove e il mondo esterno è arrivato anche nelle più piccole e anguste comunità. Il lato perverso di questa teoria è che genera (lo aveva ricordato un secolo fa Napoleone Colajanni) anche nei locali sfiducia, pessimismo, rassegnazione, lamentela; postula l’impossibilità del cambiamento e quindi l’inutilità dell’agire e del fare. L’essere (immutabile e astorico) prevale sul fare e quindi nasconde la via del mutamento. C’è ancora un esito più perverso: quello dei calabresi, che si sentono assediati e incompresi, abbandonati e denigrati, ed elaborano una cultura della lamentela, una difesa di ufficio di tutti i loro comportamenti, in altre parole una sorta di razzismo alla rovescia, una calabresità angusta ed enfatica, per cui tutti i mali vengono attribuiti agli altri, ai forestieri, allo Stato. La responsabilità non è mai “nostra”, ma degli altri, di qualcuno che ci perseguita, che non ci capisce o non ci aiuta a sufficienza. In anni recenti anche ad opera di élite e di studiosi locali la tradizione (assunta in maniera mummificata e granitica) è stata oggetto di mitizzazioni e di letture edulcorate e neoromantiche. Qualcuno è arrivato addirittura ad evidenziare gli aspetti popolari della ’ndrangheta e ad elogiarne gli aspetti positivi o oppositivi. Qualcuno ha scherzato col fuoco, giocando con le parole dalle sue comode stanze e dai suoi salotti. Qualcuno ha confuso ribellismo, opposizione popolare allo straniero, brigantaggio e ’ndrangheta. Non possiamo permetterci questi equivoci. I tedeschi sono oggi spaventati e preoccupati della penetrazione criminale nelle loro città e nelle loro terre, ma la Germania è la nazione dove da anni vengono realizzate e vendute centinaia di migliaia di copie di cassette (curate da qualche incauto e improvvisato o interessato “studioso” calabrese) con musiche “popolari” dove vengono elogiati ed esaltati i sequestratori, i cavalieri spagnoli difensori degli oppressi, l’omertà, il valore dell’onore e della vendetta. Si piegano così (come scrivevo tanti anni fa su “Diario” e come ha scritto Francesca Viscone in un suo libro) i valori di un’imprecisata ed astorica tradizione popolare (che peraltro non è detto che vada assunta sempre positivamente) all’ideologia e agli interessi ’ndranghetisti. Di recente è stato realizzato anche un filmato in cui vengono esaltati presunti valori antagonisti e oppositivi della vecchia ’ndrangheta (quali?). Mi è stato riferito che questo prodotto (dai contenuti deliranti) è stato ufficialmente presentato a Cosenza alla festa provinciale di un partito della sinistra radicale. Spero che si tratti di un equivoco, di un malinteso, di una notizia non veritiera. Altrimenti vuol dire che la ’ndrangheta riesce a confondere le idee anche a quelle forze politiche che sono state storicamente impegnate contro la mafie. *** Siamo giunti alla teoria, complementare e, in parte, di segno opposto a quella appena delineata della narrazione moderna e modernista della “faida”. Certi comportamenti non avrebbero tanto a che fare con i valori e con la tradizione, con i sentimenti (sia pure negativi) ma sarebbero, come sostengono in molti, l’esito di una capacità della ’ndrangheta di modernizzarsi, di inserirsi all’interno delle istituzioni e delle banche, di creare economia anche “legale”. Sulla grande holding criminale il giudice Nicola Gratteri e Antonio Nicaso hanno fornito dati e documenti che confermano questa ipotesi. Il problema, però, non è negare la capacità affaristica e la penetrazione globale delle mafie, ma segnalare, come questa realtà, che non può essere confutata, viene assunta dai locali (soprattutto dai politici) come una sorta di assoluzione e viene esibita con un atteggiamento quasi consolatorio. L’evidenza che la ’ndrangheta non riguarda soltanto la Calabria, è diffusa dappertutto, ha ramificazioni in tutto il mondo, controlla economie legali ed illegali, si afferma con la violenza dovunque ha suoi interessi, si traduce, non tanto in un’assunzione di responsabilità, ma nella conclusione che il problema riguarda tutti (la Calabria, l’Italia, l’Europa). Mal comune mezzo gaudio, la ’ndrangheta è dappertutto, quindi non è un problema nostro. E’ ovvio che la ’ndrangheta può essere contrastata agendo e intervenendo soltanto a S. Luca e nei tanti centri “governati” da potenti famiglie criminali. Bisogna andare nei palazzi, nelle banche, nelle grandi città. Questo dato non dovrebbe portare a negare l’origine e la peculiarità della ’ndrangheta. Piaccia o no, essa, come tanti prodotti alimentari, è un prodotto locale. Se mai, dovremmo chiederci perché mai è l’unico prodotto capace ad espandersi globalmente, mentre le risorse positive della regione vengono sciupate. Probabilmente è proprio l’espansione criminale, unitamente alla mancanza di un élite economica pulita e di una politica con una morale, a fare sì che le vere risorse calabresi rimangano inutilizzate. Anche con disagio di quei luoghi dove si crea l’illusione di un arricchimento facile, che poi porta lutto, dolore, sofferenza. La ’ndrangheta si è estesa in tutto il mondo, ma resta un prodotto storico della nostra terra, è un nostro problema, la nostra palla al piede, la nostra sventura che gli altri non sono disponibile a condividere con noi. Spetta a noi liberarcene, certo non da soli, certo non senza la presenza dello Stato. Discutere su quanti quintali di tradizione e quanti quintali di modernizzazione violenta concorrano a formare il mix criminale è operazione utile per capire, ma sterile se ci si ferma a questo livello di discussione. Inconcludente se ostacola azioni concrete (legali, repressive, culturali, religiose) di contrasto che vanno elaborati e inventati qui ed ora. Senza indugiare. L’identità è quella che si costruisce oggi e i materiali sono quelli che noi sappiamo scegliere e utilizzare. Non tutti quelli che arrivano dal passato sono validi e utili e nemmeno quelli della globalizzazione debbono essere acquisiti acriticamente. *** Se le analisi sono difficili, problematiche, complesse, ancora più ardue sono le proposte, più difficoltose le vie di uscita da questa situazione che rischia di fare restare ai margini per decenni la nostra regione. Si è letto di tutto sui giornali in questi giorni. Si è invocata la presenza dello Stato, la modifica del codice di procedura penale, una legislazione straordinaria, un’azione di intelligence, di prevenzione e di polizia, un rafforzamento, finalmente, della magistratura in prima linea. Ben vengano questi provvedimenti. Non si aspetta altro. E tuttavia penso che un’azione incentrata sull’opera di una legittima (e sempre rinviata) prevenzione e repressione non sia sufficiente, non basti. Personalità e più avvertiti hanno colto che la battaglia si gioca prevalentemente anche livello culturale, sul piano dei comportamenti etici, nella società e nelle comunità calabresi. Monsignor Bregantini, con coraggio e, mi pare (spero di sbagliarmi e di poter essere smentito), anche in profonda solitudine, ha individuato nei “sentimenti”, nelle “emozioni” di cui, nel bene e nel male, sono depositarie le donne, un punto su cui fare leva per interrompere la spirale dell’odio, della vendetta e di una cultura della morte. L’invito all’amore e al perdono è quanto di più bello possa fare un pastore che vive con sofferenza la sua missione; tuttavia non penso che le donne (spesso coinvolte in prima persona nella gestione di affari di famiglia) possono da sole spezzare una cultura e una mentalità, prevalentemente maschili, a cui sono state “educate” fin da bambine. L’utopia e la speranza del vescovo hanno però il merito di segnalare che il problema è di ordine culturale, e che bisogna smuovere le coscienze, mutare le mentalità, abbandonare “tradizioni” inutili e dannose, inventare nuove pratiche di stare assieme. Per queste considerazioni trovo abbastanza estemporanee le proposte di qualche intellettuale, anche con importanti ruoli istituzionali, che invece di puntare in maniera più convinta e magari innovativa sulla cultura chiede un intervento di ministri e di uomini politici a S. Luca e l’invito ad interventi strutturali, urbanistici, di risanamento. Non credo all’utilità delle passarelle fine a se stesse, alle iniziative antimafia di una mezza giornata (caldeggiate, come si ascolta in qualche intercettazione, dagli stessi ’ndranghetisti) e credo che il risanamento urbanistico di S. Luca debba rientrare in un generale progetto di ricostruzione delle zone interne, della montagna e del paesaggio deturpato e incompiuto e non rientrare in una logica di intervento eccezionale, che paradossalmente potrebbe finire col fare gli interessi delle stesse ricchissime famiglie locali. La Fondazione Corrado Alvaro ha compiuto anche tante opere di qualità e portato avanti iniziative meritorie, molti suoi membri anche di S. Luca hanno operato con passione, entusiasmo, abnegazione, anche per costruire un’altra immagine della loro comunità. Bisogna continuare sulla via della cultura, se mai si tratta di aggiustare il tiro, magari percorrendo, con maggiore fantasia, altre strade. Forse è il caso, invece di invocare (in maniera comprensibile) interventi dall’alto, di domandarsi se non sia bene ripartire dal basso; forse invece di assegnare premi a scrittori e studiosi già noti (la Calabria ha anche un’abbondanza di premi inutili e di manifestazioni ripetitive e, spesso, di bassa qualità) sarebbe meglio incoraggiare le nuove intellettualità del luogo. In Calabria non bisogna abbandonare la via della cultura, ma intraprenderla, se mai rinunciando a iniziative effimere, che nulla modificano, e creare strutture culturali stabili di intervento e di mutamento. Le pagine di Alvaro sull’incompiutezza, sulla discesa delle popolazioni lungo le coste, sul complesso rapporto tradizione-modernità, sulla polarità tra mondo dei padri e mondo moderno vadano lette e meditate in tutte le scuole. E così tante pagine di Strati, di Seminara, di Lacava, di Montalto, di Asprea e di altri scrittori. Non basta. Forse è il caso di fare leggere Gomorra di Saviano o, anche, come ricorda lo stesso scrittore, gli studiosi meridionalisti e anche tanti nuovi scrittori calabresi e meridionali e tanta letteratura europea contemporanea. Dovremmo attenuare l’esasperata tendenza all’autosservazione e all’autocompiacimento e aprirci allo sguardo degli altri, agli scrittori, ai musicisti, agli artisti europei e del mondo. Non rinunciare certo alla memoria e alla propria storia, ma non mummificarle, contaminarle, rinnovarle, farle dialogare con culture e produzioni di altri luoghi e di altri contesti. Si premino o si offrano soggiorni a grandi scrittori e saggisti che mostrino desiderio di passare parte del loro tempo nelle nostre comunità per poi raccontarcele, descrivercele, farci capire qualcosa che, forse, noi non possiamo o non vogliamo vedere. Liberiamoci dalla paura dello sguardo di chi viene da fuori, dalla sindrome degli assediati. La Regione dovrebbe fare un’opera capillare, incisiva, continuata nelle scuole. Fulvio Librandi ha più volte suggerito, anche su questo giornale, l’idea di un “Museo della ’ndrangheta”, un centro permanente espositivo e di studi, che racconti la storia devastante e luttuosa di questa organizzazione, e che promuova iniziative ed elabori conoscenza. Chiedo ad Agazio Loiero e all’Assessore Sandro Principe di prendere in seria considerazione questa proposta, di valutarla, di ragionarci. Le stesse Università dovrebbero sentirsi anche università dei paesi e delle comunità calabresi; dovrebbero mirare a una migliore conoscenza del territorio, piantare germi di mutamento. Propongo al Rettore della mia Università, Giovanni Latorre, e al Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Raffaele Perrelli, di farsi promotori con altri presidi e con altre facoltà e università di un “Centro interdipartimentale sulla ndrangheta e sulla legalità”, con borse di studio e fondi per dottorati di ricerca su queste tematiche. Vanno incoraggiate una seria e mirata sociologia e antropologia delle nuove relazioni, dei nuovi modelli (non solo economiche) ’ndranghetisti e dell’affermarsi della criminalità fuori dal contesto di origine. Si pensi anche a una laurea specialistica (ne esistono tante inutili) sulla storia e sull’antropologia della ’ndrangheta; si chiamino ad insegnare esperti, magistrati, sociologi, antropologi, economisti, urbanisti, letterati, psicologi, pedagoghi, storici, studiosi del diritto e si formino giovani docenti da inviare a insegnare nelle scuole elementari e superiori una materia sulla legalità da rendere obbligatoria. Si tagliano nelle scuole le spese inutili per i soliti corsi e corsetti di formazione (sprechi inutili) e si punti a dei corsi di una nuova “educazione civica” che costituiscano materie di esami e anche credito formativo per la maturità e l’università. *** Il problema, però, è culturale, in un senso più radicale e profondo. E’ culturale in accezione antropologica. Il degrado e la violenza non riguardano solo le ndranghete, ma sono inscritte ormai nel tessuto sociale e politico della regione. Carmine Donzelli ha ricordato (in una trasmissione radiofonica) che non dobbiamo immaginare che esista una separazione netta tra chi compie atti criminali e il resto della società. Finché, dice Donzelli, “il nucleo del modello di relazione parentale-clientelare rimane il centro e il cuore della politica calabrese, così come praticata da tutti i grandi partiti, ci sarà una responsabilità enorme”. Condivido pienamente. Da tempo, anche su questo giornale, in maniera ripetitiva e monotona, vado sostenendo che i comportamenti familistici e illegali di tanti strati della società calabrese (non solo della ’ndrangheta) trovano un’indiretta legittimazione, una sponda inattesa, nelle pratiche familistiche, amorali, immorali della politica. La faida di S. Luca ha esiti drammatici e provoca morti e lutti, ma è sotto gli occhi di tutti che le “faide” politiche, di cui abbiamo quotidiana notizia sui giornali, alla lunga provocano danni e guasti ugualmente devastanti. Litigi, vendette, ostracismo da parte dei politici nei confronti di quanti non dicono signorsì o non sono funzionali ai loro progetti, dei non parenti e dei non schierati, non sono un buon modello da additare a quei ragazzi che poi dovremmo educare alla legalità, mostrando loro la via senza uscita della scelta criminale. Anche importanti uomini di governo hanno giustamente invocato un’inversione di tendenza nelle indagini e nella repressione, nella lotta alla criminalità e un salto di qualità, una sorta di scatto di orgoglio. Il problema da affrontare, però, non è solo di ordine pubblico o quello di colpire i ricchi che fingono di essere poveri. Il problema è quello di aiutare l’altra S. Luca, di riscoprire di nuovo un Meridione (da non ridurre a questione criminale e di ordine pubblico). L’intervento va condotto, contemporaneamente, e a più livelli. L’altro problema è che questo scatto di orgoglio e questa inversione di tendenza viene sempre richiesto agli altri e quando ci si vede con l’acqua alla gola. Dall’alto della loro posizione politica e di governo, alcune figure prestigiose, su cui abbiamo riposto anche molte speranze, non possono non vedere e non dire all’area politica di riferimento che le cose debbono cambiare, non possono non pretendere l’abbandono di logiche e di pratiche che mortificano la Calabria e la mettono sempre sotto osservazione, facendola diventare un’ossessione per i politici nazionali, che non si rendono conto del dramma che vive la regione, che magari sanno tutte le nefandezze dei loro referenti locali e non riescono a smuoverli per qualche gioco di potere. C’è da chiedersi se tante mediazioni in basso, tante lotte intestine, tanto tempo sprecato per aggiustare e accontentare, di fatto non finiscono con il favorire la ’ndrangheta, con il renderla soggetto intraprendente, lungimirante, incontrollata o anche protagonista. L’emergenza in Calabria è quotidiana. Si facciano grandi scelte, coraggiose, mirate, di tipo generale. Ognuno deve partire dalle proprie responsabilità, dalla “parrocchia” o dal partito o dalla casta di appartenenza senza pretendere di salvare il “noi”, di chiamarsi fuori. E’ legittimo, certo, attendersi uno scatto di orgoglio, un sussulto di responsabilità, un atto di coraggio dagli intellettuali, dalla Chiesa, dai giovani, dagli imprenditori, dagli operatori culturali. Ma è dovere di chi ha scelto di servire lo Stato e di chi ha deciso di governare e di gestire la cosa pubblica battere un colpo per primo. La politica (se esiste ancora nella sua versione nobile) faccia vedere che è in grado di governare questa regione, che è interessata quotidianamente alla sua immagine e a al suo destino; mostri che non vuole più soffocare come un tappo asfissiante tante energie, che restano deluse e si allontanano, liberi tante potenzialità, offra un’idea generale della regione, si dia davvero un codice etico, allontani indagati e condannati, non presenti furbescamente come nuove facce vecchissimi e anche stimabili protagonisti, cerchi consensi al di fuori dai soliti noti, investi su persone libere, competenti e non accondiscendenti, non abbia paura di perdere posizioni di potere e di rendita, sappia progettare, con il concorso della tante intelligenze, i fondi strutturali, pensando al bene comune e a una regione europea.
Dia speranza. Parli il linguaggio della verità e non della furbizia.
La Calabria non può più aspettare.

Raccontare omettendo……………….

Ci sono tanti modi di riportare la cronaca di un fatto avvenuto, ma certamente quello più subdolo è di omettere parti dell'accaduto per scelta o per servilismo. Certo che i fatti raccontati sono avvenuti, ma ne sono avvenuti anche altri durante quella seduta, forse meno pallosi delle dimissioni dei due incalliti assenteisti o dei cavilli amministrativi, di questi ci saremmo aspettati non un racconto stenografico, ma almeno un accenno. Perchè queste omissioni?
Il Quaotidiano della Calabria, martedi 4-9 pag.29
Torano Castello La maggioranza ha approvato il conto consuntivo TORANO CASTELLO - Con i soli voti della maggioranza consiliare è stato approvato l'altro ieri il conto consuntivo del 2006. L'approvazione del documento finanziario è stata preceduta dagli interventi susseguitisi dai banchi del civico consesso e che hanno riguardato anche le recenti manifestazioni politiche tenutesi sul territorio toranese. La minoranza ha espresso il proprio voto contrario al bilancio consuntivo dopo aver manifestato qualche dubbio per quanto concerne i rapporti tra entrate ed uscite. All'ordine del giorno dell'assise consiliare, presieduta da Luca Pellegrino, la surroga dei consiglieri comunali dell'opposizione Natale Marchese ed Armando De Seta che, secondo quanto previsto dallo statuto comunale, sono stati dichiarati decaduti per la mancata partecipazione ai lavori del civico consesso. Un provvedimento adottato nonostante l'ex sindaco Marchese aveva già inoltrato le proprie dimissioni e De Seta, candidato a sindaco alle amministrative del 2004, in una lettera evidenziava la propria impossibilità a partecipare alle adunanze del civico consesso, convocate sempre di mattina, per impegni professionali e che essendo medico, quindi, non rinviabili. La surroga di De Seta è passata con il voto favorevole della maggioranza del sindaco Antonio Iannace, mentre la minoranza si è divisa con tre astensioni e due voti contrari. Per Marchese, invece, ha votato a favore solo la maggioranza. Per quanto riguarda le comunicazioni da parte della Corte dei Conti circa alcune voci del bilancio 2005 e cioè il riconoscimento di debiti fuori bilancio per la somma di 96 mila euro, già riconosciuti dall'ente, il disavanzo di amministrazione pari a circa 149 mila euro e la mancanza dell'inventario, la maggioranza del sindaco Iannance ha chiarito ogni dubbio evidenziando che erano stati già adottati tutti i provvedimenti necessari ai rilievi sollevati r.gal.

domenica 2 settembre 2007

"Consiglio" Comunale

Venerdì 31 agosto, nell’aula consiliare del Comune si è tenuto un consiglio ordinario che per ragioni comprensibili non doveva e non poteva avere all’OdG i fatti e gli avvenimenti che ha hanno visto Sartano protagonista, suo malgrado, di molti articoli sulle testate della nostra provincia ed oltre. Come ci si aspettava, e non poteva essere diversamente, i fatti sono stati comunque oggetto di discussione. Il Sindaco ha in parte ammesso la scarsa attenzione nel valutare la portata degli eventi per il rilascio dei permessi, adducendo il tutto ad una consuetudine acquisita nel corso degli anni, ovvero: non leggere il programma della manifestazione per il quale si rilascia il permesso dell’occupazione di suolo pubblico e relativi servizi di ordine pubblico, vedi chiusura strade, vigilanza, permessi sanitari, Assicuarazione di RC verso terzi del legale rappresentante richiedente il permesso, SIAE meglio non nominarla etc,etc,etc. Ridotto ai minimi termini equivale a dire: tantu simu fra di nua, s’è sempri fatt'accussì, mò cummannamu nua e facimu chiru ca vulimu. Quindi in assenza di regole, vedi albo delle associazioni, calendario delle manifestazioni, regolamento per il rilascio dei permessi, assenza di una commissione culturale, i nostri “bravi” si sentono autorizzati non solo ad addobbare la stanza comunale con i simboli che più gli aggradano, ma possono spostare le date dei permessi di altri richiedenti a loro gusto e piacimento. Chissà come mai l’inizio della festa di AN capita puntualmente la sera del giorno della festa del Santo Protettore San Domenico, misteri gaudiosi della fede o della mala fede? Orbene, cosa ci saremmo aspettati da parte dei consiglieri di minoranza? -Un documento comune per stigmatizzare l’operato dell’amministrazione, punto e basta.- -La ferma condanna alle elucubrazioni fatte da F.P. nell’ambito della manifestazione non nel ruolo personale di un aderente ad un movimento politico ma nella veste di Vice sindaco.- -Che il sindaco avesse preso un minimo di distanze dal suo vice.- Domanda; quale delle tre cose si è avverata? Nessuna. -La minoranza divisa in tre gruppi, se non quattro, e andata allo sbaraglio, ognuno per suo conto, l’importante era non essere d’accordo con chi aveva parlato prima.- -Ferma e dura condanna? Praticamente un budino molle!!!!!!- -Il Sindaco si è ben guardato dal suo vice, ha fatto un sua mea culpa, e tutti i salmi finiscono in gloria.- Una cosa però e successa, è stato concesso l’intervento di un privato cittadino, rappresentante di una associazione non politica. Ha semplicemente detto quel che il comune buon senso avrebbe dovuto guidare l’Amministrazione in tutta questa faccenda e quello che la minoranza avrebbe dovuto dire e non ha detto, prima che i fatti si svolgessero, il non averlo fatto dopo in modo unitario,serio-deciso in ambito istituzionale era quando di più semplice potevamo aspettarci, cosi è stato. Per la cronaca sono decaduti due consiglieri, N.M e A.D.S, ufficialmente per dimissione volontaria, nei fatti per assenze continuate. Teniamoci in vista.

Ps.

Naturalmente non cercate o chiedete il verbale di consiglio nel sito internet del comune, l’ultimo aggiornamento risale 30.03.2006.
Responsabile del sito internet?
ASSESSORE: GUIDO BASILE Delega: Politiche giovanili tempo libero, spettacolo, rapporti con la minoranza, rapporti con i partiti e le organizzazione sociali, bollettino comunale, sito Internet, Toranesi nel Mondo.

giovedì 30 agosto 2007

I bottegai

Sartano (Cosenza) 24-25-26 Agosto Festa di FORZA NUOVA Da Venerdì 24 agosto a Domenica 26 agosto si terrà a Sartano (nei pressi di Cosenza) la " I° Festa di Forza Nuova". Durante le 3 giornate sono previsti dibattiti politici, saranno allestiti stands gastronomici, si terrà una sfilata di moda ed inoltre la sera di sabato 25 agosto suoneranno in concerto gli HOBBIT. Le ultime 2 giornate vedranno anche la partecipazione del Segretario Nazionale ROBERTO FIORE. Si informa inoltre che sono disponibili strutture nelle quali ospitare gratutitamente la notte tutti coloro che decideranno di trattenersi per l' intera durata della festa. Vi aspettiamo numerosi per info tel. 349.2125972
Quanto sopra riportato è presente in internet nei blog della destra, di ForzaNuova, AlternativaSociale, su organi di informazione locali o regionali. L'idea che qualcuno si era fatta, che dietro all'organizzazione c'era il nulla sottovuotospinto, è da considerarsi inesatta se non miserevole. Questi sapevano quel che volevano fare, e coloro che avrebbero potuto intervenire per fermare a monte quanto è successo o sarebbe potuto succedere non l'hanno fatto, per puro e miserevole attacamento alla poltrona o per ancor piu miserevoli interessi elettorali in vista delle amministrative che si svolgeranno fra due anni, se non succede qualcosa prima. Un Sindaco qualunque, non avrebbe dovuto aspettare l'intervento della prefettura o del questore per intimare alla seconda carica comunale di togliere le foto, stemmi e gagliardetti dalla stanza riservata alla pubblica amministrazione trasformata in cameretta privata, semplicemente gli avrebbe intimato di toglierli in alternativa l'avrebbe dimissionato o si sarebbe dimesso come atto estremo.

Due servizi, due giornalisti, stesso giornale.

I residenti protestano contro i disagi provocati dai sit-in dello scorso fine settimana
“Rossi contro Neri”, le lamentele dei cittadini
TORANO CASTELLO - Non si placano le polemiche all'indomani di quanto accaduto tra venerdì e domenica scorsi a Torano Centro e Sartano. La contrapposizione fra Rossi e Neri che ha visto marciare, con in testa Francesco Caruso, venerdì, i Rossi (Prc, No Global, Partito Comunista dei lavoratori, Coordinamento per l'unità dei comunisti ecc.) da Torano a Sartano contro i “rigurgiti neo-fascisti” della “I Festa alternativa”, organizzata da Alternativa Sociale, e poi il non avvenuto, sabato, “I Raduno mondiale dei figli dell'Italia romana”, lascia dietro di sé un mare di polemiche. Per come già anticipato dal “Quotidiano” sembrano appalesarsi seri problemi legati al “trattamento” che i “cittadini comuni” hanno dovuto subire. Tantissimi di questi rivolgono, a chi di competenza, una serie di interrogativi. Chiedono di sapere perché, se era stata prevista, «data la portata dell'evento», una massiccia presenza di forze dell'ordine, la “I Festa alternativa” e la “Manifestazione rossa” non sono stati autorizzati al di fuori dei perimetri urbani, anziché nelle piazze principali dei centri. Vogliono sapere ancora perché, nel momento in cui, all'arrivo dei Manifestanti rossi è stato letteralmente sbarrato con un'auto delle forze dell'ordine viale Leonardo da Vinci a Torano non è scattato un piano alternativo del traffico, evitando il formarsi di un'interminabile coda. E se fosse arrivato, chiedono i cittadini, un mezzo di soccorso con un ferito grave a bordo?. «Era inevitabile e facilmente intuibile - arguisce la “protesta cittadina” - che le forze dell'ordine dovevano evitare che ci fossero dei contatti fisici tra le parti, e per questo hanno fermato i Manifestanti rossi più volte». «Dato per scontato però - concludono gli stessi - che ognuno è libero di manifestare come e meglio gli pare, è altrettanto chiaro che ciò non può pesare sull'intera collettività, anche in termini di grave disagio solo perché, come in questo caso la gestione dell'evento non è sembrata funzionare al meglio, soprattutto per chi né Rossi né Neri sono». Domenico Re
Attacco al vicesindaco Petrelli per le affermazioni poco democratiche sulle sinistre

Prc: turbamenti politici dopo la festa
TORANO CASTELLO A Torano e nella frazione Sartano la vita cittadina è tornata alla normalità dopo la “tre giorni” per la festa di Alternativa Sociale. La manifestazione, svoltasi sotto l’assedio delle forze dell’ordine per i temuti disordini e paventati scontri si è conclusa in modo tranquillo e senza conseguenze per l’ordine pubblico. A tenere banco, però, sono ancora le polemiche politiche. Il Prc di Torano Castello, infatti, in una nota spiega le ragioni della protesta attuata con un sit-in ed un corteo, a cui ha preso parte anche il deputato Francesco Caruso, che si sono tenuti “pacificamente e non ha disturbato nessuno”. Per i dirigenti locali di Rifondazione Comunista “l’allarme psicologico è scaturito dai manifesti che annunciavano raduni mondiali dei figli dell’Italia romana e la venuta di Fiore, capo di Forza Nuova”. Attraverso la nota stampa è rimarcato che “non si tiene conto del fatto che il partito fascista in Italia è vietato dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana ed è vietata la sua riorganizzazione sotto qualsiasi forma, mentre in agosto e anche prima sono stati affissi manifesti che inneggiavano a Benito Mussolini e al fascismo”. Il Prc toranese ricorda come “si ignora che nella sala degli assessori del Comune è stato affisso il ritratto di Mussolini e si è dovuto intervenire presso la Prefettura di Cosenza affinché ne venisse ordinata la rimozione. Tutto questo – si chiedono i dirigenti del Prc - non sembra sufficiente per far nascere il sospetto di un tentativo di organizzare il partito fascista e che possa far nascere apprensione ed indignazione negli antifascisti? È questo che deve far gridare allo scandalo e non la protesta dei democratici, con in prima fila i comunisti che hanno versato sangue più di tutti per liberare l’Italia. La protesta degli antifascisti e la blindatura del paese sono un dovere, com’è un dovere dello Stato far rispettare – è evidenziato – la legge costituzionale da violazioni mascherate da festa popolare. Ringraziamo le forze dell’ordine per l’opera svolta e per avere scoraggiato sia il raduno e sia la venuta del capo di Forza Nuova. Rifondazione è un partito che ha scelto la non violenza e la democrazia per la sua azione politica. Invece per chi fa finta di ignorare i fatti, si ricordi che il circolo di Rifondazione Comunista si è prodigato al massimo per lo svolgimento pacifico della protesta, che ha voluto essere un monito per i nostalgici ”. I comunisti di Torano, inoltre, si scagliano contro il vicesindaco Fabrizio Petrelli il cui discorso durante la manifestazione di “Alternativa Sociale” è definito “reazionario” e che “giustifica appieno la protesta degli antifascisti”. La nota stampa, appunto, termina rilevando che “sono state dette cose di una gravità eccezionale. Petrelli ha detto, tra l’altro, che le sinistre, i No Global, i comunisti sono maiali da macellare, e che nel G8 di Genova, nella macelleria ne sono stati macellati pochi. Non si comprende come le autorità istituzionali non intervengano per salvaguardare la legalità contro tale illegalità. Questo dimostra la natura del raduno di Sartano che ha seminato timori nella gente”. Roberto Galasso

mercoledì 29 agosto 2007

E' calato il sipario sulla “tre giorni”

Ho atteso qualche giorno prima di esprimere il mio personale punto di vista in merito ai fatti accaduti a Sartano in questo mese d’agosto. Lungi da me l’idea di voler ricondurre il fatto a schemi gia precostituiti;rossi&neri, lupi&agnelli, a sagra paesana e qunat’altro letto sulla stampa, ancor meno impacchettare in un mera questione ideologica degli “opposti estremismi”, ma voglio esprimere qualche parere da un punto di vista pratico e qualcosa di piu se mi riesce. L’evento in discussione “ La festa di AS” organizzata, pubblicizzata con manifesti nel comune, non so se anche fuori comune, con lanci a mezzo internet sui vari blog di servizio, con tanto di tel.cell. per prenotazioni ed informazioni, dove si prevedeva la possibilità di alloggio per coloro che avessero voluto pernottare in loco, la comunicazione a mezzo stampa, aveva tutta l’aria e la pretesa che si stessero facendo le cose per bene, insomma un grande evento, organizzazione in linea, teutonica direi. Va da se che qualcuno deve aver chiesto l’autorizzazione e rilascio dei relativi permessi per lo svolgimento dell’evento; ritengo pure che qualcuno abbia letto le richieste, se ne abbia interpretato i contenuti ho qualche dubbio. Domandarsi quale impatto avrebbe avuto l’arrivo di non si sa quante personcine educate, perbene, chiamati “nazischin”, credo sia un esercizio inutile. Pensare che qualcuno si sia chiesto che tipo di effetto avrebbe potuto innescare la venuta di questi bravi ragazzi è altrettanto esercizio inutile. Ma un’altra domanda rimane senza risposta: le forze politiche locali l’hanno letto quel manifesto? Che posizione hanno preso? Si saranno domandati, interrogati se tutto era cosi apparentemente normale, una sana e felice sagra paesana con tanto di festival per bambini(che attirano sempre) e salsicce arrostite? Nei giorni degli eventi ho fatto qualche domanda, risposte: Si ho letto, ma non preso posizione tanto èra tutto un bluff; entrare in polemica è inutile e dannosa per l’immagine, e via dicendo. Intanto la festa continua, contromanifestazione, serata con tanto di discorso demenziale, farneticante del vicesindaco, saluto romano e via discorrendo. La festa è finita, la paura è passata, ma nessuno chieda che con il “calo del sipario” calino anche le domande, i dubbi, l’imperizia che sono state alla base di quanto è successo. Il signor Sindaco oltre a ringraziare può anche accendere un cero a San Biagio o San Domenico, ma non può e non deve sminuire la portata dei fatti, la leggerezza degli amministratori, la responsabilità degli organizzatori. Non è possibile, non è concepibile. Misure amministrative ed organizzative per la concessione degli spazi vanno prese, non è possibile continuare con l’andazzo del volemosebene, gli eventi vanno calendarizzati a seconda delle richieste pervenute e non a discrezionalità del capo o del vice. Gli eventi vanno valutati per portata, impatto e capacita organizzativa dei proponenti; la sovrapposizione di feste religiose e feste di partito non avviene da nessuna parte; il riconoscimento delle Associazioni, l’iscrizione e la tenuta dell’albo deve essere fatto, con queste confrontarsi per stilare un calendario annuale di eventi, senza concentrare tutto nel mese di agosto………………………ma forse sto chiedendo troppo, e da anni che non si capisce piu dove sta il confine fra politica e società civile, amministrazione pubblica e interessi privati o forse non si è mai capito per il semplice fatto che la confusione è sempre stato un esercizio da furbi per confondere l’elettore. La prossima volta mi piacerebbe leggere che sono stati i Sartanesi a gridare No al fascimo e non 30/40 persone guidate dal Caruso di turno. Prossimamente si terrà un consiglio Comunale nel quale sicuramente non c’è e non poteva esserci all’OdG quanto successo; da cittadino ed uomo qualunque chiedo, auspico che, unitariamente, i consiglieri di minoranza chiedano un consiglio straordinario per discutere dell’argomento, perchè di una cosa possiamo essere certi: agosto tornerà anche l’anno porossimo.

Cum'è jjutta è jjuta bona

Finalmente arriva la voce dell' "ufficialità" dal QuotidianodellaCalabria di martedi 28, agosto
Paese al centro di due appuntamenti “roventi”. Tutto è andato bene
Manifestazioni politiche a Torano
Iannace: «Grande senso di civiltà»
TORANO CASTELLO E' calato il sipario sulla “tre giorni” della “1ª Festa di Alternativa Sociale”, voluta dal movimento politico che ha aperto una locale sezione a Torano e che ha voluto essere presente con la sua festa comunale al pari degli altri partiti. Per i temuti disordini l'appuntamento si è svolto in una “blindata” frazione Sartano. La manifestazione, come ampiamente riportato dalla stampa, ha creato timori tant'è che la popolosa cittadina cratense è stata assediata dalle forze di polizia. A destare preoccupazione, appunto, l'annunciato sit-in di protesta promosso da Rifondazione Comunista e da movimenti di sinistra. Nonostante le contestazioni la festa si è svolta tranquillamente e senza problemi per l'ordine pubblico. Non sono mancate le polemiche che hanno coinvolto l'amministrazione comunale. Con l'intento di porre fine agli strascichi polemici e rasserenare gli animi, interviene il sindaco Antonio Iannace che evidenzia come, tra l'altro, le manifestazioni si siano svolte in modo pacifico. “Per la verità - spiega il sindaco di Torano - all'inizio della festa si è temuto il peggio, poiché contemporaneamente alla festa di Alternativa Sociale il partito di Rifondazione Comunista, i movimenti “Filo Rosso”, “La Casbah” ed altre associazioni di sinistra hanno chiesto di tenere un'altra manifestazione. L'amministrazione comunale - prosegue Iannace - ha concesso l'autorizzazione alla manifestazione a queste ultime associazioni, a patto che la stessa si tenesse in una piazza distante da quella concessa ad As. Tutto ciò – ribadisce - per opportune precauzioni e in modo da evitare incidenti. In effetti, le due manifestazioni si sono svolte pacificamente, nel pieno rispetto delle regole e non vi sono stati incidenti”. A tal proposito il sindaco Iannace intende “congratularsi con gli organizzatori di ambedue le manifestazioni e ringraziarli poiché hanno dimostrato un alto senso civico ed una grande maturità politica evitando che i due schieramenti si siano trovati contrapposti”. Un ringraziamento particolare del sindaco va al segretario regionale del Prc, Pino Scarpelli, all'On. Francesco Caruso, al consigliere regionale Damiano Guagliardi, ai dirigenti locali del Prc, Giovanni Carnevale e Sante Chiodo. “Intendo ringraziare - aggiunge il primo cittadino - anche il segretario regionale ed i responsabili locali di As che hanno raccolto l'invito di non far arrivare a Torano i previsti gruppi di estrema destra provenienti da altri comuni”. Il ringraziamento ed un plauso speciale dal sindaco Iannace per le forze dell'ordine “che, presenti in numero altissimo, hanno dimostrato una professionalità elevatissima e hanno dato un servizio efficace ed efficientissimo diretto da funzionari ed ufficiali ai quali va tutta l'ammirazione e la gratitudine dell'intera amministrazione”. E poi un grazie alla cittadinanza di Torano e Sartano “che ha reagito in maniera composta e senza reazioni sconsiderate e ha dimostrato di saper prendere le dovute distanze da ogni forma di violenza da qualsiasi parte essa provenga”. Per il sindaco Iannace “l'equilibrio ed il buon senso di tutti hanno permesso che si sia dato il giusto peso ad una manifestazione che - a conti fatti - ha avuto più il sapore di una sagra paesana che il grande significato politico che ad ogni costo - ed a torto - i due schieramenti volevano darle. Sono convinto - prosegue il sindaco - che le strade per cercare di ottenere il consenso devono essere quelle dettate dalla democrazia, dalla mediazione, dal rispetto delle opinioni altrui, dalla pacifica convivenza e che inoltre la vera forza dell'uomo consista soprattutto nel non raccogliere le basse e strumentali provocazioni. Questi sono stati i concetti che mi hanno guidato in questa manifestazione - pone l'accento Iannace - e mi hanno permesso di non raccogliere le provocazioni e gli insulti che ad un certo punto sono pervenuti dai manifestanti di sinistra sia nei miei confronti che dell'amministrazione”. Il sindaco conclude evidenziando che “d'altra parte la festa tenutasi in questi tre giorni a Torano ha dimostrato che alla fine hanno trionfato questi concetti i quali si sono vieppiù prepotentemente affermati e consolidati in tutta la popolazione, a dispetto di chi, forse, sperava – puntualizza Iannace - di trasformare una sagra paesana in un campo di battaglia”. Roberto Galasso

martedì 28 agosto 2007

Gli "onori" della cronaca

Due articoli, dico due, nello stesso numero del QuotidianodellaCalabria di lunedi 27 agosto
PUNTI DI VISTA 1
FESTA ALTERNATIVA DI SARTANO
DOV’E’ IL CENTRODESTRA? Seguire le gesta dell'onorevole Caruso diventa sempre più sconcertante. Dopo essere stato, qualche mese fa, a rendersi conto delle condizioni dei Rom romeni che si erano accampati sulle rive del fiume Crati e non avere risolto un tubo, eccolo ritornare in questi giorni nella nostra provincia a guidare, megafono in mano, la protesta “dei democratici compagni” contro la Prima Festa Alternativa a Sartano! E dunque il nostro, anzi il Vostro o meglio il loro deputato, non tanto onorevole per come si comporta, ancora una volta cerca la notorietà al grido: “Fascisti, carogne, tornate nelle fogne!”. Un ritornello che tante volte abbiamo sentito negli anni passati e che francamente pensavamo non dovere sentire più o quanto meno pensavamo che potesse essere stato in qualche modo modernizzato. Ma quello che ci da più fastidio, a noi della Fiamma Tricolore, non è nemmeno la protesta di quattro rifondaroli e company ma il silenzio delle istituzioni e dei rappresentanti dei partiti. di MARCELLO MORRONE* continua a pag. 18

PUNTI DI VISTA 2
L’APPUNTAMENTO
Mimmo Barile sulla venuta di Caruso a Sartano
«Non abbiamo bisogno dei “cretini d’agosto”» «SANDRO Curzi, immortalato ai bordi di una piscina in bella mostra a pagina 11 del Corriere della Sera di domenica, dice dell'onorevole Francesco Caruso che “va cancellato politicamente, dice cose demenziali”. E no, caro simbolo della sinistra virile e testarda – afferma Mimmo Barile, coordinatore provinciale di Cosenza della CdlCaruso non si limita solo a dirle, le cose demenziali. Le fa pure, eccome. E in materia non si risparmia affatto. L'ultima, delle demenzialità, non ha causato danni seri solo perché questa volta la stampa locale calabrese ha pesato la pochezza del soggetto e non ha dato spazio all'ennesima incursione inquietante e becera del deputato di Rifondazione comunista. Spalleggiato con orgoglio manco a dirlo da Damiano Guagliardi - continua nel suo intervento il coordinatore cidiellino - l'onorevole Caruso ha pensato bene di spendere un po' di euro che noi contribuenti gli bonifichiamo in tasca per venire a Torano e tentare di impedire che un movimento politico di destra potesse svolgere una pacifica e democratica manifestazione di piazza. Una di quelle che non fa male a nessuno e che, se si eccettua la tipologia anche pittoresca di simboli e slogan, può benissimo essere racchiusa tra le tante rassegne della multidiversità culturale e sociale del Paese e della nostra regione. Ma l'onorevole Caruso non può ambire a tanto con il supporto intellettivo che si ritrova. Preferisce l'incursione fisica e la dimostrazione d'impedimento ideologica avverso la manifestazione stessa. La contrapposizione ideologica è roba seria e non è per tutti. Occorrono argomenti di spessore, senso della collettività, cultura, giusta dimensione dell' autoironia e, soprattutto, senso della misura. Da non oltrepassare assolutamente da queste parti». A conclusione del comunicato, Barile afferma che «in una Calabria sbattuta in diretta multimediale nel pianeta con la sua Al Kaeda mediterranea, la 'ndrangheta che spara in Europa e umilia la polizia tedesca. In una Calabria che brucia dal Pollino allo Stretto, con strade interrotte, automobilisti in panico dopo ore sotto 40° in coda e bimbi a piangere sui sedili. In una Calabria che deve contrastare insieme fiamme e piromani, forestali e forestati, risorse umane e minacciosi ricatti che arrivano dai boschi dove alberga un esercito di potenziali e imminenti disoccupati di tutto c'è bisogno, proprio di tutto, tranne che dei “cretini d'agosto”. Già, i “cretini d'agosto”. Il riferimento è ovviamente al mirabile onorevole Caruso», spiega Il coordinatore della Cdl, che aggiunge «non sono parole mie. Ma di “Liberazione”, il quotidiano del suo partito. E se “da casa” vengono le definizioni più illuminanti, in genere, sul personaggio in questione ritengo ormai ci sia poco da aggiungere…

lunedì 27 agosto 2007

Ultimi avvenimenti - Ricevo e pubblico



Sono le ore 17.30 del 25 agosto 2007 e tutto va bene.
Sembrano parole di una storia di un tempo che fu, ma possono essere anche riferite ad una brutta storia che poteva finire male, che poteva fare veramente male. Nello spazio delimitante l’area assegnata agli organizzatori del 1° raduno dei figli di Roma (????), alternativa sociale, c’è la presenza di soli pochi uomini della Polizia di Stato. Pare abbia prevalso il buon senso (forse anche pratico ed economico) e gli organizzatori sono riusciti a bloccare l’arrivo del popolo della destra sociale e, di riflesso, quello dei no-global di Francesco Caruso.
Ritengo che l’episodio abbia dato ad ognuno di noi la possibilità di una riflessione che non avremmo forse mai fatto : non si può lasciare al caso un evento che può compromettere la sicurezza e l’incolumità delle persone.
Quello su cui voglio far riflettere è la leggerezza con cui viene ad essere perfezionata l’azione amministrativa, laddove è invece richiesta una analisi attenta degli eventi che la medesima azione può far scaturire. Nella fattispecie, fermo restando la possibilità di concedere spazi pubblici a quanti ne facciano richiesta nel rispetto di attività regolamentate, doveva prevalere il buon senso politico/amministrativo sulla scelta del sito sul quale tali attività potevano essere condotte.
Ciò che si è visto ieri e stamani non doveva sorprendere a cose già fatte, doveva viceversa attivare motivazioni serene sulla scelta di un sito che non comprendesse un’area urbana ad alta densità abitativa, con discreta presenza anche di interi nuclei di nostri compaesani emigrati. Credo che non poche sarebbero state le alternative alla piazza utilizzata per tale raduno, il quale forse, in ambiti più tranquilli, avrebbe meglio interpretato gli scopi per i quali lo stesso è stato concepito.
Altra amara considerazione è rivolta ai politici che hanno di recente calcato la scena, i quali non mi pare abbiano preso posizione in ordine a quanto si stava delineando.
Il giudizio espresso è, per fortuna solo personale e non ha la pretesa di supporre un coinvolgimento importante (in termini numerici) dei cittadini di Sartano, i quali comunque non pare abbiano gradito l’evento che l’intelligenza amministrativa aveva riservato loro e per il quale immagino un periodo di rancori personali per i risultati attesi, sicuramente non raggiunti.
Lettera firmata

domenica 26 agosto 2007

Dal Quotidinao della Calabria di oggi

Festa alternativa di Sartano. Ieri niente incontro
Salta il raduno dei neri
Polemiche per la marcia della sinistra estrema di DOMENICO RE
TRA IL “Rosso” e il “Nero” si inserisce il “Giallo”. Anzi due “Gialli”. Il primo è il mancato “Raduno mondiale dei Figli dell'Italia romana”, che doveva tenersi ieri nell'ambito della “I Festa alternativa” di Sartano, e il secondo, che appare abbastanza serio dal punto di vista istituzionale e delle conseguenze politiche, quello delle autorizzazioni della “Festa alternativa” da una parte e della manifestazione delle forze di sinistra “antifasciste” (Rifondazione Comunista, No Global ecc.) che venerdì contro i “rigurgiti neofascisti”, hanno marciato su Sartano. Riguardo il primo dei “gialli” sembra che il raduno non si sia “ufficialmente” tenuto per “ragioni organizzative”, così come, per “altri impegni”, è venuta meno la presenza di Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova e “di fatto” anche “leader” della “I Festa alternativa”, visto che parte attiva, visibile e proficua nella stessa l'hanno altresì i rappresentanti locali di Forza Nuova. Per il secondo “giallo”, invece, si rincorrono molte voci, sussurri, bisbigli, critiche e tant'altro. E non solo tra le forze politiche. Praticamente accanto alla regolare autorizzazione comunale per la “I Festa alternativa”, da più parti “non si riesce a capire bene quale autorità abbia deciso e disposto in quale luogo si dovesse tenere la manifestazione di venerdì organizzata da Rifondazione Comunista, No Global e altri gruppi”, che ha portato decine di manifestanti, tra cui Francesco Caruso, provenienti da varie parti, a Torano prima e a Sartano poi, per manifestare contro “i raduni neo-fascisti ammantati da sagra popolare”. “L'autorità preposta del Comune di Torano”, per come alcuni vogliono? “o il Prefetto o altra autorità provinciale” per come altri sostengono?. “E chi ha deciso di spostare la manifestazione “antifascista” da Sartano a Torano con conseguente autorizzazione all'uso di Piazza Europa?”. Nessuna autorizzazione, ordinanza o altro appare affissa in luogo pubblico. Per la cronaca un solo divieto di sosta (senza motivazione, numero di provvedimento e nome dell'autorità che lo stesso ha disposto), posto dinnanzi Piazza Europa di Torano Centro, segnala che lì non si può parcheggiare dalle ore 17 del 24 agosto alle 24 del 26 dello stesso mese. Proprio tanto quanto doveva durare il sit-in delle “forze antifasciste”. Anche il sit-in, però, non è più continuato! Con questi interrogativi e con una massiccia presenza delle forze dell'ordine a Sartano, per “come non si era mai vista”, con il ricordo di bar chiusi l'altro ieri a Torano e a Sartano (perché si temevano incidenti e disordini), la “I Festa alternativa” continua, in modo ordinato e senza alcun incidente. Un caso politicoistituzionale, anche di “alto livello” però, a sentire cittadini, organizzazioni politiche e sociali, pare paventarsi per Torano.

sabato 25 agosto 2007

Dal "Quotidiano della Calabria" di oggi

Protesta contro il raduno organizzato da Alternativa Sociale
Rossi contro neri
La sinistra estrema marcia su Sartano di DOMENICO RE
TORANO CASTELLO
Un marcia“ rossa” nel comune di Torano. Protagonisti Rifondazione Comunista, No Global, Partito Comunista dei lavoratori, Coordinamento per l'unità dei comunisti e altre associazioni. Motivo della disputa una tre giorni di festa, della “Prima Festa alternativa”, con relativo “I Raduno mondiale dei Figli dell'Italia romana”, organizzata d“Alternativa sociale” della frazione Sartano, con l'annunciata partecipazione del loro leader nazionale Roberto Fiore. Appena appresa la notizia, alcuni giorni fa, del “I Raduno mondiale dei figli dell'Italia romana”, il sistema politico toranese ha iniziato a dar segni di fibrillazione. Sta di fatto che nel pomeriggio di ieri su Torano sono confluiti decine di manifestanti della sinistra estrema. Il previsto sit-in di protesta doveva tenersi in un primo tempo nella frazione Sartano, dove di fatto si svolgeva la festa di “Alternativa Sociale”, poi, per ragioni di “opportunità”, è stato spostato a Torano Centro, distante alcuni chilometri. Con un lesto “contropiede”, però, i manifestanti, spostandosi a piedi, sotto la scorta di decine di appartenenti alle forze dell'ordine, si sono portati su Sartano, guidati da Francesco Caruso, leader nazionale dei No Global. Arrivati alle porte del paese sono stati fermati dalle forze dell'ordine. Le ragioni del loro dissenso le hanno ugualmente affermate. Lo stesso Caruso ha ribadito che la manifestazione di Torano era «contro manifestazioni neo-fasciste ammantate da sagra popolare », per lo più, nel caso specifico, «autorizzata dal sindaco e dal vice sindaco del luogo», a cui anche per questo è stato chiesto di sospendere i festeggiamenti, così come ai cittadini è stato chiesto di boicottare l'iniziativa “fascista”, ricordando il vicino campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Dopo aver sostato per circa un'ora alle porte di Sartano, i manifestanti si sono diretti nuovamente su Torano Centro dove hanno iniziato il loro sit-in, previsto per tre giorni, tanti quanti sono quelli della “I Festa alternativa”. Caruso ha lamentato l’eccessiva presenza delle forze dell'ordine, che comunque hanno svolto il loro ruolo di “arbitri”, evitando di fatto un “contatto diretto” tra le “due squadre”. Al sit-in hanno partecipato oltre a Caruso, anche il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Damiano Guagliardi, il segretario regionale Pino Scarpelli, il presidente e il segretario del Circolo di Torano, Giovanni Carnevale e Santo Chiodo. Una marcia “rossa” su Torano, dunque, a cui seguirà quella “nera”.

lunedì 20 agosto 2007

Intime riflessioni.

Prima di fare delle riflessioni e considerazioni su alcuni fatti che ci toccano da vicino, vi invito a leggere questi brevi articoli.

L’unico complotto è quello contro la trasparenza.

''L'unico complotto esistente a Rende ed ormai istituzionalizzato e' quello contro la trasparenza''.
E' quanto scritto in una nota della direzione del quotidiano La Provincia Cosentina che replica ad alcune affermazioni dell'assessore regionale alla cultura, Sandro Principe. ''Venti consiglieri comunali su trenta - prosegue la nota - sono costruttori o proprietari di terreni interessati dalle nuove lottizzazioni, mentre i sette dipendenti stabilizzati dall'amministrazione comunale sono tutti figli o parenti degli oligarchi vicini a Principe. Spostare l'asse dalle accuse, circostanziate e puntuali, che il nostro giornale sta rivolgendo al modus operandi rendese con il ricorso continuo al vittimismo e' un gioco sporco. Padri sindaci che assumono i figli e rilasciano loro concessioni edilizie, dirigenti comunali soci palesi ed occulti di imprese edilizie, consiglieri in possesso di tredici permessi di fabbricazione in un mercato fiorente che raggruppa interessi per centinaia di milioni di euro sono lo specchio di una realta', quella di Rende, che, grazie ad un impegno giornalistico serio ed incurante delle continue minacce ricevute, viene fatta emergere dalle acque stagnanti e paludate di un sistema che si autoriproduce da 55 anni''. ''Riguardo ai familiari dell'assessore - conclude la nota - va fatta una precisazione: abbiamo dato doverosa notizia delle nozze della figlia di Principe, assunta di recente da un prestigioso istituto bancario, con un giovane farmacista vincitore di un concorso all'azienda ospedaliera di Cosenza : l'esito del concorso, noi avevamo avuto il torto ed il merito di profetizzarlo prima ancora che si svolgesse la prova scritta. In un contesto dominato dal precariato e dalle sofferenze ci e' sembrato giusto sottolineare le scorciatoie riservate a figli e collaterali, triste e consumato esempio di una Calabria che racconteremo all'infinito, senza preoccuparci delle intimidazioni e delle promesse vendicative dei signorotti e dei principati del comprensorio''.


FINCHÉ S'AMMAZZANO TRA LORO... di VITTORIO FELTRI
Pensieri disordinati postferragostani. Ieri i giornali erano ancora pieni di titoli riguardanti la strage di Duisburg, sei giovani dell'esclusivo club 'ndrangheta ammazzati nel quadro di un infinito tormentone detto faida calabrese. Le redazioni sono appassionate di questi eccidi, ne sono eccitate. La Repubblica - non una gazzetta dell'Aspromonte - vi ha dedicato addirittura otto pagine: cronaca, racconti, testimonianze, interviste, analisi, commenti. Altri quotidiani importanti, idem le tivù, si sono occupati alla grande della vicenda, e personalmente non ho capito perché. Non so esattamente chi fossero le vittime né mi preme saperlo; certa gente faccio volentieri a meno di conoscerla, anche se non escludo che nel mucchio vi fosse una persona perbene. Una è già tanto. Dal mio punto di osservazione il problema è: finché quelli delle cosche si uccidono fra loro, chissenefrega. Anzi, meglio. continua...


DICHIARAZIONI di G.Ayala
19/08 ''Se la politica non sente e non parla e delega la lotta alla criminalita' organizzata e strutturale come la mafia ai giudici, non solo la criminalita' cresce, ma i magistrati assumono un ruolo che puo' anche non piacere''. E' l'accusa di Giuseppe Ayala, magistrato antimafia e ex parlamentare, nel corso di Cortina InConTra. ''Parti significative di questo Paese - ha affermato Ayala - non rispondono a un riferimento di tipo istituzionale. C'e' un dato da cui dobbiamo partire: in Sicilia, in Calabria e in Campania risiedono circa 15 milioni di persone, circa il 25% di tutti gli italiani. Quanto risponde alla mafia, alla 'ndrangheta e alla camorra di questo 25% dell'elettorato italiano?'' ''Ai tempi dello storico maxi processo - ha continuato - c'era un ragionamento nella sentenza, basato su dati processuali, che rivelava che circa 150 mila elettori della provincia di Palermo erano orientati dalla mafia. Potremmo allora, fatte le debite proporzioni, che un 10% della platea elettorale siano condizionate dalla mafia?''. ''Ci sono strutture politiche - ha detto ancora Ayala - che non hanno fatto nulla per rinunciare a questo voto, che incide in modo determinante, con ricadute anche a Roma. E' cosi dal dopoguerra a oggi''. ''Con queste premesse - ha concluso - si puo' pensare che i pubblici appalti siano assegnati con criteri di assoluta trasparenza?''. ''Il Governo di questo Paese e' da quarant'anni condizionato dalla mafia. Non se n'e' accorto il ministro della giustizia Clemente Mastella?''. Se lo e' poi chiesto ironicamente il magistrato Giuseppe Ayala. ''Stamattina mi e' toccato leggere la lettera del guardasigilli al quotidiano 'La Stampa', una lettera che invece di essere datata a oggi poteva benissimo datare al 1985 o 1986'' ha spiegato Ayala, che ha aggiunto ''a Mastella va tutta la mia simpatia personale, non ho nulla contro di lui, ma se avessimo avuto un euro, io e Pier Luigi Vigna, per tutte le volte che abbiamo scritto queste cose nelle relazioni giudiziarie, nei convegni e in tutti i dibattiti, a questo punto saremo ricchi''. ''Possibile che Mastella - si e' chiesto - non si sia mai accorto che la mafia e' una componente organica del sistema di questo Paese, e che ci sono Regioni, come la Calabria e la Sicilia, che non fanno piu' parte della legalita''?''. ''Il punto e' - ha concluso Ayala - e' che non esiste la cultura della legalita' ne' la volonta' politica, e di tutte le autorita' che lavorano su questo, di presidiarla''.


Duisburg,Duisburg

Duisburg-San Luca. Il nesso? Nessuno. Un paesino in Calabria, una città in Germania. Due mondi diversi e lontani. Ma anche vicini. Grazie a sei pezzi di carne ormai inanimata, stesa dal piombo ‘ndranghetista. Settanta pallettoni vomitati sui corpi di sei giovani che non dovevano trovarsi “da Bruno”, das italianische restaurant. Faide, roba di mafia, dicono i teteschi. La solita strage, dicono gli italiani: legalità, legalità/lo stato si indigna/lo stato getta la spugna con gran dignità. L’unica differenza: l’eccidio è stato compiuto altrove, all’estero.
E così i teteschi hanno gioco facile, facilissimo, quasi ridicolo nello rispolverare la copertina del “Der Spiegel” degli anni Settanta, quella con la P38 affogata in un piattone di spaghetti. Nello rispolverare l’italiano/il calabrese/l’andragathos lombrosiano, il delinquente. Nel parlare di anomalia, quando in realtà è la normalità. Nel dire che la feccia italiana noi no, qua non ce la vogliamo. Warum dobbiamo prendercela noi?
Tenevela voi.
Tenetevi voi, anzi, lasciate loro (cioè ai mafiosi) i 35 miliardi di euro di fatturato, frutto dello spaccio, dello strozzo, dell’estorsione, della tratta di esseri umani, della prostituzione, dei rifiuti, dell’etc. 35 miliardi - praticamente più di una finanziaria. Altro che tesssssoretto.
E l’Italia se la tiene, la mafia. L’ndrangheta. L’ndrina. Lo sgarro. Il capobastone. Magari non è contenta di tenerseli, ma lo fa. Sopporta cristianamente. La vecchia pietas virgiliana - riveduta e corretta. Del resto, come si fa a stroncare, o quantomeno a sopire, qualcosa che dura da più di cent’anni? Qualcosa che ha più storia di uno stato che non è mai stato forte, laggiù? Qualcosa che è omogeneo, non eterogeneo, alla popolazione. Qualcosa che è la popolazione. Qualcosa che estrinseca una mentalità comune e diffusa nella popolazione.
Non si può. Non può.
E così, nessuno si meraviglia se 33/50 del consiglio regionale calabrese ha grane con la legge. Se si sciolgono amministrazioni comunali come si cambiano le mutande. Se i delinquenti legiferano. Se la legge è criminale. Se il crimine è istituzionale. Lo stato s’indigna/si costerna/lo stato getta la spugna con gran dignità.
Intanto Duisburg. Duisburg violenta. Duisburg a mano armata. I cadaveri rossastro rappreso. I torsi nudi e aperti - squarciati dal piombo. Settanta trivellate. Dieci (forse) sicari. Il viaggio è lungo: San Luca - Duisburg. Duisburg - San Luca. Nessun nesso. A parte il ferro. Il ferro è il nesso che spezza il vincolo di sangue. Il ferro è la legge di uno stato parallelo eppur collusivo. Il ferro è convincente. Sicuramente più convincente di un Mastella che lancia la crociata antimafia. Di un Mastella che ha fatto testimone di nozze ad un mafioso e che si è definito più volte il Moggi della politica. Di un Mastella che parla di scarcerazioni facili, salvo prima aver approvato un indulto urbi et orbi. Di un Mastella garantista che usa il pugno di ferro su Priebke per fatti avvenuti in un’altra era - più di sessant’anni fa. Lo stato s’indigna/si costerna/lo stato getta la spugna con gran dignità.
Warum? Eh, perchè.
Perchè: la famiglia. La famiglia è sopra lo stato. Contro la famiglia non si può andare. Non si può combattere il sangue - salvo casi eccezionali. Non si può rinnegare il sangue: te lo porti dentro. La legge, invece, non te la porti dentro - salvo casi eccezionali. La legge la puoi rinnegare: è fuori di te. La legge è imperfetta/fallibile/perfettibile. La legge - il sangue: 0-1. Da sempre.
Perchè: i soldi. Sporchi, marci, putridi. Ma pur sempre lavabili, riciclabili. Pur sempre soldi. Rispettabili, talvolta. Da immettere nell’economia pulita: tanto, poi, chi li rivede più? Soldi che si disperdono e che vengono inglobati nella ragnatela mondiale della Piovra. Le banconote della bianca di Roma, della barella di Milano e di tutta la sporca d’Italia vanno ad alimentare i ristoranti, gli alberghi, i casinò e chissà cos’altro ancora. Anche, e soprattutto, all’estero. Magari anche “da Bruno”. Magari anche nell’italianische restaurant.
Tanto lo sanno bene i mafiosi: di noi si parla solo quando mostriamo l’aspetto bestiale, primordiale. Quando andiamo in un altro paese per spazzare via sei vite umane - sei obiettivi, sei infedeli, sei cornuti. Per falcidiare, tra gli altri, un sedicenne. Quando spariamo, torturiamo, decapitiamo, sciogliamo nell’acido. Ma l‘andragathos non uccide 365 giorni l’anno. L’andragathos fa affari 365 giorni l’anno. L’andragathos uccide di e in conseguenza di quest’ultimi. L’andragathos, mentre si lorda le mani di sangue e flette i muscoli dell’animale, del monstrum, ripete: lo stato s’indigna/si costerna/lo stato la spugna non la getta. Lo stato la spugna nemmeno la prende in mano.


Fino a qui gli articoli sparsi.

Per un attimo, immaginate a provare a cambiare i luoghi, ad esempio: Sartano -Toronto.
Gli attori ci sono tutti; lo Stato sempre meno presente-La legge sempre meno sentita-L'Amministrazione Pubblica che si perpetua -Il Morto.
Mi domando e dico: perché mai un Tedesco, un Canadese, un Lombardo o chiunque altro dovrebbero scatenare chissà cosa per fatti lontani anni luce dal modo di essere e pensare. Che fanno i Calabresi-Sartanesi, la gente, la cosi detta societa civile? Devo rispondere quello che ho sentito dire, il pensiero medio? Non stava bene con quello che aveva, nessuno gli ha detto di andare ad invischiarsi con persone e cose più grandi lui.
A memoria d'uomo, vi ricordate a Sartano qualche uomo-donna di cultura, benestante, sistemato, di Chiesa esprimere a parole, di fatti neanche parlarne, una ferma condanna per quanto avvenuto prima durante e dopo certi fatti a tutti ben noti e conosciuti?
Abbiamo un fervente paladino dei diritti altrui, e per questo tanto di cappello,ma non sarebbe male se fra una battaglia e l'altra riuscisse ad occuparsi anche del proprio paese, non solo aspirando al suo governo. Non vorrei ancora una volta dar ragione a chi(A.G.) nel secolo scorso ebbe a dire; il male peggiore del Sud è la sua classe intellettuale. Quella "classe" che nel nostro piccolomondo si è sempre girata dall'altra parte, bastava che non li disturbassero, e se c'era da fare fargli il compare d'anello o il padrino di battesimo non si tiravano e non si tirano indietro: 'U SanGiuvanni è SanGiuvanni non si nega, ma lega e parecchio.
A Lor Signori che impavidamente aspirano al rigoverno del nostro paese vorrei dire: fatevi un cristiano e civile esame di coscienza, gli anni che abbiamo davanti, il futuro di chi vive oggi a Sartano, quello dei loro figli non possiamo farlo diventare come San Luca.
I Sartanesi morti all'estero vorremmo continuare a ricordarli come i martiri della povertà e del lavoro, vogliamo ricordali Onesti, come lo furono in vita, se qualche amministratore illuminato nei prossimi lustri vorrà dedicargli una stele avrà fatto solo il proprio dovere: con molto ritardo, naturalmente.











sabato 18 agosto 2007

La strada

(Clik sul titolo per Doc. originale. pag.948)
ALLEGATO ALLA CCXCII SEDUTA DEL 27 LUGLIO 1949 RISPOSTE SCRITTE AD INTERROGAZIONI.
CACCURI.
Al Mini.stro dei lavori pubblici per conoscere le ragioni che, nonostante le continue insistenze da parte di autorità e di cittadini, hanno finora impedito la costruzione della strada di allacciamento all’abitato di Torano Castello (Cosenza) della frazione Sartano, ove la popolazione durante la. stagione invernale rimane addirittura avulsa dal consorzio civile, ed ove spesso, data la inaccessibilità degli impervi viottoli, si è costretti finanche a trattenere in casa i cadaveri per intere settimane.
RISPOSTA.
I lavori di costruzione della strada di allacciamento della frazione Sartano alla provinciale Torano Castello-Stazione e quindi al capoluogo, furono iniziati diversi anni or sono, a cura del comune interessato, con prestazioni di opera e successivamente con sussidi concessi da questa Amministrazione per la riparazione dei danni alluvionali. Senonché, a causa della mancanza di fondi e dello stato di guerra,i lavori così iniziati, rimasero sospesi e le opere costruite (consistenti in alcuni tratti di movimento di terra e di cunette andarono in gran parte distrutti. Successivamente, l’opera di che trattasi fu compresa fra quelle da eseguire con le agevolazioni di cui al decreto legislativo 10 agosto 1945, n. 517, per un primo lotto dell’importo di lire 10 milioni. Quando però, si trattò di redigere il relativo progetto, ci si trovò di fronte a gravi difficoltà tecniche, specie per. le degradazioni sopravvenute nel terreno su cui il comune aveva eseguite le opere iniziali. Fu pertanto effettuato un sopraluogo, con l’intervento di funzionari del Genio civile, a seguito di che fu riconosciuta la non idoneità del vecchio tracciato previsto per la strada in parola. Difatti, per poter allacciare l’abitato della frazione Sartano al capoluogo, occorrerebbe attraversare una lunga cresta in disfacimento, per cui le eventuali opere di consolidamento, oltre alla loro dubbia efficacia, comporterebbero anche una spesa ingentissima. Si è invece rilevato che all’allacciamento di detta frazione potrebbe provvedersi mediante la costruzione di un tratto di strada che, partendo dall’abitato di Sartano, raggiungerebbe la strada statale n. 19 e quindi lo scalo ferroviario di Torano sulla ferrovia Cosenza- Sibari, indipendentemente dall’accesso diretto al capoluogo. Tale soluzione, che stante le difficoltà tecniche che presenta l’altro tracciato sarebbe la più economica, corrisponderebbe, sotto il duplice aspetto economico e politico, inoltre, a quella auspicata dal comune, tanto più che il relativo progetto risulta già studiato dall’ufficio del Genio civile di Cosenza fin dal 1921, in applicazione della legge 25 giugno 1906, n. 255. Lo sviluppo complessivo di detta strada, secondo il progetto anzicitato, è di chilometri 4,267 e la presumibile spesa occorrente si aggira sui 45-50 milioni. Considerato il carattere di particolare necessità ed urgenza che rivestono detti lavori, si assicura che al finanziamento della suddetta spesa si provvederà appena si potrà disporre di adeguate assegnazioni di fondi per l’esecuzione di opere de1 genere. Il Sottosegretario di Stato CAMANGI
*Nel nome del sottosegretario era inscritto il presagio dell'opera tanto attesa*
Forse vi state anche chiedendo chi fosse questo signor Caccuri che si interessa alla strada di Sartano con una interregocazione parlamentare? Provate a ricercare: Caccuri Edmondo